Tag Archive for Nino Gazzara

Inchiesta sull’appalto della Siracusa Gela, il consulente/mediatore Nicola Armonium collabora con gli inquirenti e torna libero. In 10 ore di interrogatorio puntella le accuse nei confronti dei coimputati di corruzione e chiama in causa altri personaggi di rilievo politico e istituzionale. Omissati i verbali

Download PDF

L'ex vice presidente del Cas Nino Gazzara

L’ex vice presidente del Cas Nino Gazzara

Arrestato il 13 marzo del 2018 ha fatto una quindicina di giorni di carcere, poi 3 mesi di arresti domiciliari.

Alla vigilia dell’udienza preliminare ha deciso di vuotare il sacco: ha ammesso i fatti contestati, ha fatto nomi e cognomi, ha tirato in ballo personaggi di rilievo politico e istituzionale.

Nicola Armonium, il titolare di Pachira Srl, società usata – secondo la Procura di Messina – per pagare tangenti a Nino Gazzara, il vicepresidente del Cas, l’ente che aveva bandito la gara, in modo che si prodigasse per favorire il Raggruppamento imprenditoriale Condotte Acque Spa e Cosedil Spa aggiudicatario dell’appalto da 320 milioni di euro per la costruzione di un tratto della Siracusa Gela, è libero.

A disporre la revoca di qualsiasi misura cautelare il Giudice per le indagini preliminari Simona Finocchiaro.

Ma un peso determinante l’ha avuto il parere positivo della Procura guidata da Salvatore De Lucia, che sino a 3 mesi e mezzo fa si era detta contraria anche ai domiciliari in luogo del carcere, disposti comunque dal Tribunale della Libertà il 29 marzo del 2018.

“La condotta processuale di Armonium ha fatto cessare le esigenze cautelari”, ha motivato il gip Finocchiaro.

Di più, la Procura ha dato il consenso alla definizione della posizione processuale di Armonium attraverso il patteggiamento.

La “condotta processuale” positivamente valutata da pm e gip è condensata in due verbali di interrogatorio tenuti in data 2 luglio e 6 luglio del 2018.

Due interrogatori lunghi 10 ore, a cui ha partecipato anche l’aggiunto della Procura Rosa Raffa.

La corruzione

Armonium davanti ai magistrati ha raccontato come si sono svolti i fatti che la Procura ha declinato in termini di corruzione, puntellando l’impianto accusatorio nei confronti di coloro che sono coimputati: Nino Gazzara, colui che secondo l’accusa ha percepito una tangente sotto forma di consulenza legale a favore di Pachira; Stefano Polizzotto, il legale con un passato da capo di gabinetto del Governatore Rosario Crocetta destinatario anch’egli di somme di denaro da parte di Pachira; Duccio Astaldi e Antonio D’andrea, legali rappresentanti del Raggruppamento che si è aggiudicato l’appalto e con Armonium hanno sottoscritto un contratto di consulenza da quasi due milioni di euro.

Armonium è andato anche oltre: ha chiamato in causa personaggi sinora estranei alle indagini e ha aperto squarci di luce anche su altri appalti: è per questo che i verbali sono stati in larga parte omissati.

Gli abusi d’ufficio

Secondo l’impianto accusatorio sono due gli atti di favore che Gazzara, in cambio di una consulenza di 30 mila euro e dell’impegno a consulenze future, ha cercato di far conseguire al Raggruppamento di imprese vittorioso: uno effettivamente deliberato, l’altro no.

Innanzitutto, la stipula di un addendum al contratto di appalto, firmato dall’allora direttore generale Maurizio Trainiti, che ha consentito alla ditta di posticipare la consegna del tratto principale di autostrada di 6 mesi, rispetto alla data fissata nel bando di gara del 31 dicembre del 2015.

Trainiti insieme agli istigatori Gazzara, Astaldi, D’andrea e Polizzotto sono imputati di abuso d’ufficio.

Secondo la procura questo patto era illegale. Per le difese era pienamente lecito e giustificato dal ritardo nell’aggiudicazione definitiva dell’appalto.

Gazzara ancora sempre nell’ambito dell’accordo corruttivo si spese successivamente sul nuovo direttore generale, Salvatore Pirrone, per fare ottenere al raggruppamento un anticipazione del 5% del valore dell’appalto, ma l’anticipazione non fu mai data: Pirrone ritenne fosse vietata dalla legge.

La turbativa d’asta

La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per turbativa d’asta anche dei componenti della sub commissione incaricata dalla commissione di gara nazionale di verificare se le migliorie al progetto definitivo proposto dal raggruppamento vincente non fosse in contrasto con la legge o con il disciplinare di gara e quindi la società risultata vittoriosa non andasse esclusa.

