Veterinaria, bocciatura europea. In bilico le lauree

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MESSINA. La laurea in Veterinaria rilasciata dall’Università di Messina? Dal 2016 potrebbe non valere nulla: in Europa e, secondo l’interpretazione più pessimistica, nella stessa Italia.

L’Ecove, organismo privato di livello europeo, infatti, non ha accreditato la facoltà universitaria, cui sono iscritti attualmente quasi mille studenti provenienti dalla tutta la Sicilia e dalla Calabria: la facoltà di Messina è l’unica del Sud Italia da Napoli in giù. Il caso è unico nel panorama italiano: tutte le altre facoltà di Veterinaria degli atenei sparsi per la penisola hanno, al contrario, ottenuto il via libera dalla stesso organismo europeo. E’ stato il direttore del Dipartimento in Scienze Veterinaria, Antonio Panebianco, a comunicarlo a tutti i docenti della Facoltà: «Vi inoltro il giudizio negativo (leggi allegato), purtroppo senza appello, espresso dall’Ecove», ha scritto in una mail il direttore Panebianco nella tarda serata di mercoledì 30 ottobre del 2013. Alla nota è allegata la decisione finale dell’Ecove che, a seguito del sopralluogo del 18 marzo del 2013, boccia la Facoltà per 4 gravi criticità cui in 12 anni (la prima e unica visita dell’Ecove a Messina avvenne nel 2001) non si è riusciti a porre rimedio: «Assenza di un ospedale per grossi animali. Assenza di un centro clinico mobile. Scarso numero di autopsie su grossi animali. Numero irrisorio di visite ambulatoriali su animali di piccola taglia». In sostanza, l’organismo ha certificato che coloro che si laureano a Messina non svolgono appieno l’attività pratica necessaria alla loro formazione.

La notizia ha mandato in fibrillazione tutti i professori della facoltà dell’Annunziata che ora temono che nel prossimo futuro la facoltà sia smantellata. Non solo gli studenti che conseguiranno la laurea nel prossimo futuro rischiano di non poterla “spendere” in Europa (e in Italia) ma la Facoltà potrebbe essere vittima di tagli economici (sicuri quelli di fondi europei) e addirittura di una cancellazione da parte del ministero dell’Università e dell’Istruzione dal nomero dei corsi di laurea italiani con conseguente riduzione dell’organico.

Franco De Domenico, il direttore amministrativo dell’ateneo, non si nasconde dietro un dito: «Non so nulla di questa ultima notizia. In astratto, a mio parere, il mancato accreditamento avrebbe come effetto la perdita del valore abilitante della laurea conseguita a partire dal 2016», dice nella tarda serata di giovedì 31 ottobre. Di tutt’altro avviso Antonino Germanà docente della stessa Facoltà e prorettore di Pietro Navarra: «Gli studenti non rischiano nulla. Non può essere certo un organismo privato a decidere se una laurea vale o non vale», minimizza l’ordinario di Anatomia. Che sottolinea: «Bisogna porre rimedio al più presto a queste criticità. Anzi ad una di queste da marzo lo si è già fatto (le visite ambulatoriali sugli animali di piccola taglia). E tutti i docenti sono impegnati a realizzare questi obiettivi. Comunque sino al 2016 c’è tempo per mettersi a norma. Mi risulta che sia stata bandita la gara d’appalto per la costruzione dell’ospedale per grossi animali, rinviata per anni a causa di problemi burocratici (ricorsi ed annullamento della gara, ndr). Se entro questa data non ci riusciremo a metterci in regola sarebbe giusto chiudere il corso di laurea».

La decision final dell’Ecove è il frutto del sopralluogo del marzo del 2013 al termine del quale i vertici dell’ateneo allora guidati dal rettore Franco Tomasello diffusero un comunicato stampa dai toni rassicuranti, che ora stridono con la decisione finale: “La Commissione Europea per l’accreditamento di Veterinaria non ha potuto dare, in questa fase, la sua approvazione per una carenza già nota, l’assenza dell’Ospedale per grandi animali. Ha riconosciuto gli sforzi fatti dall’Amministrazione universitaria. L’Amministrazione universitaria ha precisato che è stato già assegnato un fondo comunitario di oltre 2 milioni di euro finalizzato alla istituzione dell’Ospedale per grandi animali. Per queste ragioni la Commissione ha stabilito di ritornare a Messina, dietro richiesta dell’Università, per poter riconoscere il possesso di tutti gli standard richiesti. Le conclusioni della Commissione fanno menzione anche alla straordinaria vitalità degli studenti, agli sforzi di tanti operatori e docenti e alla necessità di incoraggiare l’impegno unitario di tutte le componenti del Dipartimento al fine di raggiungere e consolidare gli obiettivi previsti”, c’era scritto nel comunicato. Invece della Commissione a Messina è arrivata, sei mesi dopo, la doccia fredda. Il prorettore Germanà spiega il paradosso: «Credo che il presidente della Commissione avesse dato rassicurazioni sul fatto che, una volta superata la criticità delle visite ambulatoriali sui piccoli animali, avrebbe convinto l’organismo a raggruppare le restanti 3 criticità in una sola: ciò avrebbe consentito di ottenere l’accreditamento con riserva, ammesso solo se la criticità è una». L’operazione “raggruppamento”, a giudicare dal responso finale, però, non è riuscita.

Documento che boccia la Facoltà di Veterinaria

Il documento che boccia la Facoltà di Veterinaria

 

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