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“Il fatto (della corruzione) non sussiste”: assolti il presidente del Tribunale fallimentare Giuseppe Minutoli, l’imprenditore Gianfranco Colosi e l’ex capo della Dia Lillo Romeo. Le ombre di un’inchiesta che attesta sia lecito per un magistrato propiziare affari ad un amico usando il suo ruolo.

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Assoluzione perché “il fatto non sussiste”.

E’ finito così il processo di primo grado celebrato in abbreviato che vedeva sul banco degli imputati il presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Messina Giuseppe Minutoli, l’amico imprenditore Gianfranco Colosi e l’ex capo della Dia di Messina Letterio Romeo.

Il fatto che – secondo il Giudice del Tribunale di Reggio Calabria, Alessandra Borselli –  non sussiste è quello inquadrato in termini giuridici dalla Procura di Reggio Calabria nella fattispecie di Corruzione in atti giudiziari.

Non è stato ritenuto sussistente o comunque non provato il pactum sceleris a tre, in forza del quale – secondo il capo di imputazione elaborato dal sostituto Roberto Di Palma – Minutoli aveva accettato la promessa dall’amico (ex compagno di classe e testimone di nozze) Colosi, titolare del ritrovo “Casaramona” di viale San Martino, dell’assunzione della moglie in una sua società. In cambio il presidente della sezione Fallimentare l’avrebbe aiutato per permettergli di entrare nella gestione dei servizi relativi alle vendite forzate del Tribunale di Messina, previo esautoramento dell’Istituto vendite giudiziarie della famiglia Attinà, che per conto del Tribunale di Messina, in regime di concessione, si occupa da decenni della vendita all’asta dei beni mobili espropriati.

Il patto illecito – stando al capo di imputazione – era stato sostenuto dall’allora capo della Dia di Messina Romeo, che in cambio della promessa di assunzione della convivente “ha messo a disposizione di Colosi e Minutoli i suoi rapporti con l’ambiente messinese”.

 

Parole in libertà e assenza di prova del patto corruttivo

A provare – secondo l’impianto accusatorio – la sussistenza di questo patto corruttivo, essenziale per configurare il reato contestato, c’erano due intercettazioni. 

Due intercettazioni peraltro contraddittorie tra di loro, che avevano ad oggetto racconti che Colosi faceva ai figli e alla moglie in automobile.

Ho chiuso una bella operazione. Bella. Ottima. Fantastica. Mi ha dato l’ok…“, afferma Colosi il 19 settembre del 2015. “Per cosa“, gli chiede il figlio che sta viaggiando insieme a lui e agli altri familiari in auto di ritorno da una cena con Minutoli e famiglia. “Per fare una certa cosa lì al Tribunale. L’Ivg ora lui glielo svuota. Dopo questa chiacchierata sono molto contento perché vuole che faccia lavorare pure a lei, ad Ersilia (moglie di Minutoli, ndr)”.

Qualche mese dopo, è stata registrata un’altra conversazione, dal tenore molto meno netto e più ipotetico.

E’ il 20 novembre del 2015. Colosi è in auto con la moglie. L’argomento è sempre quello delle vendite giudiziarie. “Secondo me l’anello per questo lavoro è Ersilia…Se tu gli trovi….“, dice Colosi. “Un posto ad Ersilia tu dici….quello si p….ma non in questa cosa…in questa cosa no..perché non lo fa…non glielo farebbe fare“, sottolinea la moglie Immacolata Caserta.

Potevano mai queste due intercettazioni costituire la prova di un patto corruttivo (io ti favorisco e tu mi assumi la moglie), in mancanza della quale il reato contestato dalla Procura sarebbe stato inevitabilmente ritenuto insussistente? 

Da quanto si può dedurre dal dispositivo della sentenza e in attesa delle motivazioni – per il giudice reggino Borselli – no: le due intercettazioni non sono sufficienti.

