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Mega gazebo a piazza Duomo, il titolare de La dolce vita Carmelo Picciotto costretto a smontare la struttura abusiva. L’ incredibile vicenda lunga un ventennio con protagonista il presidente di Confcommercio. Fra distrazioni, omissioni e ritardi dell’amministrazione

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“L’ho smontato io, ma adesso farò una cosa avveniristica: il ristorante in verticale. Intanto da stasera chiudo le luci a piazza Duomo”

L’ordine di sgombero e demolizione firmato dal dirigente del settore Edilizia Privata Antonella Cutroneo e dal funzionario Roberto Bicchieri era del 29 aprile del 2014.

Eppure, il mega gazebo con tendone di oltre 50 metri quadri, costruito senza alcuna licenza edilizia e, dunque, abusivo, ha “arredato” Piazza Duomo, il luogo di maggiore attrazione turistica e bellezza della città, sino a lunedì 8 maggio del 2017.

Carmelo Picciotto, titolare del locale La Dolce vita e presidente di Confcommercio Messina ha, infatti, fatto finta di nulla per 3 anni: non ha impugnato l’ordinanza, né vi ha ottemperato. Ha continuato a tenere aperto e ad usare il gazebo per ricevere gli avventori finché a Piazza Duomo, lunedì mattina, è arrivata con tanto di seghe elettriche e bobcat la ditta incaricata dal Comune di eseguire la demolizione del manufatto a spese dello stesso Picciotto.

Solo a quel punto l’imprenditore ha deciso di smontare il gazebo, limitando così il danno e le spese per i lavori che comunque, sia pure in misura ridotta, il Comune dovrà pagare alla ditta ingaggiata per la demolizione.

Il provvedimento del 2014, infatti, si chiudeva con un imperativo chiaro, secondo le previsioni della legge urbanistica: “Ordina la demolizione delle opere abusive, lo sgombero dell’area abusivamente occupata e il conseguente ripristino dello stato dei luoghi, con l’avvertenza che in caso di inottemperanza si procederà d’ufficio, ponendo le spese a carico della ditta autore dell’abuso”.

“Quando ha avuto la prova concreta che facevamo sul serio e rischiava di vedere distrutto il manufatto, oltre a dover pagare le spese, ha pensato di fare da sé”, commenta a cose fatte l’assessore all’attività edilizia, Sergio De Cola, contattato la prima volta venerdì 5 maggio del 2017.

Il locale con il gazebo abusivo

Il locale con il gazebo abusivo

Una lentezza inquietante

Non è normale, certo che no, che ci vogliano tre anni perché venga data esecuzione ad un’ordinanza di demolizione per un chiaro abuso edilizio nel posto peraltro più bello della città“, ammette l’assessore De Cola su specifica domanda. “Non conosco il caso di specie, ma in generale l’amministrazione ha grossi problemi ad eseguire i provvedimenti di demolizione. Quando abbiamo iniziato a governare la città le demolizioni coattive non si facevano più da anni“, sottolinea l’assessore. “Per i ritardi relativi a questa vicenda – conclude – chieda comunque alla dirigente Cutroneo“. Che, però, nonostante vari tentativi (anche con la segretaria), non si riesce a contattare.

 

Il ping pong tra gli uffici

A leggere le carte rintracciate negli uffici comunali, risulta che dopo aver adottato il provvedimento di demolizione, i dirigenti Cutroneo e Bicchieri non si siano curati dell’esecuzione coattiva. Per un anno tutto è rimasto fermo finché il 24 aprile del 2015 non è giunta negli uffici del Comune una lettera di diffida del legale del proprietario di un immobile attiguo che dalla presenza del gazebo riteneva subisse danni.

Antonella Cutroneo e Roberto Bicchieri si sono giustificati due mesi dopo, il 24 luglio del 2015: “L’esecuzione coattiva spetta a noi, ma ce la deve chiedere il dirigente del Patrimonio”.

Natale Castronovo, il collega del Patrimonio appunto,  a sua volta sollecitato, il 22 ottobre del 2015, ha ribadito: “Il provvedimento è esecutivo da tempo e  per legge deve essere eseguito dal Dipartimento attività privata essendo fondato sulla violazione di norme urbanistiche (la legge 45 del 1985). Ad ogni buon fine, sollecito il dirigente dell’attività edilizia perché provveda all’esecuzione coattiva”.

