Trattativa Stato mafia, il boss di Palermo Nino Rotolo smentisce il collaboratore Carmelo D’amico: “Con lui in carcere ho parlato solo di banalità. Si è inventato tutto”. D’amico aveva tirato in ballo i ministri Martelli, Mancino, Schifani, Dell’Utri, Alfano e Mannino

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Il collaboratore Carmelo D'amico

Il collaboratore Carmelo D’amico

Sono solo fandonie. Non so come mai se le sia inventate”.

Le sue dichiarazioni avevano fatto irruzione nel processo Trattativa Stato-mafia che vede alla sbarra uomini delle istituzioni e esponenti mafiosi, destando molto clamore.

I pubblici ministeri della Procura di Palermo che sostengono la tesi secondo cui dopo le stragi mafiose del 1992 pezzi dello Stato intavolarono una trattativa illegale con i vertici della mafia per fermare la violenza mafiosa, hanno accolto i suoi racconti come manna dal cielo.

L’ex boss di Barcellona pozzo di Gotto Carmelo D’amico da 3 anni colaboratore di giustizia aveva raccontato che il boss di Palemo Nino Rotolo, durante la comune detenzione al 41 bis nel carcere di Opera a Milano, gli aveva rivelato che la trattativa c’era stata indicandogli nomi e cognomi dei protagonisti.

Le confidenze – stando al racconto di D’amico – Rotolo gliele aveva fatto benché come lui stesso ha ammesso parlavano “a gesti” da cella a cella e “non pronunciavamo mai i cognomi delle persone cui facevano riferimento”.

I suoi racconti de relato avevano impegnato l’intera udienza del  17 aprile del 2015.

Tuttavia, ora le dichiarazioni di Carmelo D’amico sono state smentite seccamente da Nino Rotolo, interrogato nelle settimane scorse nell’ambito di un procedimento penale per calunnia  a carico di D’amico.

Rotolo smentisce

“Nego di aver mai parlato con D’amico della cosiddetta “Trattativa Stato Mafia”. Con lui ci siamo scambiati frasi banali e di circostanza di tipo generale. Tra la sua cella e la mia c’era il corridoio e essendo entrambi al 41 bis tutto era video e fonoregistrato”, ha dichiarato Rotolo ai sostituti procuratori che sono andati a sentirlo a Milano. “Non mi so spiegare come mai D’amico si sia inventato simili fandonie e mi sento mortificato dall’essere stato coinvolto”, ha concluso.

Nino Rotolo, su iniziativa della difesa di uno degli imputati, sarà sentito nella prossima udienza del processo in corso a Palermo.

Le dichiarazioni di D’amico

L’ex capo della cosca di Barcellona aveva raccontato: “Nino Rotolo in carcere mi disse che i servizi segreti e Marcello dell’Utri (braccio destro di Berlusconi) avevano indotto i ministri Nicola Mancino e Claudio Martelli a contattare il sindaco di Palermo Vito Ciancimino in modo da intavolare una trattativa per far cessare le stragi. Vito Ciancimino contattò il dottore Cinà che a sua volta portò l’imbasciata a Totò Riina e Bernardo Provenzano. Questi fecero avere le richieste ai due ministri per affievolire la legge sul 41 bis e quella sui sequestri. I mandanti della strage di Capaci e di via D’Amelio sono  stati Giulio Andreotti e i servizi segreti. Renato Schifani e Angelino Alfano sono stati eletti grazie ai voti della mafia ma poi una volta diventati potenti hanno fatto delle leggi contro la mafia voltando le spalle, in modo da coprirsi. Anche Calogero Mannino aveva un accordo con Cosa nostra. La mafia ha investito un sacco di denaro nelle società di Berlusconi e ha votato per anni per Forza Italia”.

La denuncia per calunnia

L’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli all’indomani della deposizione di D’amico ha presentato denuncia per calunnia.

La deposizione di Rotolo è stata raccolta nell’ambito del procedimento penale a carico di D’amico che è scaturito dalla denuncia di Martelli.

 

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