La difesa del magistrato…. stupito

Sul punto è prevalsa facilmente la versione difensiva di Minutoli.

Il giudice interrogato nel corso delle indagini dai pm di Reggio titolari delle indagini ha negato seccamente di aver avuto alcuna intenzione di far assumere la moglie da Colosi: “Non ho mai chiesto di far lavorare mia moglie, né ciò mi è stato mai prospettato. Mia moglie ha tre bambine piccole e addirittura in una società che lavorava per il Tribunale…no… e poi non avrebbe mai voluto lavorare con Colosi, non gradisce molto il tipo di modalità, anche lavorativa. Sono stupito delle affermazioni intercettate di Colosi“, ha spiegato.

Le manovre spericolate di un giudice

Eppure, negli atti delle indagini svolte dai carabinieri c’era una mole notevole di materiale investigativo che indicava come possibile una diversa ricostruzione e valorizzazione dei fatti. Di quelli provati.

Mostrava in maniera chiara che il giudice Minutoli aveva sicuramente messo al corrente Colosi delle problematiche relative alla vendite giudiziarie, benché si trattasse di questioni attinenti al proprio ufficio e Colosi non avese alcuna esperienza e competenza in materia.  

Ancora, le investigazioni avevano evidenziato che lo stesso giudice aveva posto in essere una serie di atti propedeutici a far dichiarare l’Istituto vendite giudiziarie non più idoneo ai servizi svolti per conto del Tribunale fallimentare e che nel frattempo aveva ipotizzato e messo in allarme (quali possibili sostituti) altri operatori del settore delle aste on line, che già lavoravano per il Tribunale fallimentare da lui diretto, individuati prima in Astelegali.net e, successivamente, in Edicom Srl.

Soprattutto, è emerso che, nel contempo, il presidente della Fallimentare ha messo in contatto l’amico Colosi con i rappresentanti legali di quest’ultime società, colossi delle aste giudiziarie immobiliari.

E’ stato accertato, infine, che Colosi ha trovato un accordo con il titolare della società Edicom srl, Alessandro Arlotta, per costituire una società a cui la stessa Edicom srl si sarebbe dovuta appoggiare per le attività in loco. 

Dubbi… al di sopra di ogni sospetto

E’ in linea con il codice penale la condotta di un giudice che mette in contatto un suo amico imprenditore ignorante del settore con uno invece già addentrato ed esperto e “lavora” per l’ufficio che dirige, in modo che entrino in affari?

Se non fosse stato per l’intercessione del presidente del Tribunale, Arlotta, amministratore di una delle società leader del settore, avrebbe mai realizzato un accordo di affari con l’imprenditore amico dello stesso giudice Colosi, che di aste giudiziarie non sapeva assolutamente nulla?

A queste due domande nessun giudice ha dovuto rispondere poiché la procura di Reggio Calabria ha contestato il fatto/reato di Corruzione in atti giudiziari, che richiede la prova del patto tra corrotto e corruttore, vincolando così il giudice e non ha, per esempio, contestato quello che le indagini e i fatti documentati indicavano come il più fondato di Induzione indebita a dare o promettere utilità. 

La configurazione di quest’ultimo reato, infatti, richiede che “un pubblico ufficiale abusando della sua qualità o dei suoi poteri (in ipotesi astratta, un giudice), induce taluno (in ipotesi egualmente astratta, un imprenditore) a dare o promettere indebitamente a se o ad altri (in ipotesi sempre astratta, un amico), denaro o altra utilità (infine in ipotesi massimamente astratta, la costituzione di una società per entrare in un settore molto remunerativo)”.

La prudenza del Csm

Giuseppe Minutoli ha scoperto di essere indagato nel 2016. Subito dopo, il caso è arrivato al Consiglio superiore della magistratura.

La sezione disciplinare ha sospeso il giudizio in attesa che si definisse il procedimento penale, benché la responsabilità disciplinare sia fondata su presupposti diversi da quella penale. 

