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Calcioscommesse, nell’inchiesta entra l’ex terzino del Messina calcio Alessandro Parisi. Per la Procura ha aiutato mister Arturo Di Napoli. Spuntano altri indagati…alcuni noti alle cronache giudiziarie. Tra questi Giuseppe Ieni

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Alessandro Parisi

Alessandro Parisi


Uno era il bomber, Re Artù per i tifosi; l’altro il terzino d’attacco dal mancino al fulmicotone.

Negli anni d’oro del Messina calcio, culminati nel 2005 con la promozione in A e l’anno dopo il settimo posto nella massima serie, erano sempre insieme: dentro e fuori campo.

Insieme si ritrovano di nuovo dopo 12 anni. Ma non nel rettangolo di gioco, e non nei locali di cui erano allegri frequentatori.

Si ritrovano a condividere la (molto) più scomoda posizione di indagati nell’inchiesta  della Procura di Messina sul calcio scommesse.

Alessandro Parisi, l’unico calciatore del Messina che sia mai approdato alla Nazionale maggiore, è entrato nel novero delle persone iscritte a modello 21 che fanno compagnia ad Arturo Di Napoli.

L’inchiesta ruota attorno al bomber di origini milanesi divenuto mister e segue un’ipotesi ben definita ma tutta di dimostrare.

Alcune partite, almeno tre, del campionato 2015/2016 del campionato di Lega pro del Messina calcio sono state truccate grazie all’apporto determinante di chi allora ne era l’allenatore: ovvero Di Napoli, iscritto nel registro degli indagati sin dall’avvio dell’inchiesta.

Ma, secondo le prime risultanze delle indagini, Di Napoli si è avvalso dell’apporto di Parisi.

Quest’ultimo, a dispetto dei suoi 38 anni torno a far parte della rosa che il trio composto da Natale Stracuzzi (presidente), Pietro Gugliotta (vice) e Pietro Oliveri, affidò nell’estate del 2015 alle cure di Di Napoli.

Di Napoli e Parisi furono ingaggiati benché entrambi fossero reduci da dure squalifiche proprio per il coinvolgimento in vicende di partite truccate, lontano comunque da Messina.

I due ex calciatori sono indagati con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla alterazione delle competizioni sportive.

 

Spuntano altri indagati 

Nell’inchiesta, oltre a Parisi, con le stesse imputazioni, sono entrati altri personaggi conosciuti nella città di Messina, alcuni anche protagonisti alle cronache giudiziarie.

Tra questi Giuseppe Ieni.

L’uomo di 75 anni negli anni novanta fu rinviato a giudizio in quanto ritenuto una sorta di testa di legno del boss Rosario Sparacio: insomma, era accusato di essersi prestato ad intestarsi dei beni in realtà di proprietà di Sparacio in modo che fossero sottratti alle misure di prevenzione patrimoniale.

Alla fine del processo concluso nel 2014 fu assolto per prescrizione.

Noto alle cronache giudiziarie è pure Ugo Ciampi, figlio del titolare del negozio di interni omonimo del centro città, sotto processo nell’ambito dell’inchiesta per la compravendita di un bambino rumeno. Tra gli indagati anche il padre, Bruno Ciampi.

Entra nell’inchiesta pure Gaetano Alessandro, di 45 anni.

Ex guardia giurata è noto alle cronache (non giudiziarie) per motivi molto più nobili: è presidente, infatti, dell’associazione “Donare è vita”, intitolata a Corrado Lazzara.

Tra gli indagati figura Halim Abdel Khalifeh, titolare insieme ad altro dentista, assolutamente estraneo all’inchiesta, dello studio dentistico K.S. Dental, con sede a Messina in via E. L.Pellegrino e a Polistena in Calabria

 

Il ritorno con furore del bomber

 

Arturo Di Napoli era già sotto inchiesta per aver truccato da allenatore del Savona la partita del campionato di Lega pro della stagione calcistica 2014/2015 tra la sua squadra e quella de L’Aquila.

Tuttavia, al termine dello stesso campionato, in piena estate, ha organizzato la cordata di imprenditori messinesi che hanno rilevato l’Acr Messina dall’imprenditore catanese Pietro Lo Monaco iscrivendola in extremis al campionato di Lega Pro della stagione 2015/2016.

Arturo Di Napoli era rimasto invischiato nell’inchiesta “Dirty soccer” della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che l’11 maggio del 2015 sfociò nelle misure cautelari degli arresti per decine di tesserati.

Inchiodato dalle intercettazioni telefoniche che documentarono i contatti precedenti al match con il direttore sportivo della squadra avversaria, l’ex calciatore con un passato al Napoli e all’Inter fu squalificato a marzo del 2016 a 3 anni e 6 mesi dalla Corte d’appello federale, organo di giustizia sportiva. In primo grado aveva rimediato una squalifica a 4 anni.

Dopo la condanna in appello lasciò la guida dell’ Acr.

 

Le ultime gesta di Parisi

Quando Di Napoli inizia la sua avventura da tecnico del Messina, l’ex compagno di squadra Alessandro Parisi sta scontando gli ultimi scampoli di una lunga squalifica a 3 anni e sei mesi per aver truccato alcune partite di serie A, da calciatore del Bari.

Per la stessa vicenda ha avuto una condanna anche in sede penale.

La squalifica terminò il 10 ottobre 2015.

Il 16 ottobre Di Napoli lo convoca per la partita con l’Andria. In effetti, Parisi già da un anno si allenava con la squadra del Messina.

Il suo apporto sul campo dura però poco.

A febbraio 2016 decide di ritirarsi per problemi fisici ma rimane club manager della società di Natale Stracuzzi.

 

Le origini delle indagini

 

L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Francesco Massara ebbe impulso dalla denuncia dell’organismo di rappresentanza delle agenzie di scommesse che aveva rilevato scommesse un flusso straordinario di giocate su alcune partite del Messina.

Le gare finite nel mirino sono principalmente tre: Casertana-Messina 4-1 del 21 dicembre 2015, Messina-Martina Franca 3-0 del 9 gennaio 2016 e Messina-Benevento 0-5 del 16 gennaio 2016. Ma le indagini hanno puntato i riflettori anche su altre gare.

 

Un sistema collaudato

 

Come hanno disvelato le indagini di diverse Procure d’Italia e la stessa “Dirty soccer”, la combine ha ad oggetto il risultato della partita, molto raramente quello esatto.

In genere, c’è uno o più finanziatori della combine, che spesso ricicla soldi frutto di altri reati. Con i soldi che mette a disposizione si corrompono allenatori, direttori sportivi e calciatori. Concretata la combine, chi ha finanziato il tutto attraverso i suoi prestanomi, i protagonisti stessi della combine (direttori sportivi, allenatori e calciatori), i familiari e gli amici scommettono migliaia di euro in varie agenzie di scommesse di varie città.

Il guadagno, pari a 3, 4, 5 volte quanto si scommette a seconda delle quotazioni, è facile facile.

La scommessa non è neppure una vera scommessa:  l’esito è scontato