Tag Archive for Pippo Trischitta

“Accorinti è il sindaco di Francantonio Genovese. Vergognati”. Il Consiglio non approva la mozione di sfiducia e Pippo Trischitta si scaglia contro l’assessore Daniele Ialacqua. Il video dello show del consigliere di Forza italia. La Sindoni attacca la presidente Barrile e la invita a sgomberare il pubblico. Reo di voltarle le spalle: in silenzio

Download PDF

 

“Ventitrè voti favorevoli, 10 contrari, 5 astenuti. Il Consiglio non approva la mozione di sfiducia”.

Il presidente del Consiglio Emilia Barrile ha appena comunicato il responso del voto al termine di 10 ore di dibattito e i sostenitori del sindaco Renato Accorinti intonano “Bella ciao”.

Pippo Trischitta, il consigliere più critico contro l’amministrazione Accorinti,  è furibondo e va via tra i primi.

All’esponente di Forza Italia, “Bella ciao, bella ciao”, proprio non va giù.

All’uscita incrocia l’assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua e lo attacca: “Non ti vergogni ad essere l’assessore del sindaco di Genovese”. Ialacqua risponde: “Vattene a casa”.

Trischitta continua il suo show: “E’ stato Francantonio Genovese a ordinare ad alcuni consiglieri di non appoggiare la sfiducia”.

E fa i nomi dei 5 consiglieri che si sono astenuti o sono usciti dall’aula.

Si tratta dei nuovi colleghi di partito, che sulle orme di Genovese sono passati dal Pd, di cui Genovese prima che finisse in carcere (coinvolto nell’inchiesta sulla formazione) era leader, alla stessa formazione di Forza Italia cui fa parte Trischitta: tra questi la presidente del Consiglio Barrile.

Francantonio Genovese e Renato Accorinti

Francantonio Genovese e Renato Accorinti

Trischitta, l’avvocato/showman

Pippo Trischitta durante i lavori si era prodotto in show provocatori che avevano suscitato le proteste e gli sberleffi dei sostenitori di Accorinti assiepati nella tribuna.

“Signor presidente. E’ una vergogna. Deve intervenire. Non è rispetto questo delle Istituzioni. Faccia uscire tutti”.

A pochi minuti dal voto, quando si è accorto che nel corso dell’intervento di Donatella Sindoni tutto il pubblico ha dato le spalle alla consigliera, Trischitta ha arringato il presidente del Consiglio comunale.

Solo in quel momento la stessa consigliera si è accorta che il pubblico, per disapprovare la sua pervicacia a rimanere incollata allo scranno benché dichiarata ineleggibile dall’Ufficio legale e legislativo della Regione e dal Tribunale di Messina, si era messo con le spalle voltate.

Infatti, quello della Sindoni è stato l’intervento meno disturbato dai presenti che sono stati in religioso silenzio finchè Trischitta non si è alzato dal suo posto rivolgendosi al presidente.

La protesta silenziosa e “la porcheria di amministrazione”

Trischitta ha dato un formidabile assist alla consigliera per protestare contro il presidente e dirsi vittima: “Non posso continuare. Il mio intervento è disturbato. Deve sgombrare il pubblico”.

La presidente l’ha invitata a continuare nell’intervento. La Sindoni, da poco transitata anche lei dal Pd a Forza Italia a<l seguito di Genovese, l’ha sfidata: “Se non interviene la invito ad abbandonare il suo ruolo di presidente che non svolge correttamente”.

A quel punto la Barrile ha perso la trebisonda. E si è prodotta, a sua volta, in uno show che non aveva nulla da invidiare a quelli del miglior Trischitta.

Ha ordinato alla polizia municipale di sgomberare il pubblico. Poi ha lasciato il suo posto sbattendo le carte. Dopo qualche secondo è tornata e si è diretta verso Trischitta e ha inveito contro di lui, reo di aver spalleggiato la collega di partito.

La quale Sindoni peraltro qualche secondo prima l’aveva attaccata affermando che il Comune aveva speso 10mila euro per le trasferte della presidente: ciò che aveva innervosito non poco la Barrile.

Intanto, gli uomini della polizia municipale e della Digos sono saliti in Tribuna. “Dovete andare via tutti. E’ un ordine del presidente”.

Nessuno si è mosso.

“Ma perché, è obbligatorio guardare il consigliere mentre parla?”, hanno chiesto in molti. “Qual è il reato?”.

L’ordine era così campato in aria che gli agenti stessi nulla hanno fatto.

Nel frattempo, in tribuna è arrivato il segretario generale Antonio Le Donne che ha convinto i sostenitori di Accorinti a stare nella posizione canonica.