Minutoli, sotto inchiesta per un grave reato commesso nell’esercizio delle sue funzioni, non solo è rimasto in servizio al Tribunale di Messina ma è rimasto da allora sempre al suo posto di presidente della sezione fallimentare del Tribunale, nella stessa stanza in cui i carabinieri avevano piazzato le videocamere nascoste.

 

Le carte cantano… in pochi ascoltano e qualcuno 

Il materiale probatorio dell’inchiesta scattata all’inizio del 2015 è costituito da una fitta rete di intercettazioni tra i tre imputati: specie tra Colosi e Minutoli.

Tutta la vicenda si snoda tra la viglia dell’estate del 2015, quando le telefonate tra il magistrato e l’imprenditore fanno emergere l’interesse comune, e il gennaio del 2016, quando improvvisamente i protagonisti della vicenda diventano prudentissimi e l’idea di defenestrare l’Istituto vendite giudiziarie subisce un brusco stop.

Il programma d’azione…. per favorire l’amico

Il 28 giugno del 2015 Minutoli informa Colosi della faccenda “Istituto vendite giudiziarie”, usando il pronome personale plurale “noi”, come se parlasse di una questione di comune interesse: “Per quanto riguarda quel discorso delle vendite…si. Conviene per il momento fermarci perché io volevo chiamare l’amministratore di quella società (….) Deve essere convertito entro sessanta giorni un decreto legge in cui si dice che è possibile istituire nuovi commissionari al posto dell’Istituto vendite giudiziarie con determinate caratteristiche….quindi in questo momento iniziare a fare affinità o ipotizzare qualcosa se prima non sappiamo le regole, certo non conviene (….) però sicuramente visto che tu sei una persona di supporto, ci siamo detti, e quindi attendiamo…“, comunica il giudice.

Qualche settimana dopo Minutoli è ancora al telefono con Colosi: “A Reggio cosa è accaduto? Il Tribunale ha fatto un’ispezione e si è accorto c’erano una serie irregolarità. Ha invitato a sanarle, quelli non l’hanno fatto e allora ha revocato la concessione. Ora nel momento in cui il Tribunale ordina..si rende conto che i beni non sono sistemati, che c’è confusione…perchè l’Ivg (di Messina, ndr) in questo momento è una Snc…Forse lui e la figlia…il padre è vecchissimo (….) Se quando uno ordina la sistemazione dei beni e questi non sono in grado di farlo allora potrebbe esserci l’immissione di un nuovo socio“, ipotizza il presidente della sezione fallimentare il 17 luglio del 2015.

Il semplice contributo di un estraneo ignorante

Il magistrato, interrogato il 21 luglio del 2016 dai procuratori reggini titolari delle indagini che gli hanno letto e contestato le intercettazioni (in quel momento a lui ancora ignote), non ha potuto negare di aver coinvolto  l’amico nella questione dell’Istituto vendite giudiziarie, la cui inadeguatezza peraltro gli era stata segnalata dallo stesso Colosi benché l’imprenditore non avesse un ruolo istituzionale: “Il suo doveva essere solo un contributo”, ha però minimizzato. Ma non ha convinto i colleghi calabresi.

Anche perché Colosi parlando con la moglie riconosce candidamente di essere un ignorante della materia: “Non ne capisco e cerco di prendere acqua, per capire il meccanismo perché mi viene complicato, (….) non capisco come si prendono gli incarichi….”, ammette il 20 novembre del 2015.

 

Presentazioni di peso

Colosi non sa nulla del settore. Da solo non potrebbe mai operare: non all’inizio almeno. Ecco allora che ha bisogno di creare sinergie con chi invece opera da anni e già lavora per conto della sezione fallimentare di Messina per l’offerta all’asta dei beni immobili espropriati: le società Astelegali.net. Spa ed Edicom srl, i due colossi (tra di loro concorrenti) delle vendite telematiche.

Il titolare di Casaramona non conosce i vertici delle due società.

