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Medicina, test del 2013 nulli per disposizione ministeriale. In migliaia tornano a sperare

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MESSINA. Violazione dell’anonimato per disposizione ministeriale. I test di ammissione alla facoltà a numero chiuso di Medicina, duramente contestati dinanzi ai giudici amministrativi da organizzazioni studentesche e aspiranti medici delusi, non smettono di riservare sorprese. E di assumere i connotati di una vera e propria farsa. E’ arrivata la prima decisione di un Tribunale amministrativo sulle prove del 9 settembre del 2013. E al ministero dell’Università hanno iniziato a sudare freddo, nonostante il clima rigido invernale. Sotto accusa finisce il ministro Maria Chiara Carrozza e, soprattutto, il dirigente generale del Dicastero, Daniele Livon. Dagli addetti ai lavori la pronuncia era attesa come inevitabile dopo una sentenza dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato dello scorso novembre letta in correlazione all’andamento delle prove. Se, come tutto lascia pensare, tutti gli altri Tar che si pronunceranno nelle prossime settimane seguiranno lo stesso orientamento per il ministero sarà una vera e propria Caporetto. Nella migliore delle ipotesi, le facoltà di Medicina dovranno fare spazio ad altri 3mila studenti.

La decisione del Tribunale amministrativo di Palermo riguarda il test di ammissione a Medicina dell’ateneo della città siciliana ma, complice un clamoroso autogol del ministero dell’Università, mette in bilico le prove tenute il 9 settembre in tutti gli atenei italiani, a cui hanno partecipato 75mila aspiranti medici per contendersi i 10mila posti messi in palio dalle facoltà di Medicina, ora a rischio caos.

Daniele Livon

MIRABILI ISTRUZIONI. “Violazione dell’anonimato”: è questo il motivo che ha indotto i giudici amministrativi palermitani a sancire l’invalidità dei test e a ordinare che si “proceda in via definitiva all’ammissione, anche in soprannumero, degli stessi ricorrenti al corso di laurea per l’anno accademico 2013/2014”. I magistrati, disponendo la trasmissione della carte alla Procura, hanno bocciato le modalità di identificazione dei candidati e conseguentemente il Miur, reduce dalle polemiche sul bonus maturità chiuse con una sanatoria. La commissione di esame palermitana, infatti, non ha fatto altro che uniformarsi alle direttive che sono giunte a tutte le Università il 13 agosto dal ministero guidato da Carrozza. Allo stesso modo hanno fatto tutte le Commissioni locali, come emerge dalla lettura dei ricorsi amministrativi (fondati sui verbali ufficiali di esame) presentati (e pendenti) a vari Tar della penisola da almeno 3mila candidati che vedono così il ripescaggio a portata di mano. “Risulta che i candidati hanno dovuto compilare la scheda anagrafica prima dello svolgimento dei test e l’hanno tenuta esposta sul banco accanto al documento di riconoscimento”, ha osservato il Tar: esattamente quello che aveva ordinato il dirigente generale Daniele Livon nelle Linee guida per lo svolgimento delle prove. Per i giudici “queste modalità hanno consentito la conoscenza del codice identificativo abbinato a ciascun candidato prima della compilazione dei questionari, con conseguente rilevante violazione del principio dell’anonimato e possibilità, quanto meno in astratto, dell’alterazione dei risultati della prova”. E questo basta per “dichiarare invalide le prove”.

TestL’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, la Cassazione in materia amministrativa, infatti, il 20 novembre 2013, attestando la nullità dei test tenuti all’Ateneo di Messina dal 2001 al 2010, aveva stabilito che perché le prove siano annullate non è necessario che si scopra, per uscire dai tecnicismi giuridici, che nel viaggio dall’ateneo al Cineca a Bologna per la correzione, qualcuno potendo individuare (a causa della violazione dell’anonimato, appunto) la scheda di risposte del candidato preferito lo abbia poi davvero favorito con la correzione postuma. Basta soltanto che questa possibilità, in astratto, ci sia. “Questa ennesima pronuncia, la prima di quella che si annuncia una serie, mostra che il numero chiuso non funziona e va eliminato”, dicono in coro Michele Bonetti e Santi Delia, i legali dell’Udu (Unione degli studenti Universitari) autori dei ricorsi che mettono in imbarazzo il Dicastero di Piazza Kennedy.

DILETTANTI ALLO SBARAGLIO. Il Tar di Palermo avrebbe potuto annullare tourt court le prove ordinandone un nuovo svolgimento ma “bilanciando gli interessi in gioco” ha soltanto ammesso i ricorrenti. La soluzione di compromesso ha limitato le conseguenze sul piano partico ma il danno di immagine per il ministero è grave. La decisione infatti attesta che se i 75mila candidati invece di sudare sui libri e di far spendere alla famiglie ingenti risorse per avere un giorno un medico, si fossero affidati alle carte bollate, avrebbe coronato il loro sogno anche se avessero totalizzato un punteggio pari a zero.

Gli stessi avvocati, con diverse azioni giudiziarie accolte dai Tar avevano costretto il ministro a promuovere una “leggina” per rimediare al pasticcio bonus maturità. I candidati il 9 settembre erano entrati nelle aule del concorso sapendo che il loro voto di maturità (bonus) avrebbe inciso sul punteggio finale e quando sono usciti hanno scoperto la pubblicazione di un decreto del ministro Carrozza che prevedeva non valesse più. Un nutrito gruppo  (oltre duemila ragazzi) sono stati ripescati.

Vedi articolo a firma Michele Schinella pubblicato su: http://www.corriere.it/scuola/14_gennaio_15/palermo-medicina-tes-annullato-tar-diritto-anonimato-violato-f83a8570-7df6-11e3-80bb-80317d13811d.shtml#box-emotional