La sub commissione diede il via libera all’aggiudicazione. Secondo la procura così facendo ha turbato la gara, perché il raggruppamento vincente andava escluso.

Che la gara, però, non sia stata truccata, non nel modo ipotizzato dalla Procura, l’ha stabilito il Consiglio di giustizia amministrativa (vedi ampio servizio sulla vicenda).

Imputati di turbativa d’asta sono Pietro Mandanici, Sebastiano Sudano, Antonino Recupero, Corrado Magro e Gaspare Sceusa.

L’eccesso di zelo innocuo

Quest’ultimo, capo dell’ufficio tecnico del Consorzio per le autostrade siciliane, è accusato anche di abuso d’ufficio per aver autorizzato il sub contratto di consulenza legale tra il raggruppamento vincente e la società Pachira Srl, nonostante questo tipo di contratti di sub appalto siano vietati.

In questo modo Sceusa – per la pubblica accusa – ha fatto conseguire un vantaggio indebito alla Pachira srl.

L’attività di indagine ha mostrato che questo contratto di consulenza non ha aggravato in alcun modo il costo dell’appalto per la pubblica amministrazione.

Anche se non vi fosse stata autorizzazione di Sceusa, nulla poteva impedire al raggruppamento vittorioso di procedere alla stipula dello stesso.

Sceusa nel corso di interrogatorio aveva spiegato che l’autorizzazione fu frutto di eccesso di zelo, in quanto non si trattava di un vero e proprio sub appalto: Pachira Srl cioè non andava a compiere opere o attività cui si era impegnato in sede di gara il Raggruppamento di imprese vittorioso, ma attività di tutt’altra natura.

Disposto lo stralcio della posizione di Armonium, tutti gli altri imputati si troveranno davanti al gip Eugenio Fiiorentino il prossimo 16 luglio.

Inchieste del Cas bis, per la Procura e il Gip Salvatore Mastroeni la gara d’appalto per la costruzione della Siracusa Gela era truccata, ma il Consiglio di Giustizia amministrativa un anno prima aveva detto il contrario. Il peso della testimonianza dell’ex capo del genio di Messina Civile Gaetano Sciacca, sconfessato dai giudici amministrativi

Download PDF

Il gip Salvatore Mastroeni

Il gip Salvatore Mastroeni

L’impianto accusatorio dell’inchiesta condotta dalla Procura di Messina che il 14 marzo del 2018 è deflagrato con sei arresti eccellenti, si fonda su un dato sposato in toto dal Giudice per le indagini preliminari, Salvatore Mastroeni: la gara da 370 milioni di euro bandita nel 2013 dal Consorzio per le autostrade siciliane per la costruzione di un tratto di 20 km dell’autostrada Gela Siracusa è stata truccata a favore del Raggruppamento imprenditoriale Condotte Acque Spa e Cosedil Spa.

La prova?

Le dichiarazioni dell’ex Capo del Genio civile di Messina, Gaetano Sciacca.

Eppure, che le decisive valutazioni di Gaetano Sciacca non fossero giuridicamente corrette e che la gara non fosse truccata, non almeno secondo la modalità ritenuta dalla Procura, l’aveva stabilito in maniera chiara il Consiglio di giustizia amministrativa con una sentenza del 5 maggio del 2017, pubblicata 24 giorni dopo, il 29 maggio del 2017.

La pronuncia del massimo organo di giustizia amministrativa siciliana era arrivata due mesi prima che il procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro, e i sostituti Rossana Casabona  e Alessia Giorgianni, il 6 luglio del 2017, chiedessero le misure cautelari per il funzionario Gaspare Sceusa, colui cioè che secondo l’accusa, quale presidente della sub commissione di gara incaricata di valutare un aspetto controverso del progetto esecutivo del gruppo risultato vincitore, aveva truccato la gara.

E sollecitassero analoghe misure cautelari per Nino Gazzara, vicepresidente del Cas; Nicola Armonium, titolare di una società di consulenza legale, Pachira Srl; per il i rappresentanti legali  del gruppo imprenditoriale Condotte Acque, Duccio Astaldi e Antonio D’andrea, per l’avvocato Stefano Polizzotto, accusati di essersi prodigati dopo l’aggiudicazione dell’appalto (insieme allo stesso Sceusa) per favorire l’impresa aggiudicataria nell’esecuzione dell’appalto, anche e soprattutto attraverso la corruzione dell’avvocato Gazzara avvenuta per il tramite di Armonium.

La sentenza del Cga era di nove mesi prima che il Gip Salvatore Mastroeni il 14 marzo del 2018 disponesse gli arresti domiciliari per Sceusa, Astaldi, D’andrea e Polizzotto e il carcere per Armonium e Gazzara, fidandosi ciecamente del materiale probatorio presentatogli dalla Procura.