Il “buon fine”, però, non è bastato: arrivata la richiesta specifica a procedere coattivamente (che neppure serviva), è passato un altro anno e mezzo perché si inviasse la ditta privata a demolire.

Un abuso molto più lungo

Ma in realtà il gazebo abusivo non era stato certo costruito alle spalle della fontana del Montorsoli, di fianco al campanile del Duomo, uno dei più importanti del mondo, il giorno prima che i tecnici del Comune, agli inizi del 2014, hanno verificato la presenza del manufatto mai autorizzato, dependance de La dolce vita.

Era lì da molto più tempo: da anni.

Già a gennaio del 2011, nel fascicolo custodito negli archivi del Comune, si trova una richiesta di intervento alla polizia municipale da parte di un privato perché verificasse se l’opera fosse stata legittimamente autorizzata.

La richiesta non ha sortito, però, alcun risultato concreto.

Nonostante il manufatto di notevoli dimensioni si trovasse in uno dei posti più suggestivi della città e determinasse un impatto ambientale e artistico negativo, a nessun agente di polizia, a nessun amministratore pubblico, a nessun dirigente del Comune è venuto in mente di verificare se fosse abusivo.

Il Comune di  Messina è intervenuto – ad analizzare le carte – solo dopo che a ottobre del 2013, qualche mese dopo l’insediamento della Giunta guidata da Renato Accorinti, è arrivata una lettera di un privato di diffida di rimozione del manufatto: è stato così disposto il sopralluogo dei tecnici, da cui ha avuto origine il provvedimento di demolizione.

Ma il gazebo c’era stato lì persino da prima del 2011.

 

Il vizietto dell’occupazione illegale di Piazza Duomo

Carmelo Picciotto, quale titolare de La Dolce vita, risulta destinatario in precedenza di un’altra ordinanza di sgombero e demolizione di manufatto mai autorizzato a Piazza Duomo accanto al locale di proprietà.

E’ stata infatti firmata il  15 gennaio 1997 dall’allora sindaco Franco Provvidenti l’ordinanza (n. 273) di demolizione di opere abusive, avente ad oggetto proprio una struttura costruita a piazza Duomo.

Picciotto impugnò il provvedimento del sindaco con ricorso straordinario al Presidente della Regione Sicilia, ma su parere del Consiglio di giustizia amministrativa lo stesso fu rigettato il 21 marzo del 2000.

Picciotto premia l'ispettore Santagati

Picciotto premia l’ispettore Santagati

 

Le lezioni di legalità e decoro di Picciotto e le premiazioni

Carmelo Picciotto dal canto, suo mentre in tutto questo lungo periodo dirigenti del Comune, polizia municipale e gli assessori che ne hanno la responsabilità politica hanno fatto finta di non vedere o annaspato e hanno rimandato i provvedimenti coattivi, quale capo dell’organizzazione che rappresenta i commercianti messinesi ha tenuto conferenze stampa, organizzato eventi patrocinati dal Comune, condotto battaglie in nome della legalità e donato premi a uomini di vertice della polizia municipale: il 24 aprile del 2017 ha premiato l’ispettore per anni a capo della sezione che si occupa di esercizi commerciali, Biagio Santagati.

Con una nonchalance che farebbe invidia al miglior Totò, qualche settimana fa ha bacchettato l’amministrazione comunale “incapace di dare decoro e bellezza a Piazza Cairoli“.

 

Le illegalità non finiscono quà

Le sortite di Picciotto, sempre fedelmente diffuse dai mezzi di informazione locali, sono continuate benché le illegalità commesse dal presidente di Confocommercio – secondo gli accertamenti degli uffici comunali –  non siano limitate al gazebo abusivo: ne sono state accertare altre, sanzionate con provvedimenti drastici.

