Medicina, mancano 30 buste. A Messina salta l’esame di abilitazione. L’ateneo accusa e il Cineca riconosce l’errore. I precedenti negativi del Consorzio universitario

Download PDF

università di messina

Si sono presentati al Policlinico universitario di Messina alle 8 e 30 per sostenere l’esame di abilitazione alla professione di medico, fissato in tutt’Italia per il 4 febbraio del 2016. Dopo sei ore di attesa, però, i 155 aspiranti medici se ne sono dovuti tornare a casa. «Gli esami sono rinviati a data da destinarsi», è stato loro comunicato. Mentre in tutti gli altri atenei le prove si sono svolte regolarmente, per i candidati siciliani il conseguimento dell’abilitazione si è trasformato in una disavventura. Che ci fosse qualche problema, i futuri medici lo hanno capito dalle mimiche facciali dei membri della commissione d’esame al momento dell’apertura dello scatolo contenente i test. Il pacco era arrivato da Casalecchio del Reno, sede del Cineca, il consorzio interuniversitario a cui è stata commissionata la preparazione delle domande, il giorno prima. I commissari si sono subito accorti che all’interno vi erano un numero di plichi insufficienti: solo 125, trenta in meno degli iscritti all’esame. Febbrili contatti tra la commissione e i vertici dell’ateneo, e tra quest’ultimi e il Miur per capire il da farsi si sono concluse alcune ore dopo con l’annuncio del rinvio. «Una barzelletta», ha commentato un candidato uscendo dall’aula.

Responsabilità

Il rettore dell’università di Messina, Pietro Navarra, ha subito chiesto pubblicamente scusa ai candidati e ha annunciato un’azione di risarcimento danni nei confronti del Cineca. «C’è la prova documentale che abbiamo richiesto al Cineca il numero esatto di plichi, 155», spiega il direttore generale dell’ateneo Franco De Domenico. Cosa è accaduto? «Informalmente ci è stato detto che per un errore invece di segnare 155, l’operatore del Cineca nella trascrizione dell’ordine ha segnato 115», sottolinea De Domenico. Il Presidente del Cineca, Emilio Ferrari, conferma che «non ci sono responsabilità a carico dell’Università di Messina» e annuncia che «sono in corso verifiche interne al Cineca, verifiche che richiederanno maggiori approfondimenti per la complessità di realizzazione dei test, la loro articolazione in diverse fasi ed il coinvolgimento di diversi soggetti». «I danni di immagine che l’ateneo subisce per colpa di altri ormai non si contano più», osserva De Domenico. «Quest’ultimi si aggiungono a quelli di qualche mese fa in occasione dei test per l’ammissione ai corsi di laurea delle professioni sanitarie», aggiunge. Il rapporto tra il Cineca e l’Università di Messina, infatti, sembra segnato dalla cattiva sorte.

Fantasmi

Le prove di ammissione ai 12 corsi di laurea a numero chiuso per le professioni sanitarie dell’ateneo di Messina, tenutesi il 4 ottobre del 2015, avevano avuto un epilogo in giallo. Corretti i test da parte del consorzio bolognese e pubblicata la graduatoria definitiva, di 36 candidati (su quasi 2mila partecipanti) si era persa ogni traccia. Dieci giorni dopo, gli studenti sono stati ritrovati; la graduatoria trasmessa dal Cineca è stata annullata e ne è stata pubblicata una nuova. «Il Cineca non aveva corretto 36 prove. Il presidente, Emilio Ferrari, ci ha inviato le formali scuse», racconta il direttore generale De Domenico, «Abbiamo sospeso il pagamento del corrispettivo dovuto e ci siamo riservati di chiedere i danni ». La vicenda si è chiusa senza strascichi giudiziari. Dei 36 «fantasmi» poi rintracciati solo 5 avevano totalizzato un punteggio che dava diritto all’accesso. Ma coloro che sono stati scalzati, per il gioco degli scorrimenti hanno comunque guadagnato l’ammissione ai uno dei 12 corsi.

Bufera

Il Consorzio, che impiega 700 dipendenti e incassa 100 milioni di euro all’anno, era incappato in un clamoroso errore in occasione del concorso per l’ammissione alle Scuole di specializzazione in medicina, svolte a fine ottobre del 2014. Uno scambio di quiz aveva costretto il Ministero dell’Università ad annunciare l’annullamento e la ripetizione delle prove cui avevano partecipato 12mila medici. Le prove, qualche giorno dopo, sono state salvate, ma l’errore ha spalancato le porte ad un grosso contenzioso davanti ai giudici amministrativi ancora in corso.

Lascia un commento