E’ Minutoli a creare il contatto.

Il primo amore… non sboccia

Il 23 settembre 2015 Minutoli chiama Colosi: “Ti devo dire una cosa al volo”. Dopo il fugace incontro, Colosi si mette in moto. Ma ha capito male il cognome della persona che gli ha fornito il giudice da contattare.

Manda un sms a Minutoli. Che risponde: “Il cognome è Raco, avvocato Daniela Raco“.

Colosi si procura così il numero dello studio ma il telefono squilla a vuoto.

Chi sia Daniela Raco e quale la ragione della telefonata lo si scopre qualche ora dopo. Colosi telefona infatti a Claudio Palazzetti, amministratore delegato della società di vendite telematiche Astelegali.net Spa: “Sono Colosi. Si ricorda? Ci siamo visti dal dottore Minutoli“, esordisce. “Si certo…certo“, risponde l’interlocutore. “Vediamo se possiamo andare avanti per quel discorso che ci eravamo detti….”, incalza Colosi. “Il progetto lo dobbiamo portare avanti (…..) L’idea sarebbe quella di poter avere un’operatività sul posto, quindi verrebbe benissimo avere un appoggio tipo…penso insomma a quello che potrebbe dare lei….“, precisa Palazzetti. Colosi aggiunge: “Mi diceva il dottore Minutoli che mi cercava Daniela Raco. Non è la vostra….?Si. E’ la nostra dipendente sul posto…quindi parla tranquillamente a nome dell’azienda”, conferma l’amministratore di Astelegali.net, che fornisce all’imprenditore il numero di cellulare della referente a Messina.

Passano poche ore e Colosi telefona all’avvocato Raco: “Sono Colosi. Ci siamo incontrati dal dottore Minutoli. Il dottore Palazzetti mi ha dato il suo numero. Mi diceva il dottore Minutoli che appunto le aveva detto un attimino se potevamo incontrarci ..non so per vedere se quel discorso è…è possibile portarlo avanti“, spiega Colosi. L’avvocato Raco dichiara la sua disponibilità. Da quel giorno in poi, vengono registrati diversi incontri tra Colosi, Raco e Palazzetti. L’oggetto è sempre lo stesso.

La liaison va avanti alcune settimane.

Il tradimento

A novembre il nuovo colpo di fulmine.

Colosi raffredda i rapporti con i vertici di Astelegali.net Spa e inizia febbrili contatti con i vertici di Edicom Srl, con cui imbastisce i contatti più seri e più concreti.

Il presidente della fallimentare nel corso dell’interrogatorio ha negato di aver fatto da tramite.

Sul punto però le intercettazioni lo smentiscono.

In effetti, il primo contatto telefonico tra Alessandro Arlotta il legale rappresentante di Edicom Srl e Colosi è telefonico ed è finalizzato a un incontro.

E’ il 12 novembre del 2015. I due non si sono mai visti, ma la ragione della telefonata è chiara come è chiaro chi sia stato indirettamente a favorire il contatto. “Avevo parlato con la mia collaboratrice Daniela Bottari e….volevamo parlare un attimo per quel discorso della vendita telematica del Tribunale (….) volevo parlare con lei perché so che insomma c’era questo interesse“, spiega Arlotta a Colosi.

Si, c’era questo interesse”, ribatte subito Colosi. “Ci possiamo vedere dove la sua collaboratrice ha preso il cocktail assieme al dottore Minutoli, da Casaramona“, sottolinea.

Minutoli d’altro canto è entusiasta di Daniela Bottari, distaccata, quale referente a Messina di Edicom srl, in una stanza del Tribunale e del suo capo Arlotta e viene a sapere da subito che Colosi è entrato in contatto con quest’ultimo.

