Test nullo di Medicina, il Consiglio di stato apre la strada ad altri 1500. I 5mila riammessi mandano in tilt alcune facoltà

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Aula lezioni medicina

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La carica dei 5 mila aspiranti medici bocciati al test del 9 aprile 2014 e ripescati dal Tribunale amministrativo regionale ha mandato in tilt gli atenei italiani, scatenando le proteste dei vincitori del concorso che non hanno ancora visto partire i corsi o hanno dovuto aspettare settimane e si sono ritrovati a condividere spazi e strutture con colleghi in numero doppio e talvolta triplo rispetto a quanto era stato programmato.

Altri duemila in arrivo

Ma l’ondata dei candidati che anche con punteggio pari allo zero si sono avvantaggiati del clamoroso autogol del Miur è destinata a gonfiarsi ancora. Dalla giornata di venerdì scorso, infatti, il Consiglio di Stato, condividendo le valutazioni dell’organo di giustizia amministrativa di primo grado che aveva annullato il concorso per violazione dell’anonimato, ha adottato una serie di pronunce che spalancano la porta di servizio verso il camice bianco a circa 1500/2000 studenti: tutti quelli che, ormai non più in tempo a rivolgersi al Tar, hanno presentato ricorso straordinario al Capo dello Stato. Nelle prossime settimane, dunque gli atenei dovranno fare spazio ad altre centinaia di matricole e a organizzare corsi di insegnamento appositi per consentire agli ultimi arrivati di mettersi al passo con gli altri.

L’appello dei deputati

I deputati Donata Lenzi, capogruppo Pd in commissione Affari sociali, e Filippo Crimì, componente della medesima commissione, in una nota del 15 ottobre avevano invitato il ministero a dare battaglia giudiziaria. I due parlamentari argomentavano: «Le ammissioni in sovrannumero hanno effetti devastanti nella partenza dell’anno accademico e sulla reale possibilità di offrire una formazione d’eccellenza a chi andrà poi a curare i cittadini italiani». Dello stesso tenore le preoccupazioni dei senatori Enrico Buemi e Fausto Guilherme Longo espresse in un’interrogazione parlamentare: «Negli atenei si sono determinati forti disagi sia per gli studenti sia per i numerosi atenei coinvolti. Il percorso formativo è messo a rischio». Solo per fare degli esempi, all’Università di Bari gli allievi sono passati da 237 a oltre 600 e i corsi, che si era pensato in un primo momento di affidare alla teledidattica, non sono ancora partiti.

Le proteste dei vincitori

Un gruppo di studenti «Vincitori test di medicina 2014», ha espresso tutto il disappunto con una lettera inviata ai vertici dell’ateneo e del ministero. «Ci siamo preparati con sacrifici, abbiamo pagato le tasse per partecipare alle prove, poi altre tasse di iscrizione. Non è accettabile dobbiamo subire le colpe di altri»: è questo ragionamento dei vincitori un po’ in tutte le sedi universitarie. I corsi non sono iniziati neppure alla Seconda università di Napoli. Alla Federico II, invece, ci si è attrezzati con i maxischermi, poiché ci saranno 800 studenti di medicina rispetto ai 400 programmati con il numero chiuso. Molti atenei, dopo un primo momento di confusione, hanno deciso di tenere corsi separati rinviandone l’inizio per i vincitori dei ricorsi: è accaduto così all’Università di Palermo, dove un gruppo di studenti fa lezione il pomeriggio ma nella facoltà di Ingegneria, e a quello di Salerno. Santi Delia, il legale che per conto dell’Udu (l’Unione degli universitari) ha assistito migliaia di ricorrenti, la pensa in maniera diversa. «Sia pure con qualche ritardo i corsi sono partiti regolarmente in quasi tutte le sedi nonostante i 5mila in più, segno che le strutture e i docenti ci sono e che quando in tutti questi anni si è detto che il numero chiuso non può essere eliminato si racconta una cosa non vera», sottolinea il legale dell’associazione da sempre contraria al numero chiuso.

Senza test d’accesso, rischio tsunami

Se però si traducesse in legge l’annuncio del ministro Stefania Giannini di eliminare il test di accesso e di sostituirlo con una prova selettiva dopo il primo anno, si tratterebbe di fare spazio non a 5mila persone in aggiunta ai 10mila posti banditi ma a oltre 60mila matricole. I rettori di tutti gli atenei all’uscita del ministro del maggio scorso sono insorti: «Non abbiamo aule. L’impatto sarebbe devastante». Il muro contro muro ha prodotto lo stallo. Il 15 ottobre scorso al ministero si è tenuto un tavolo tecnico con Conferenza dei rettori e rappresentati degli studenti per tentare di trovare una soluzione condivisa. L’esito è top secret, ma da quanto è trapelato il ministro non ha nessuna intenzione di desistere dal suo progetto contro il quale nel frattempo si sono mobilitati anche parlamentari della maggioranza.

Ripescati grazie a un autogol del ministero

Una petizione promossa dal deputato Pd Crimì ha raccolto oltre 1500 adesioni: «Il test è una conquista». L’assist che ha dato a migliaia di candidati bocciati la possibilità di riacciuffare senza alcun merito un sogno stroncato dall’esito delle prove è stato fornito direttamente dal ministero. Nonostante le modalità di riconoscimento dei candidati dettati per il test dell’anno prima fossero state ritenute lesive dell’anonimato dal Consiglio di Stato, i dirigenti del Miur non sono riusciti a evitare che anche quello del 9 aprile 2014 incappasse nello stesso vizio lasciando sui fogli delle risposte e sulla scheda anagrafica dei candidati accanto al codice a barre quello alfanumerico, inutile e già censurato in precedenza dai magistrati amministrativi.

di michele schinella per corriere.it: http://www.corriere.it/scuola/universita/14_ottobre_28/medicina-5-mila-studenti-riammessi-tar-mandano-tilt-universita-fd627340-5ea7-11e4-9933-2a5a253459da.shtml

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