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Spedizione punitiva nel carcere di Gazzi, condannati gli otto autori dell’aggressione a Angelo Lorisco e Stefano Rottino. Alla base della “lezione”, l’aiuto al collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano, arrestato insieme a loro nell’inchiesta Vecchia Maniera

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L'entrata del carcere di Gazzi

L’entrata del carcere di Gazzi

 

Organizzarono e portarono a segno a colpi di pugni e schiaffi la spedizione punitiva contro Angelo Lorisco e Stefano Rottino, perchè “colpevoli” di avere aiutato Carmelo Bisognano, benché l’ex boss di Barcellona Pozzo di Gotto avesse collaborato (dal 2010) con la giustizia contribuendo a fare arrestare molti esponenti dell’organizzazione mafiosa, tra cui alcuni di loro.

Per l’aggressione ad Angelo Lorisco e a Stefano Rottino, avvenuta nel carcere di Gazzi il 26 maggio del 2016, sono stati condannati Salvatore Bucolo, Angelo Bucolo, Maurizio Trifirò, Santino Benvenga, Carmelo Maio, Sebastiano Torre, Mario Pantè e Marco Chiofalo.

Le due vittime dell’aggressione erano stati arrestati qualche giorno prima,il 18 maggio del 2016, nell’ambito dell’inchiesta Vecchia Maniera, che ha portato in carcere il collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano.

L’ex boss era accusato di aver continuato a delinquere (intestazione fittizia di beni, tentata estorsione ai danni dell’impresa Torre e False dichiarazioni al difensore)  anche mentre era sottoposto al programma di protezione, servendosi soprattutto di Angelo Lorisco (incriminato, infatti, in concorso con Bisognano per la tentata estorsione e l’intestazione fittizia di beni)

Mentre la stessa inchiesta aveva certificato dei contatti con Stefano Rottino, arrestato con l’accusa di tentata estorsione, avente ad oggetto del denaro, ai danni della profumeria Principato di Barcellona.

Fu per questo che il gruppo di esponenti del clan dei barcellonesi da tempo reclusi a Gazzi idearono l’aggressione.

Rottino fu colpito a calci e pugni nel cortile dell’area passeggio dai due Bucolo, Trifirò e Benvenga.

Qualche ora dopo, Lorisco fu aggredito dagli altri quattro imputati mentre in compagnia di un agente di polizia penitenziaria faceva ritorno nella sua cella: l’agente stesso rimase coinvolto e riportò un leggero trauma.

Due gruppi in azione

Le prognosi per Rottino e Lorisco furono inferiori ai 40 giorni e quindi gli aggressori rispondevano di lesioni personali lievi, pluriaggravate per le modalità e il movente.

Ai componenti del gruppo che aveva partecipato all’aggressione di Lorisco, era contestato pure il reato di resistenza a pubblico ufficiale.

Da qui e dai precedenti penali la diversità delle pene comminate agli imputati dal Tribunale di Messina, presieduto da Silvana Grasso.

Le pene nel dettaglio

Nel dettaglio, la pena più pesante è toccata a Mario Pantè, condannato a 7 anni e 4 mesi di reclusione; Carmelo Maio e Marco Chiofalo hanno rimediato una pena di anni 5 e 6 mesi; Sebastiano Torre di 5 anni e 3 mesi: i 4 hanno aggredito Lorisco.

Pene piu miti, visto che non rispondevano di resistenza a pubblico ufficiale, sono toccati a Maurizio Trifirò che ha “avuto” 4 anni e 8 mesi di reclusione; a Salvatore Bucolo, 4 anni e 2 mesi; a Angelo Bucolo e Santino Benvenga, 3 anni e 10 mesi di reclusione.

Se Rottino ha la pressione bassa

Completamente diverso l’atteggiamento nel processo da parte delle due vittime dell’aggressione.

Angelo Lorisco si è costituto parte civile e nel corso dell’esame dibattimentale ha confermato la dinamica dei fatti accertata dagli inquirenti, indicando le persone che aveva riconosciuto.

Stefano Rottino, a cui nell’agosto del 2006 era stato ammazzato da una frangia della stessa organizzazione mafiosa il fratello Ninì Rottino, invece ha dichiarato di non ricordare nulla di quanto gli è occorso, e che riteneva che le ferite riportate fossero una conseguenza di una caduta per effetto di un abbassamento di pressione, problematica di cui soffre da sempre.

Ora rischia l’incriminazione per falsa testimonianza: il Tribunale ha disposto infatti la trasmissione degli atti al pubblico ministero per le valutazioni di competenza.

Gli esiti provvisori di Vecchia maniera

Per le accuse di intestazione fittizia di beni e tentata estorsione Angelo Lorisco è stato condannato in primo grado e in appello a tre anni di reclusione.

Stefano Rottino, già condannato in primo e secondo grado per associzioni di stampo mafioso, è stato prosciolto dall’accusa di tentata estorsione, avente ad oggetto denaro, ai danni della profumeria Principato.

Il gup Monica Marino, nell’ordinanza di proscioglimento ha rilevato come se anche non ci siano stati pagamenti in denaro né nelle richieste si facesse riferimento a denaro ma a profumi, comunque quest’ultimi erano stati consegnati dai titolari della profumeria per la paura nascente dalla caratura criminale di Rottino, con cui non avevano alcun rapporto.

Per gli stessi reati di Lorisco, l’ex boss Carmelo Bisognano è stato condannato a cinque anni in primo grado.

Dal luglio del 2017, Bisognano è in carcere a Roma in quanto accusato anche di accesso abusivo al sistema informatico e di violazione del segreto d’ufficio, reati in ipotesi commessi in concorso con gli agenti della scorta deputati a proteggerlo.

La Corte di cassazione in data 27 ottobre del 2017 ha annullato l’ordinanza del Gip del tribunale di Roma, rilevando un vizio di motivazione in ordine alla connessione tra i reati commessi a Messina e quelli commessi a Roma: se mancasse non si potrebbero usare a Roma le intercettazione raccolte dal commissariato di Barcellona.

Di recente, a un anno e mezzo dagli arresti del maggio del 2016, a Bisognano è stato revocato il programma di protezione, sanzione prevista in caso di violazione delle regole di condotta imposte a un collaboratore, anche se non sfociano in reati.