Il presidente è tornato al suo posto e ha dato la parola alla Sindoni. Nel silenzio assoluto la consigliera ha insistito: “Presidente, le chiedo di sgomberare il pubblico”.

Nessuno le ha dato corda.

Ha così ripreso l’intervento e guardando Accorinti e i suo assessori ha concluso: “Voterò la sfiducia perchè questa porcheria di amministrazione se ne vada a casa”.

Decadenza di Donatella Sindoni: anche i giudici si trovano d’accordo con la Legge. La figuraccia del Consiglio comunale “astenuto” e dei consiglieri “giuristi” Trischitta e Santalco. Il Tribunale di Messina spazza via le tesi ballerine del legale Antonio Catalioto

Download PDF

Antonio Catalioto e Donatella Sindoni

Antonio Catalioto e Donatella Sindoni

 

“Donatella Sindoni era ineleggibile e deve decadere da cosnigliere comunale”. E’ questo il responso del Tribunale di Messina. Il responso era tanto atteso quanto scontato.

Ad uscire con le ossa rotte da Palazzo Piacentini prima ancora che la biologa prestata alla politica e il suo avvocato Antonio Catalioto, è stato il Consiglio comunale che da due anni sulla vicenda si comporta come Ponzio Pilato, benchè la legge gli imponesse di pronunciarsi in punto di diritto e non di politica.

C’era una norma regionale che ne sanciva l’ineleggibilità. C’era, vigente, la norma nazionale nell’identica formulazione. C’era una sentenza della Corte di Cassazione che aveva dichiarato legittima la decadenza di un consigliere comunale del Comune di Guidonia Montecelio che si era trovato nella stessa identica situazione.

Il tutto era stato prima raccontato prima in un servizio giornalistico pubblicato il 22 giugno del 2015: “Occupa lo scranno di consigliere comunale ma era ineleggibile. Lo strano caso di Donatella Sindoni”, che indusse il primo dei non eletti a rivolgersi al Segretario generale del Comune.

Successivamente in un secondo servizio del 2 luglio del 2015: “La consigliera Sindoni grida al complotto e si vanta di scoprire e denunciare il malaffare. Ma sulla sua ineleggibilità scmabia lucciole per lanterne. E il suo legale Catalioto le dà una mano” , erano stati precisati tutti i termini tecnico giuridici della questione.

Era pure arrivato un anno dopo, a giugno del 2016, un parere netto e chiaro dell’Ufficio legale e legislativo della regione Sicilia.

 

Ponzio pilato a palazzo Zanca

Eppure, chiamati a decidere sulla decadenza di Donatella Sindoni la stragrande maggioranza dei consiglieri comunali di Messina (con l’eccezione di otto) accodandosi alle argomentazioni giuridiche dei loro colleghi Pippo Trischitta e Carmelo Santalco, avvocati di professione, si erano astenuti.

Il 4 agosto del 2016 hanno scelto nella sostanza in violazione della legge e della democrazia di mantenere in sella un loro collega, consentendole così di rappresentare cittadini che non poteva rappresentare e di incassare gettoni di presenza che non le sarebbero dovute toccare.

Lo hanno fatto senza assumersi la responsabilità di un voto contrario alla decadenza. In 11 non si sono neppure presentati in aula (solo due giustificati).

A votare per la decadenza erano stati, Cecilia Caccamo, Claudio Cardile, Fabrizio Sottile, Ivana Risitano, Gaetano Gennaro, Lucy Fenech, Antonella Russo, Maurizio Rella.

 

I giudici decidono al posto dei sedicenti politici

Ci hanno pensato così, 6 mesi dopo, il 2 febbraio del 2016, i giudici del Tribunale di Messina a decidere ciò che per chi ha un minimo di dimestichezza con il diritto era scontato.

Donatella Sindoni al momento in cui è stata eletta nel giugno del 2013 era ineleggibile, benché avesse dichiarato di non avere alcuna causa di ineleggibilità all’atto della presentazione delle candidature.

Era, infatti, titolare di un laboratorio di analisi convenzionato con l’asp 5 di Messina: ciò che la legge regionale e nazionale vietano.

La stessa consigliera, peraltro, aveva occupato lo scranno di consigliere comunale tra il 2005 e il 2006 pur essendo allo stesso modo ineleggibile.

 

Le argomentazioni dei giudici

Il Tribunale presieduto da Giuseppe Minutoli non ha avuto nessun dubbio: “La legge regionale che sancisce l’ineleggibilità della Sindoni è pienamente vigente, così come quella nazionale”, hanno scritto in sintesi i giudici citando la sentenza della Cassazione del 2001 che aveva  ritenuto legittima la decadenza del primo degli eletti al Consiglio del comune di Guidonia Montecelio perché legale rappresentante di 4 laboratori di analisi convenzionati con la locale Asp.

