L’OPINIONE (dell’uomo della campagna): Coronavirus, letale solo per una classe dirigente inetta e per il giornalismo delle sciagure inventate. Il contributo (minimo) del sindaco De Luca alla follia ipocondriaca collettiva in cui è precipitata l’Italia

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Non ci sono casi di contagio in città e i virus, tutti i virus, resistono fuori dal corpo umano al massimo, se ci sono condizioni favorevoli, per poche ore.

Ma le scuole di Messina sono state chiuse per tre giorni, dal 29 febbraio al 3 marzo, per effettuare la disinfestazione.

E per le stesse finalità è stato disposta la chiusura a scoppio ritardato, cioè la settimana successiva e in prossimità della festa della donna dell’8 marzo, dei pubblici uffici comunali.

Poteva desistere il sindaco Cateno De Luca, maestro di propaganda politica, dall’unirsi a governanti inetti, scienziati in cerca di notorietà e giornalisti (disutili) idioti e dare così il suo contribuito per alimentare la follia ipocondriaca collettiva e autolesionistica in cui è precipitata l’Italia per effetto dell’emergenza corona virus?

E’ sufficiente leggere le due ordinanze (che De Luca formalmente non firma) e consultare un qualunque virologo per capire come detti provvedimenti siano scientificamente inutili e quindi giuridicamente immotivati.

A Messina chi dovrebbe infettare chi e cosa?

Ma facciamo pure finta che i casi contagio ci fossero stati  e che qualche bambino o docente avesse lasciato il virus sui banchi della scuola.

Il virus non avrebbe superato la notte.

Tant’è che la disinfestazione non è stata disposta neppure in Liguria dove le scuole sono chiuse da una settimana e le lezioni riprenderanno dopo 2 settimane lunedì prossimo.

La chiusura con relativa sanificazione degli uffici comunali aperti al pubblico è ancora più curiosa: il 28 febbraio c’è pericolo di contagio a scuola, ma quello negli uffici comunali è previsto si concretizzi una settimana dopo.

La disinfezione non serve a nulla (uno dei rinomati blitz del primo cittadino a caccia di virus avrebbe avuto lo stesso effetto), se non alle ditte che la effettuano a spese delle istituzioni scolastiche. Ma ha fatto la gioia di insegnanti, di studenti e impiegati comunali, per l’inattesa vacanza e la percezione che qualcuno fintamente si occupi della loro salute, o meglio della paura di una minaccia grave e incombente per la vita, aumentandone i consensi.

Che però non c’è.

De Luca arriva da buon ultimo a dare il suo apporto e le misure adottate dimostrano in quale oscuro tunnel di irrazionalità si è finiti.

Scriveva Leonardo Sciascia, ne Il Cavaliere e la morte, che se non ci fosse il diavolo non servirebbe l’acqua santa.

Il diavolo non l’ha mai visto nessuno, ma grazie al diavolo milioni di persone hanno dato un senso alla loro vita o costruito una professione o carriera.

Se non ci fosse la “diabolica” emergenza coronavirus, i vari “santi” scienziati (o presunti tali) che troneggiano con la faccia preoccupata e l’aria di chi non può dire tutto 24 ore al giorno in televisione, su tutte le reti, come potrebbero dare manifestazione del loro smisurato ego? Quando mai sarebbero divenuti personaggi pubblici?

E i giornalisti che per aumentare l’audience o vendere qualche copia di giornale in più parlano in termini apocalittici di ciò che non conoscono, non dovrebbero occuparsi di cose reali e più difficili da raccontare?

E, ancora, gli uomini di governo invece di bucare perennemente  lo schermo televisivo, facendo finta di proteggere la gente dalla minaccia di una pandemia, non dovrebbero dimostrare di essere in grado di risolvere problemi molto più concreti?

“Chi verrà a contatto con il virus morirà”: è questo il messaggio che tutti questi signori hanno veicolato per giorni, gettando nel terrore gli italiani.

