Tangenti al Cas, la gara turbata. Lo spettacolo degli arresti, l’estraneità dei funzionari pubblici ai “turbamenti” e la “voracità” di Frisone

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L'imprenditore Nino Giordano

L’imprenditore Nino Giordano

Tre imprenditori, due dei quali alleati e uno a capo di un’altra azienda, si incontrano e si parlano per tentare di congegnare una strategia per vincere una gara d’appalto bandita dal Consorzio autostrade siciliane. Ma la gara per la “Sorveglianza attrezzata e per interventi urgenti e assistenza del traffico” da 2 milioni di euro per sei mesi la vince l’imprenditore che stando a quanto si arguisce dalle intercettazioni avrebbe dovuto perderla. Per un pelo. Perché poco ci manca, solo due punti su 100, che la vinca il terzo concorrente. Antonino Giordano, imprenditore tra i più in vista di Messina con interessi che spaziano dal settore delle pulizie a quello bancario passando per l’immobiliare, e Francesco Duca di Milazzo (i perdenti) e Giuseppe Iacolino di Agrigento (il vincente) titolare di Eurotel Srl martedì 18 novembre 2014 sono stati messi agli arresti domiciliari accusati di turbativa d’asta, il reato (punito con una pena sino a 5 anni di reclusione) che commette chi “inquina con violenza o minaccia, o con doni, promesse, collusioni o altri mezzi fraudolenti, impedisce o turba la gara”, a prescindere se l’accordo va a buon fine. Per i tre imprenditori il sostituto della procura di Messina, Fabrizio Monaco, aveva chiesto la custodia cautelare in carcere. Ha ottenuto dal Gip Maria Luisa Materia una misura meno dura eseguita, in piena notte, alle 4 del mattino. Con il buio, gli agenti della Dia si sono presentati a casa degli indagati con le telecamere al seguito per comunicare loro che non si potevano muovere da casa notificando l’ordinanza di misure cautelari. Le scene cinematografiche riprese dagli agenti (pagati con i soldi pubblici) di nessun rilievo probatorio o investigativo sono state invece molto apprezzate dalle televisioni e dai telespettatori. Il carcere era stato chiesto pure per il dirigente del Consorzio Lelio Frisone, finito invece anch’egli ai domiciliari.

Tuttavia, se dalle intercettazioni telefoniche e ambientali risultano una serie di contatti tesi a preparare le offerte da parte dei due gruppi imprenditoriali, a leggere l’ordinanza non si capisce cosa in concreto faccia per turbare la gara Frisone, un passato da dirigente della provincia e dell’Ato idrico di Messina e, prim’ancora da venditore di tappeti. Infatti, il Gip Materia è costretta ad arrampicarsi sugli specchi. L’accusa non si fonda su nessuna prova concreta ma solo su deduzioni e asserzioni logiche: “Frisone figura tra i presenti all’incontro all’Hotel resort Capo peloro tra Giordano, Duca e Iacolino,  durante il quale in termini di elevata probabilità – scrive il Gip – è stato stretto l’accordo tra il duo Giordano-Duca (Meridional service Srl) e lo Iacolino. Non può essere in altro modo interpretata l’assistenza del Frisone se non nel senso di rafforzare l’efficacia vincolante dell’accordo. Sebbene la partecipazione del Frisone non sembra essere risultata sufficiente a condizionare l’esito della gara(….) il suo comportamento ha interferito con lo svolgimento della stessa in senso perturbatore, nella misura in cui non ha adottato alcuna iniziativa da parte del medesimo rispetto alle iniziative elusive degli imprenditori in violazione dei doveri istituizionali”. Ma la domanda rimane: qual’è il comportamento che ha perturbato la gara?

Di sicuro, stando a quanto dice e racconta a Duca al telefono la sua compagna e socia in affari Rosella Venuto, Frisone ha chiesto (insistentemente e ripetutamente) e ha incassato soldi dai due imprenditori milazzesi (non risulta abbia preso un euro da Nino Giordano): sulla base di quanto ha raccontato Rossella Venuto le dazioni sono state quantificate in 100mila euro. Non c’è però nessuna intercettazione in cui Frisone parla di soldi. Frisone ha ottenuto lavori di ristrutturazione gratis, pagati 20mila euro dagli stessi Duca e Venuto come è emerso grazie alle testimonianze della ditta che i lavori nella casa di Acqualadrone del dirigente li ha eseguiti e alle stesse fatture di pagamento intestate alla Building srl di Rossella Venuto.