Il titolare de La dolce vita ha occupato con divanetti bianchi, tavolini, sedie, vasi di cemento e con il gazebo più spazio di quello che gli era stato dato in concessione e non ha pagato per anni il canone completamente nella misura dovuta, neppure per i metri quadri di suolo pubblico che gli erano stati regolarmente concessi: per questo, il 5 marzo del 2014 il dirigente del settore Patrimonio, Natale Castronovo, gli ha revocato la concessione di occupazione di suolo pubblico e, successivamente, persistendo le violazioni il 12 dicembre del 2014 è stato disposta la chiusura dell’esercizio commerciale da parte del dirigente del Dipartimento servizi alle imprese.

 

La battaglia continua davanti ai giudici amministrativi

Questi due drastici provvedimenti, l’ordinanza di revoca della concessione su suolo pubblico e quella di chiusura del locale, sono stati impugnati dinanzi alla giustizia amministrativa.

Nel primo giudizio, quello avente ad oggetto la revoca della concessione, il Comune di Messina non si è neppure costituito con un legale, mentre Picciotto si è affidato alle cure di Santi Delia davanti al Tribunale amministrativo regionale e a quelle di Alessandro Visigoti davanti al Cga in appello. Tuttavia, entrambi gli organi di giustizia, il Tar prima e il Consiglio di giustizia amministrativa dopo (il 15 gennaio 2015) hanno rigettato la richiesta di sospensione del provvedimento ritenuto quindi sia pure in un giudizio cautelare legittimo.

Dunque, per andare al concreto, sin dalla revoca della concessione disposta il  il presidente di Confcommercio non potrebbe occupare neppure un centimetro di suolo pubblico e quindi ogni giorno che mette un tavolino sul suolo pubblico commette un illecito.

Le cose sono andate leggermente meglio a Picciotto nel giudizio avente ad oggetto il provvedimento di chiusura del locale: una sezione diversa del Tar, in sede cautelare, il 28 gennaio del 2015, ha accolto il ricorso del legale catanese, Nicolò D’alessandro, sospendendo il provvedimento di chiusura del Comune, costituito con il legale Carmelo Picciotto (omonimo dell’imprenditore). Tuttavia, il Tar non ha riscontrato la sussistenza, sia pure ad un giudizio sommario, di vizi nel provvedimento ma ha accolto ritenendo che “per maggiore completezza la presente controversia debba essere analizzata unitamente a quella, oggettivamente connessa, di cui all’ulteriore ricorso pendente presso l’intestato Tribunale, Sezione III, iscritto al R.G. n. 1596/2014”, ovvero quella che aveva ad oggetto la revoca della concessione, già rigettata dal Tar il 24 settembre del 2014, 4 mesi prima.

La causa riunita per l’esame di merito non si è ancora tenuta.

 

Il precedente giornalistico…e la statua

La vicenda era stata già raccontata in un servizio giornalistico pubblicato il 19 maggio del 2015: “Mega gazebo e divanetti a piazza Duomo. Il presidente di Confcommercio Picciotto non paga il canone e il dirigente Castronovo ordine la revoca della concessione. Ma da un anno nessuno la esegue. Lo scaricabarile degli assessori De Cola e Pino”.

 

 

 

Mega gazebo e divanetti a piazza Duomo, il presidente di Confcommercio Picciotto non paga il canone e il dirigente Castronovo ordina la revoca della concessione. Ma da un anno nessuno la esegue. Lo scaricabarile degli assessori De Cola e Pino.

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foto dolce vitaIl provvedimento di revoca della concessione, firmato dal dirigente del Patrimonio Natale Castronovo è datato 5 marzo del 2014. Il Tribunale amministrativo regionale, il 26 settembre del 2014, l’ha ritenuto legittimo. Dello stesso segno la pronuncia del 28 gennaio 2015 del Consiglio di Giustizia amministrativa.

Eppure, l’enorme gazebo di legno coperto da telone marrone e le decine di tavolini e divanetti di finta pelle bianca, piazzati a fianco della Fontana del Montorsoli, proprio sotto il campanile del Duomo di Messina, sono ancora là. Carmelo Picciotto, il presidente di Confcommercio Messina e titolare del locale La Dolce, non paga il canone di occupazione del suolo pubblico (Cosap) da anni, ma non ha alcuna intenzione di liberare uno degli spazi più suggestivi della città che occupa abusivamente. Neppure dopo che i suoi legali Santi Delia e Alessandro Visigoti non sono riusciti a “incantare” i giudici amministrativi .