Il giudice Mastroeni, in specie, per quanto riguarda il reato di alterazione del risultato della gara d’appalto che a Sceusa è costato la privazione della libertà, ha preso per oro colato quanto aveva detto Gaetano Sciacca.

La gara truccata secondo la Procura

Il gruppo Condotte Spa Cosedil Spa si era aggiudicata la gara presentando un progetto migliorativo rispetto a quello definitivo proposto dalla stazione appaltante e già approvato dal Genio civile di Ragusa.

Questo progetto migliorativo prevedeva che i conci dei viadotti “Salvia” e “Scardina” che attraversavano il tratto di autostrada oggetto di appalto fossero di dimensioni diverse da quelle contenute nel progetto definitivo: più grandi, e quindi in misura minore rispetto al progetto he costituiva termine di riferimento della gara.

La commissione ministeriale formata da tecnici nominati dal ministro alle Infrastrutture, dopo aver formulato la graduatoria finale che vedeva al primo posto il Raggruppamento Condotte acqua spa Cosedil spa, aveva chiesto alla sub commissione presieduta da Sceusa  proprio di verificare se questa miglioria non fosse in contrasto con la legge o con il disciplinare di gara e quindi la società risultata vittoriosa non andasse esclusa.

Più precisamente, i commissari nazionali chiedevano se in virtù proprio di queste modifiche non fosse necessaria la preventiva approvazione del progetto esecutivo proposto dall’impresa vincitrice da parte del Genio civile.

Dopo alcune sedute la sub commissione anche sulla base delle dichiarazioni rassicuranti dei legali dell’impresa aggiudicataria si pronuncia nel senso che non c’era bisogno di questa approvazione preventiva. Cosi si arriva all’aggiudicazione definitiva.

Gli inquirenti ipotizzano che questa decisione della sub commissione fosse illegale e di conseguenza la gara truccata. Iscrivono sul registro degli indagati oltre a Sceusa gli altri componenti la commissione.

Ma prove dell’illegalità non ne hanno. Non hanno intercettazioni, testimonianze. documenti che lo attestino. Nulla di nulla.

L’assist dell’ex Genio Gaetano Sciacca

E’ Gaetano Sciacca a fornire linfa alla tesi degli inquirenti.

Il 13 febbraio del 2016 infatti, al pubblico ministero che lo convoca in Procura, spiega con sicurezza: “Il progetto dell’offerta progettuale del raggruppamento Condotte Cosedil, avrebbe comportato la necessità di una nuova approvazione da parte del Genio civile, proprio perché era prevista una modifica dimensionale dei conci e una loro riduzione numerica”.

Sciacca va oltre: “Mi pare dubbio il comportamento della sub commissione che non si sia attivata per richiedere un parere al Genio civile sul progetto migliorativo”.

L’ex capo del Genio civile conclude, rincarando la dose: “Le modifiche tecniche contenute nell’offerta costituiscono una variazione tale da determinare non solo una nuova approvazione da parte del Genio civile ma una nuova approvazione in linea tecnica-amministrativa da parte dell’Anas”. Di più. Sciacca dichiara: “Il progetto andava approvato da un organo interno al Cas denominato Rina, e lo stesso Responsabile unico del procedimento avrebbe dovuto validare di nuovo il progetto”

Insomma, secondo Sciacca l’operato della sub commissione era stato completamente fuori legge.

Il giudice Mastroeni d’accordo con i i tre pubblici ministeri Barbaro, Casabona e Giogianni, sulla scorta di questa valutazione, conclude: “Vi è un’evidente turbativa della gara”.

Se Sciacca è smentito dal Cga e i giudici non se ne avvedono

La gara d’appalto arriva all’attenzione degli organi di giustizia amministrativa regionale cui si erano rivolti le società perdenti, immediatamente dopo l’aggiudicazione.

Secondo i ricorrenti la società aggiudicataria andava esclusa proprio perché il progetto migliorativo richiedeva nuova e  preventiva autorizzazione da parte del Genio civile.

E’ stato il Tar di Catania nel 2014 semplicemente in base a quanto sostenuto nel ricorso sul punto e senza alcun giudizio di merito a chiedere alla Procura di Messina di controllare l’andamento della gara.

In sede di merito, tuttavia sia il Tar che, in appello, il Cga danno ragione al Cas e al Raggruppamento vittorioso.

Sul dato su cui si incentra l’inchiesta penale, già il Consiglio di giustizia amministrativa si era pronunciato l’1 dicembre del 2014, un anno e mezzo prima che Sciacca venisse sentito dalla Procura.