Il giorno dopo, il 13 novembre 2015, infatti, Colosi è nell’ufficio di Minutoli: “Adesso c’è un buon feeling con la Bottari…“, osserva Colosi. “Questa della Edicom“, completa Minutoli. “E’una persona intelligente.Che tra l’altro il suo capo, Arlotta, è bravo. Un cervellone“, aggiunge Colosi. “Sono in gamba questi, me ne sono accorto che sono persone attive“, rincara Minutoli. Che si spinge oltre gli apprezzamenti: “Chissà se un domani si può….“. “Certo“, risponde Colosi.

I rapporti si raffreddano e subentra la delusione

Lo scemare dell’interesse di Colosi e delle sollecitazioni di Minutoli viene registrato dai referenti di Astelegali.net Spa, che però non immaginano sia frutto dell’intensificarsi dei rapporti con la concorrenza: “Minutoli inizialmente voleva che mettessimo a suo compare, poi ha fatto marcia indietro“, afferma Daniela Raco l’11 novembre del 2015 al telefono con un collega. Qualche ora dopo è a colloquio con altra collega. Che attacca: “L’interesse che aveva Minutoli era circoscritto perché….“. “Adesso se ne sta sbattendo, cioè loro avevano interesse a fare entrare l’amico…“, conferma la Raco. “Adesso è rimasto tutto come prima…non ha dato neanche impulso..cioè non ha fatto nient’altro….“, rilancia la collega.

Ma in realtà non c’era stato alcuno stop.

Dal notaio…operazione quasi in porto

Negli stessi giorni di novembre infatti i contatti tra Arlotta e Colosi si fanno intensi.

L’imprenditore messinese è certo che l’operazione possa andare in porto.

Si attiva, infatti, per cercare un locale da adibire a deposito dei beni da mettere all’asta e soprattutto si reca dal commercialista prima e dal notaio poi per costituire una società ad hoc (cui era stato già trovato un nome: Servizi vendite giudiziarie Srl).

I “non ricordo” di un giudice

“Sa se Colosi si sia recato dal notaio per costituire una società?”, chiedono a Minutoli i magistrati reggini. “Non me lo ricordo”, ha risposto il giudice nell’interrogatorio del 21 luglio del 2016, a pochi mesi dai fatti.

Eppure, Colosi il 20 novembre del 2015 nel corso di un colloquio con la moglie riferisce: “Giuseppe mi ha detto..se trovi un dottore commercialista che ti fa da amministratore è meglio, io non so niente, non voglio sapere niente”.

Sinergie fruttifere

Tutti i passaggi per la creazione della nuova società sono concordati proprio con l’amministratore di Edicom Srl, Arlotta, con il quale sono registrati contatti continui.

“Con l’anno nuovo si può partire tranquillamente”, si sbilancia Arlotta in una telefonata intercorsa con Colosi il  23 novembre del 2015.

Nelle stesse ore in cui Colosi e Arlotta (mai iscritto nel registro degli indagati nell’ambito di questa inchiesta) congegnano la forma della nuova società che deve approdare al Tribunale, Minutoli chiama l’amministratore di Edicom srl. E’ il 3 dicembre.

La società da tempo si era impegnata a pagare le spese di organizzazione della sala dove si sarebbe tenuto un convegno organizzato da Minutoli e allietato dalla presenza di un giudice della Corte di Cassazione.

Ma ci sono da definire dei dettagli. Tra questi le spese per il pranzo tra Minutoli e il giudice ospite e le rispettive famiglie.

Offro io…un contributo è necessario

“Lei ha sistemato per quanto riguarda il pranzo?”, chiede a un certo punto Arlotta. “Per il pranzo avevo pensato se era possibile fare riferimento a voi…”, risponde il presidente della Fallimentare. “Si”, afferma subito Arlotta. “Si metta d’accordo con Gianfranco Colosi… per la fatturazione elettronica…(…) ma anche di essere limitato nelle pretese…”, suggerisce Minutoli. “Non si preoccupi. Avevamo appuntamento per domani… E’ una persona generosa”, lo rassicura Arlotta. “E’ una persona in gamba“, ribadisce il giudice. “Ci siamo trovati….Per qualsiasi cosa mi chiami, sono a sua disposizione“, lo congeda Arlotta.