Nell’occasione la Cassazione aveva stabilito che la ratio della norma è “la captatio voti da parte del titolare di strutture sanitarie private (che trattano un bene delicato come la salute e incassano soldi pubblici, ndr), che la condizione di ineleggibilità in esame tende ad evitare”. Ratio che i giudici messinesi hanno fatto propria.

trischitta_eroe-696x555

 

Trischitta e Santalco: la coppia delle meraviglie e l’obbrobrio giuridico

I giudici hanno ridicolizzato le argomentazioni giuridiche di Pippo Trischitta, consigliere comunale di lungo corso e avvocato di professione: “La norma che sancisce l’inelegibilità della Sindoni esiste solo in Sicilia. E’ mai possibile che esiste in Sicilia una norma che non esiste nel resto d’Italia?”, disse l’avvocato, ignaro evidentemente dell’articolo 30 del Testo unico degli enti locali, quello che si applica in tutto il territorio nazionale, nel corso del consiglio comunale in cui si doveva votare la decadenza della Sindoni.

Nell’occasione Trischitta aveva definito la proposta di delibera di decadenza della Sindoni “un obbrobbrio giuridico”. Tanto che dopo aver annunciato l’astensione, ha votato contro la decadenza stessa.

Dello stesso tenore erano state le dichiarazioni del collega Carmelo Santalco.

 

Catalioto, un avvocato (mai domo) in cerca di autore…

I giudici hanno spazzato via le argomentazioni del legale della Sindoni, Antonio Catalioto, che in tutta la vicenda ha dato il meglio della sua sapienza giuridica, come è stato illustrato nel seguente servizio pubblicato il 20 luglio del 2016: “Ineleggibilità della Consigliera Sindoni: le acrobazie pseudo giuridiche del legale Catalioto nel circo politico mediatico messinese sguarnito di specchi. I ritardi annosi del segretario Le Donne”.

Quest’ultimo, infatti, all’indomani della pubblicazione dell’articolo che sollevava la questione dell’ineleggibilità aveva definito lo stesso “una bufala”. Poi aveva sostenuto che la legge non era vigente. Successivamente, convocando apposita conferenza stampa, ha sostenuto che c’erano delle circolari che dicevano che la legge non fosse applicabile, come se le circolari potessero mettere nel nulla una legge. Poi ancora  nel corso del giudizio ha sollevato la questione di legittimità costituzionale, ammettendo così che la norma c’era ed era vigente.

Arrivata la decisione di decadenza, Catalioto ha continuato sulla scia della raffinatezza giuridica già sciorinata attraverso il suo ufficio stampa preferito: “La decadenza opera dopo 30 giorni della pronuncia e solo se la consigliera decaduta nel frattempo non  fa appello”, ha sotenuto citando una norma del codice di procedura civile.

Tuttavia, la norma (generale) non si applica al caso di specie, come gli ha dovuto spiegare Antonio Saitta, il legale di chi ha proposto l’azione popolare sfociata nella pronuncia di decadenza. “La decadenza opera subito. Lo dice la norma (speciale) sui procedimenti elettorali. L’appello sospende l’efficacia della decadenza nel momento in cui verrà proposta”.

L’isola sommersa: Accorinti ostaggio di Trischitta e company nella commedia del non governo

Download PDF

La manifestazione pro isola pedonale con Accorinti

La manifestazione pro isola pedonale con Accorinti

L’isola pedonale della città di Messina non c’è più. Formalmente è stata eliminata dal Tribunale amministrativo regionale. Ma sono stati alcuni consiglieri comunali, indifferenti agli interessi della comunità, a fornire l’estate scorsa ai giudici l’assist per spazzare via una (e forse l’unica) cosa buona realizzata, sia pure in maniera giuridicamente confusa, da Renato Accorinti in un anno di governo. Tanto che viene da chiedersi: è ancora opportuno che il sindaco pacifista rimanga alla guida della città se non è capace di trovare la maggioranza in Consiglio nemmeno su un tema che sta a cuore a tutta la cittadinanza? Non è meglio se ne torni a scuola, a fare l’insegnante di educazione fisica, e con lui, tutti i suoi assessori. Dopo qualche tempo se ne tornerebbero a casa così i consiglieri comunali, molti dei quali costano alla collettività non meno di 5mila euro al mese ma, per la collettività, salvo poche eccezioni, fanno poco o niente: per rendersene conto basterebbe assistere a 10 minuti delle sedute del civico consesso. Chi lo fa, non sa se ridere o piangere. Ma il narcisismo che anima ogni suo gesto, consentirà ad Accorinti di capire che è ostaggio del Consiglio comunale e di “consigliori” portatori di interessi di bottega e non certo di quelli che Accorinti andava e va ancora declamando come un disco rotto? Read more