Vista l’ostinata volontà di Picciotto di non ottemperare al provvedimento di revoca, secondo la legge dovrebbe intervenire l’amministrazione comunale. Invece, impegnata nella lotta all’ambulantato abusivo combattuta a colpi di sequestri di frutta e mercanzia di poco valore, il Comune non riesce ad eseguire il provvedimento nei confronti del presidente dell’organismo che rappresenta tutti i titolari di esercizi commerciali di Messina. Gli assessori di Accorinti astrattamente competenti giocano a rimpiattino.

SCARICABARILE IN GIUNTA

Sebastiano Pino, l’assessore al Patrimonio, afferma: “Il provvedimento di revoca della concessione è stato trasmesso al Dipartimento Edilizia privata per l’esecuzione coatta”. Sergio De Cola, assessore all’ Urbanistica e Lavori pubblici, dal canto suo, cade dalle nuvole: “Non ne so nulla. Domattina mi informo dal dirigente e le faccio sapere se e perché non si sia proceduto allo sgombero coatto”.

L’impegno dell’assessore De Cola però non porta a nulla di concreto. I ripetuti tentativi di contatto telefonico hanno per tutta la giornata una risposta: “Ora non posso. La richiamo”. Dopo un sms, alle 18 e 27, il messaggio dell’assessore: “Oggi non ho trovato il responsabile del servizio Roberto Bicchieri. Risentiamoci domani”

Mentre l’assessore Pino e il collega di De Cola si rimpallano le competenze, il presidente di Confcommercio Picciotto da alla Giunta “lezioni” proprio sulla Cosap.

Il 15 aprile 2015 un comunicato stampa diffuso dal suo addetto stampa Davide Gambale, direttore di un testata giornalistica, dice:  “L’amministrazione metta mano al regolamento di occupazione suolo pubblico. E’ impensabile che la tassa di occupazione del suolo pubblico sia così elevata”.

REGOLAMENTI E PROPAGANDA

Nel settembre scorso, il regolamento comunale per il rilascio delle concessioni e per l’applicazione del canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (Cosap), approvato il  29 dicembre 2011, era stato impugnato da alcuni titolari di locali, assistiti dal legale Santi Delia. Oggetto del ricorso non l’intero regolamento ma solo una norma transitoria che prevedeva l’applicazione delle nuove tariffe anche alle concessioni rilasciate in precedenza alla data di entrata in vigore del nuovo regolamento. In sede cautelare, il Tar aveva rigettato. Il 16 gennaio del 2015, il Consiglio di giustizia ha, invece, accolto il ricorso, sospendendo questa norma, ma solo al fine di una decisione rapida nel merito.

Benché si sia trattato decisione di nessun effetto, la Confcommercio di Picciotto ha esultato come se fosse stato abolito l’intero regolamento: “Il Cga ha ritenuto valida la contestazione dell`aumento dei canoni decretato nel 2011 ed esteso anche agli esercenti che avevano ottenuto le concessioni precedentemente alla modifica del regolamento”, si legge in un comunicato stampa.

ORDINE DI CHIUSURA

Sul collo de La Dolce Vita di Carmelo Picciotto, che non ha risposto a vari tentativi di contatto telefonico, c’è pure un provvedimento di chiusura del locale (sempre per morosità) datato 12 dicembre 2014 e firmato dal dirigente Castronovo.

CURIOSA GIUSTIZIA

L’ordinanza di chiusura, impugnata per conto di Picciotto dal legale Nicolò D’Alessandro, è stata sospesa il 28 gennaio 2015 dal Tribunale amministrativo regionale nonostante in questo caso il Comune si fosse costituito con il legale (omonimo) Carmelo Picciotto: non perché il ricorso ad un primo esame apparisse fondato, bensì perché “fosse opportuno esaminarlo unitamente al provvedimento di revoca della concessione”. Proprio di quel provvedimento che altra sezione dello stesso Tar (e poi il Cga) da 5 mesi aveva già ritenuto legittimo, segnando il destino dei divanetti bianchi e del gazebo.