I giudici d’appello avevano rigettato il ricorso sottolineando che “la sub commissione aveva approfondito la questione della necessità dell’approvazione preventiva del progetto del Genio civile e che comunque questa rientrava nella valutazione discrezionale della commissione, aggredibile solo se irragionevole: cosa che non ricorreva nel caso di specie”.

Una motivazione che ha permesso ai pm ministeri e al Gip di ritenere che questa decisione del Cga non ostasse sotto il profilo penale alla configurazione del reato di turbativa d’asta

Tuttavia, il Cga nel 2017 torna specificamente sulla questione nel giudizio revocatorio, rimedio straordinario (per fare un parallelismo una sorta di revisione di sentenza penale passata in giudicato), instaurato dalle società perdenti.

E vi torna non solo in punto di diritto giustificando tutto attraverso il ricorso alla categoria della discrezionalità amministrativa, ma avvalendosi della consulenza tecnica del capo del Genio civile di Ragusa, ovvero di colui che guida l’ufficio competente a esprimersi sul progetto dell’appalto.

Il giudizio tranciante del consulente del CGA

Sulla base di questa consulenza il Cga aveva concluso che “la relazione non lascia adito a dubbi sulla natura dell’intervento autorizzatorio del Genio civile e sul carattere non essenziale delle modifiche proposte dalla società aggiudicataria riguardo le dimensioni dei conci dell’impalcato dei viadotti Salvia e Scardino”.

Il Capo del Genio civile di Ragusa, smentendo Gaetano Sciacca, nella sua relazione aveva spiegato: “Le società concorrenti erano libere di presentare progetti migliorativi. L’ unica condizione è che prima della realizzazione delle opere (e non prima dell’aggiudicazione e della presentazione dell’offerta da parte delle ditte concorrenti, ndr) vengano depositati gli esecutivi e le verifiche delle opere provvisionali per la preventiva autorizzazione del Genio civile”.

Ciò che ha sempre ritenuto la sub commissione presieduta da Sceusa e ciò che è stato fatto dopo l’aggiudicazione e prima dell’inizio dei lavori.

In altre parole, secondo il Cga, la sub commissione presieduta da Sceusa ha operato correttamente secondo quelle che sono le regole tecniche in materia giuridico ingegneristica.

Esattamente il contrario dell’idea che si è fatta la Procura.

Di questa sentenza del 2017 nella richiesta di misure cautelari e nell’ordinanza firmata da Mastroeni non c’è traccia

Che “c’azzecca” l’ex capo del Genio civile…

Le prove regina che la gara fosse truccata è la testimonianza di Gaetano Sciacca.

Questi è stato sentito a sommarie informazioni testimoniali, benché in realtà gli inquirenti gli abbiano chiesto una valutazione tecnica, da veri e propri esperti: ciò che per legge si fa attraverso la nomina di un consulente. E solo questa d’altronde gli potevano chiedere.

Sciacca non solo non è testimone: non si è mai occupato del progetto dell’autostrada che rientrava nella competenza del Genio civile di Ragusa, quindi nulla sa dell’opera.

Ma quando viene sentito non è più da due anni ormai (dal 14 settembre del 2014) a capo del Genio civile di Messina: è infatti a capo di ufficio con tutt’altre competenze, l’Ispettorato del Lavoro.

Non solo. Tra il 2011 e il 2012, per oltre un anno, Gaetano Sciacca, per volere dell’allora Governatore Raffaele Lombardo, ha rivestito, contemporaneamente alle funzioni di capo del Genio civile, anche quelle di vertice del Consorzio per le autostrade siciliane: dei cui funzionari anni dopo ha bocciato l’operato.

Il perché un procuratore della Repubblica senta la necessità di convocare Sciacca, che nella vicenda non ha avuto alcun ruolo, è un mistero che la lettura degli atti non permette di disvelare.

Gravi indizi…. di equivoci

Che la gara d’appalto non si possa dire truccata non significa che le altre ipotesi di reato contestate dalla Procura e accolte dal Gip (che ha disposto una serie di arresti), relativamente al periodo successivo all’aggiudicazione poggino di conseguenza solo per questo sulla sabbia.

Tuttavia, la lettura delle carte consente di dire che una serie di fatti per come sono stati ricostruiti dalla Procura non hanno pieno riscontro nella realtà o sono smentiti.

Di certo c’è che Nino Gazzara, ex onorevole della repubblica italiana, ha ottenuto il 20 gennaio del 2015 un contratto di consulenza legale per attività professionale di avvocato della durata di un anno dalla società Pachira di Nicola Armonium, a sua volta legata da contratto con il gruppo imprenditoriale che si era aggiudicato l’appalto. E che ha incassato 31 mila euro.