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Faida tra “tutori” della legge, un poliziotto e il fratello carabiniere agli arresti domiciliari. Per vendicare la nipote denunciata per furto confezionano contravvenzioni a tavolino nei confronti dei colleghi “troppo rigorosi”. E con il vezzo di guidare motocicli privi di assicurazione

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Le contravvenzioni per guida di motociclo privo di copertura assicurativa con conseguente sequestro del mezzo sono state recapitate a due agenti della polizia di Stato in servizio alla caserma “Calipari” di Messina.

A firmarli un carabiniere, Maurizio Pugliatti, fratello di Francesco Pugliatti, sovrintendente capo della polizia e collega di ufficio dei due destinatari della contravenzione.

Non si è trattato di un caso lodevole di un custode dell’ordine pubblico che non guarda in faccia nessuno e applica la legge nel rispetto del principio di uguaglianza, ma – secondo le conclusioni cui è giunta la Procura al termine di alcuni mesi di indagini – di una vendetta organizzata a tavolino proprio dai fratelli Pugliatti.

Per loro il giudice per le indagini preliminari, Monica Marino, ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari con le accusa di falso aggravato in atto pubblico e accesso abusivo al sistema informatico.

Il movente della guerra fraticida

Il sovrintendente Maurizio Cisca e il vice Danilo Minissale, i due destinatari delle multe, infatti, qualche settimana prima avevano svolto le indagini e individuato la responsabile di alcuni furti denunciando all’autorità giudiziaria la nipote dei fratelli Pugliatti, Sabrina Alizio.

Ciò ha dapprima suscitato le proteste del loro collega di ufficio e zio della Alizio: “Trattandosi di parente di collega dovevate avvertirmi in modo da trovare il modo di comporre la cosa anche con le persone offese”, ha protestato Francesco Pugliatti, secondo quanto hanno raccontato i due colleghi Cisca e Minissale.

Successivamente, è scattata la vendetta, che ha assunto la forma delle due contravvenzioni confezionate a tavolino.

L’imboscata…. imperfetta

Come hanno evidenziato le indagini, i fratelli Pugliatti attraverso degli accessi alla banca dati in uso alle forze dell’ordine effettuata da un collega (ritenuto dagli inquirenti in buona fede), hanno verificato che gli scooter con cui i colleghi si recavano al lavoro erano privi dell’obbligatoria copertura assicurativa.

Così, qualche giorno dopo, precisamente la mattina del 19 aprile del 2018, Maurizio Pugliatti, in forza al Nucleo radiomobile dei carabinieri, mentre faceva servizio a Piazza Trombetta unitamente al collega Alfredo Grillo (anch’egli indagato) ha attestato nei verbali di contravvenzione e nella relazione di servizio di aver visto passare (più o meno nell’ora in cui si prende servizio alla caserma Calipari), due motocicli che non era riuscito a fermare e di cui aveva però preso le targhe, mezzi che a un controllo successivo erano risultati privi di copertura assicurativa.

Quella che sembrava per i fratelli Pugliatti la più facile delle imboscate si è rivelata un autogol.

Non appena è stata loro notificata, i destinatari delle contravvenzioni hanno denunciato che per andare al lavoro avevano seguito strade diverse da quelle riportate nei verbali da Pugliatti e Grillo: sono così scattate le indagini.

Queste, fondate sull’acquisizione delle immagini delle telecamere della zona, hanno dato loro ragione e smentito quanto attestato nei vari verbali da Maurizio Pugliatti e Alfredo Grillo.

 

Ad applicare la legge…. violando la legge

Cisca e Minissale, che tra i compiti di ufficio hanno anche la repressione delle violazioni al codice della strada, nelle loro denunce non hanno negato di aver usato i mezzi privi di assicurazione né che questi non lo fossero, ma che Pugliatti quella mattina non li ha visti né avrebbe potuti vederli.

D’altronde che fossero privi di assicurazione è un dato documentale; che siano andati al lavoro quella mattina a bordo di quegli scooter lo hanno mostrato le immagini delle telecamere.

Le (solite) fughe di notizie riservate

I fratelli Pugliatti non si sono limitati a congegnare e poi eseguire una maldestra vendetta, ma quando hanno saputo che sul loro conto si stavano svolgendo indagini hanno ancor di più peggiorato la loro situazione.

I due fratelli hanno presentato una denuncia per calunnia nei confronti di Cisca e Minissale.

Dalle denuncia emerge che i due erano a conoscenza del contenuto dell’esposto dei colleghi benché le indagini fossero coperti dal segreto istruttorio.

Chi li ha avvisati?

Il Gip Marino ha valorizzato questa circostanza per motivare la sussistenza del pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio su cui ha fondato la necessità degli arresti domiciliari.