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Operazione Beta, il gip Mastroeni nega per mancanza di indizi gravi la misura cautelare per la moglie dell’autista della Procura Lorenzo Mazzullo, già ai domiciliari. Agente di polizia, è accusata di aver fornito informazioni riservate su Grasso e Romeo al marito. Dedito pure al commercio di farina e pellet… con l’auto blindata

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L'autista della Procura Salvatore Mazzullo

L’autista della Procura Salvatore Mazzullo

Il marito, autista civile dei magistrati della Procura di Messina, è ai domiciliari dal 6 luglio scorso, accusato di aver fornito informazioni riservate a Biagio Grasso e a Enzo Romeo, in carcere con l’accusa di aver fatto parte di una cosca mafiosa e di aver commesso una serie di reati funzionali all’espansione della stessa organizzazione.

La moglie, Pasqua Cacciola, agente della Squadra mobile di Messina, invece non verrà sospesa dal servizio come avevano richiesto i sostituti della Procura, coordinati dal procuratore capo facente funzione (sino a ieri, quando si è insediato il nuovo procuratore capo Maurizio De Lucia) Sebastiano Ardita.

Il Giudice per le indagini preliminari, Salvatore Mastroeni, infatti al termine dell’udienza (necessaria prima di poter adottare la misura cautelare della sospensione dal servizio), ha ritenuto che non vi siano indizi gravi e concordanti che giustifichino la tesi secondo cui la Cacciola abbia fornito a suo marito (che poi le ha girate a Grasso) informazioni apprese dalla banca dati della polizia.

Nel corso dell’interrogatorio, Pasqua Cacciola, ha giustificato l’unico accesso che risultava aver effettuato nel 2013 sulla posizione di Biagio Grasso, spiegando che all’epoca c’era in corso un’attività di indagine sullo stesso.

E ha negato di aver mai fornito informazioni riservate su Biagio Grasso dietro richiesta del marito in epoca successiva al 2013: in effetti, non risulta che la Cacciola abbia fatto accessi dalla banca dati per controllare la posizione dell’imprenditore appartenente  – secondo la Procura – alla cosca mafiosa, costola del clan Santapaola di Catania, guidata a Messina da Enzo Romeo.

Il marito Mazzullo, parlando al telefono con Grasso a partire dal 2014 – quando questi entra in fibrillazione perché teme di essere nel mirino della Procura – ipotizza la possibilità di fare accessi attraverso la moglie, ma in riferimento a quelli già fatti (anche a favore di Enzo Romeo) ammette che si è avvalso dell’aiuto di un amico carabiniere.

 

Banca dati della polizia alla mercè di tutti

L’attività di indagine ha fatto emergere che sul conto di Grasso erano stati fatti diversi accessi da parte di più agenti della polizia di Stato (ogni accesso alla banca dati lascia una traccia), i quali interrogati hanno però dichiarato che non ricordavano di essersi mai occupati di indagini su Grasso  e che al contempo,  tuttavia, erano soliti consentire a colleghi di collegarsi alla banca dati con la loro password.

“Sono senza giustificazioni operative i numerosi accessi svolti sul conto di Grasso ad opera di soggetti che non hanno mai svolto attività istituzionale di indagine su questo soggetto”, commenta il Gip Mastroeni nell’ordinanza di misura cautelare di Mazzullo.

“Si tratta di una prassi  deprecabile quella di effettuare accessi mediante gli altri accrediti che appare come un modo conclamato per attingere le illecite informazioni”, sottolinea il Gip.

 

L’instancabile Mazzullo tra magistrati… farina e pellet

Secondo le risultanze delle indagini basate su intercettazioni telefoniche, l’autista Mazzullo, che aveva con Biagio Grasso e Enzo Romeo rapporti di frequentazione molto stretti (specie con il primo), si mette a disposizione per qualsiasi informazione e consiglia Grasso di bonificare gli uffici da eventuali cimici.

Ma il suo lavoro di autista dei magistrati non lo soddisfa del tutto.

Secondo gli accertamenti dei Ros dei carabinieri, Mazzullo a tempo perso si dedicava al commercio di pellet e di farina. Il trasporto della merce? Talvolta, con la macchina blindata di servizio, la stessa con cui accompagnava i sostituti procuratori nelle missioni fuori dal Tribunale.