L’italia è finita in un vortice psicotico senza precedenti nella storia del secondo dopoguerra.

Scuole chiuse, assalto ai supermercati, scorte di mascherine, economia sospesa con danni incalcolabili all’immagine dell’Italia.

Erano e sono i numeri ad attestare che l’emergenza corona virus non esiste nei termini apocalittici in cui è rappresentata.

Si tratta di una normale epidemia da virus, una tra quelle con cui l’umanità ha avuto e avrà a che fare da sempre. Ogni anno.

In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, oltre un mese fa, 2500 persone hanno contratto il virus, ovvero lo 0,041 % della popolazione residente o stabilmente dimorante in Italia. Percentuale in linea con quella che si ottiene analizzando i dati di contagiati e morti in Cina, da dove l’epidemia sarebbe partita due mesi fa.

Ma attenzione la metà di questi non ha alcun sintomo, neppure un mal di gola. Altro che virus letale.

I morti? 79, ovvero il 3% dei contagiati censiti: non si può non ritenere infatti che ci siano in giro per l’Italia migliaia di persone contagiati e non censiti (proprio perché asintomatici). Ma non sono morti per il virus, no. Semmai perché il virus è andato ad aggravare un quadro clinico già compromesso,in persone per lo più anziane.

Esattamente quello che accade ogni anno, in coincidenza con il ciclico virus influenzale. Non c’è famiglia che non possa piangere un morto a causa anche del virus.

Le organizzazioni sanitarie calcolano che tra i 5 e i 6 milioni di persone finiscono a letto ogni anno per l’influenza in Italia. I più vulnerabili, affetti da malattie pregresse, stimati nell’ordine di 10000, ma la stima è per difetto, muoiono.

E’ questo il motivo per cui si procede alla vaccinazione autunnale.

Mai nessuno si è sognato negli anni scorsi di adottare le misure di prevenzione del terrore (chiusura scuola, uffici, negozi, stadi ecc), mettendo in ginocchio un paese.

Neppure nel 2009, quando circolava un virus quello sì letale, l’N1H1, che infatti colpì portandole alla morte persone giovani e sane.

Se questi sono i dati, si capisce benissimo che il clima di terrore non è giustificato, e attiene a voler essere prudenti più al mondo della psichiatria che a quello dell’infettivologia, sempre che non  si voglia scomodare dietrologiche ipotesi economiche.

Erano e sono gli stessi super esperti incaricati di fronteggiare l’emergenza a contraddirsi e ad ammettere che di loro stessi si poteva benissimo fare a meno.

Vittorio De Micheli, responsabile dell’unità di crisi della Lombardia, uno tra coloro che il coronavirus ha fatto diventare protagonista, ha dichiarato a “Il corriere della sera” di qualche giorno fa: «Il virus clinicamente non dà problemi, o comunque è facilmente risolvibile, nel 90% dei pazienti. Ma in oltre il 10%, soprattutto se anziani, comporta problemi gravi che richiedono un ricovero in Terapia intensiva».

Precisamente quello che accade ogni anno, senza però – e qui sta un altro degli effetti disastrosi generato dal clima di terrore – che i reparti di Terapia intensiva fossero presi d’assalto.

Si è mai sognato qualche medico di famiglia di mandare al pronto soccorso un anziano allettato da anni che viene beccato dall’influenza?

Si è mai azzardato il medico del Pronto soccorso di disporre il ricovero in terapia intensiva, che ha posti limitati, un malato terminale di tumore che prenda l’influenza?

Quello che è contro il buon senso e la scienza quest’anno nel clima di terrore è accaduto.

Se domani qualcuno facesse passare l’idea che la candida fosse mortale, gli ospedali sarebbero presi d’assalto da almeno il 50% della popolazione italiana. E non basterebbero tutti i laboratori d’ Italia a smaltire le richieste di tamponi.

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