Ma in cambio di cosa Frisone ottiene tutti questi soldi? Nell’ordinanza a questa domanda che fa immaginare scenari inquietanti non si fornisce risposta. I pagamenti non li ottiene certo per la gara oggetto dell’inchiesta: sono le carte a dire che Frisone non fa nulla – come spiega lo stesso il Gip – e sono le intercettazioni a mostrare che queste richieste sono già state soddisfatte mesi prima che la gara fosse bandita e, anzi, nell’imminenza della gara non vengono più soddisfatte nonostante le insistenze di Frisone. “Architetto io non ne ho soldi, gli ho detto…. Io venti euro ho in tasca”, racconta Rossella Venuto a Duca nei giorni della gara.

E infatti, Frisone per tutti i soldi che incassa è accusato – secondo il capo di imputazione – uunitamente a Duca e Venuto di Induzione indebita a dare e o promettere altra utilità non però in relazione alla gara d’appalto oggetto dell’inchiesta ma a generiche promesse alla coppia “a fargli fare quà qualcosa”.

E nulla fa- sempre stando all’ordinanza – nessun altro funzionario del Consorzio autostrade siciliane per turbare la gara, che viene decisa da una commissione nominata dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi; è composta da dirigenti del Ministero ed è aggiudicata con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa (30 punti per il ribasso e 70 per l’offerta tecnica).

Frisone, responsabile unico del procedimento della gara, non fornisce neppure un’interpretazione del bando favorevole ai partecipanti quando si trova a rispondere ad un quesito posto dal raggruppamento Giordano-Duca, quesito che ogni ditta ha diritto a porre pubblicamente (così come per legge ha diritto ad avvalersi dei requisiti di partecipazione alla gara di altre ditte se i requisiti non ce l’ha, c.d. “avvalimento”) e a cui ogni amministrazione deve obbligatoriamente rispondere on line: “L’area che secondo il bando ogni ditta deve indicare come luogo dove tenere i mezzi di intervento (c.d. aree di appoggio) deve essere privata fuori l’autostrada o può essere anche di proprietà del Cas?”. Frisone in un primo momento informalmente e via telefono dice che le ditte potevano usare un’area del Cas. Dopo essersi consultato con un altro collega funzionario dà una risposta ufficiale diversa: “Evidentemente stamattina ha parlato e gli hanno detto che cazzo stai dicendo”, ha commentato Duca. “Siccome ha capito che se l’era portata troppo a mala figura è passato di quà per spiegarci perché si è smentito”, ha concluso.

Di turbativa d’asta per la stessa gara è accusato pure un altro funzionario del Cas, Angelo Puccia. Per l’ingegnere il pm Monaco aveva chiesto gli arresti domiciliari. Ma l’accusa di turbativa d’asta non è suffragata da alcuna prova. E’ lo stesso giudice Materia a dire che Puccia oltre a non aver posto in essere alcun atto non sa nulla nemmeno dei contatti tra le ditte:  “Non è ravvisabile alcun elemento che lasci trapelare una specifica consapevolezza dei rapporti esistenti tra le imprese partecipanti alle gare”. E allora, cos’ha fatto Puccia per finire nei guai? All’ingegnere di Castelbuono si rivolge Duca, con cui ha un rapporto di consolidata conoscenza, dopo aver avuto risposta al quesito sulle aree di appoggio, per individuare nella zona di Palermo e Cefalù le aree appunto da indicare nell’offerta tecnica. Puccia fornisce il suo aiuto, suggerendo alcune aree di proprietà di suoi conoscenti a cui poter chiedere un eventuale affitto e dà una consulenza a Duca sull’offerta tecnica relativamente alla razionale ubicazione di queste aree. Non risulta dall’attività di indagine che Puccia per questo abbia avuto alcun tornaconto. Il gip Materia bocciando il pm Monaco non gli ha applicato alcuna misura cautelare.

Vinta la gara, la ditta di Iacolino deve procedere alla presa del servizio, ha bisogno di mezzi e uomini e deve fare i conti con un gruppo di lavoratori impegnati prima con la ditta Ventura per lo stesso servizio e rimasti senza lavoro. In questa fase Iacolino – secondo l’accusa –  ha subito pressioni indebite, cui si è piegato, da un altro funzionario del Cas che nessun ruolo aveva avuto in precedenza per assumere alcuni dipendenti, Filadelfio (detto Alfredo) Scorza; dallo stesso Frisone e da Duca (con cui prima aveva cercato di truccare la gara), per assumere alcuni dipendenti. Per queste pressioni il reato ipotizzato dal pm Monaco per i quattro è ancora di “Induzioni indebite a dare o promettere denaro o qualche utilità”. (continua)

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