Com’è andata?“, chiede per sms Colosi a Minutoli non appena gli ospiti lasciano Casaramona. “Complimenti per il pranzo…Abbiamo mangiato benissimo…Me lo ha ripetuto più volte e lui (il giudice della Cassazione, ndr) gira molto“, risponde Minutoli qualche ora dopo. “Meno male – esclama Colosi – Domattina poi ci vado lì… a che ora parte?“. Minutoli suggerisce: “Se gli vuoi portare qualche cosettina gli fa piacere“. Detto, fatto.

Il Romeo innamorato ma ignaro

Chi invece è sicuramente in attesa dell’assunzione è la compagna dell’allora capo della Dia “Lillo” Romeo.

L’ufficiale è convinto che Colosi da un momento all’altro avrebbe iniziato la nuova attività.

Dall’attività di indagine è emerso che Colosi lo ha tenuto costantemente informato sugli incontri e le trattative con i vertici delle due società di vendita telematica.

Ad alcuni, documentati con appostamenti, ha partecipato lo stesso ufficiale che poi ha intrattenuto relazioni telefoniche con l’amministratore di Edicom Srl Arlotta.

A dicembre del 2015 la sua convivente Maria Laura Pulejo è in fibrillazione: ha problemi lavorativi; Gianfranco Colosi le ha prospettato la possibilità di lavorare nella nuova società e la necessità di fare prima tirocinio nella sede Edicom Srl di Reggio calabria, ma cerca qualche certezza in più.

Romeo tenta di offrirgliela: “La cosa di Gianfranco mi pare la più concreta. Perché la farà..questa cosa lui la farà…si deve vedere quando…se a gennaio, a febbraio…ma la farà sicuramente“, afferma l’ufficiale il 15 dicembre del 2015. “Appena questo (il riferimento è ad Arlotta, ndr) capita a Messina te lo fa incontrare cosi tu da quel momento puoi andare a Reggio (alla sede Edicom, ndr) a vedere come funziona il lavoro…“, sottolinea Il tenente colonnello dei carabinieri Romeo. Che nel frattempo è finito nella rete dell’inchiesta su Antonello Montante, uno dei (tanti) paladini dell’antimafia della Sicilia, ed è sotto processo a Caltanissetta accusato di aver distrutto una relazione di servizio in cui dava atto che l’allora presidente di Confindustria Sicilia l’aveva minacciato.

Il cambio di rotta e il naufragio

Nonostante le certezze di Romeo, l’avventura di Colosi viene stoppata.

D’improvviso, subito dopo l’epifania del 2016, altro colpo di scena.

Minutoli prende le distanze da Edicom srl. Colosi dal canto suo sospende ogni attività diretta a realizzare il progetto. Non vengono più registrate telefonate scottanti. L’Istituto vendite giudiziarie della famiglia Attinà stipula una convenzione con la società concorrente Astelegali.net Spa e da allora, anche con il placet del presidente Minutoli, continua a lavorare per la sezione fallimentare del Tribunale di Messina.

Misteri irrisolti

Cos’è accaduto? 

Qualcuno – per puro caso – ha avvisato il magistrato che c’erano indagini in corso?

E’ questa un’altra domanda a cui l’inchiesta non ha dato sinora risposta.

 

Corruzione in atti giudiziari, la Procura di Reggio Calabria (ri) chiede il rinvio a giudizio per il presidente della sezione Fallimentare del Tribunale di Messina Giuseppe Minutoli, l’imprenditore Gianfranco Colosi e l’ex capo della Dia di Messina Letterio Romeo. Ecco la vicenda, raccontata da 8 mesi di intercettazioni. E la difesa del magistrato

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Il presidente del Tribunale fallimentare Giuseppe Minutoli

Il presidente del Tribunale fallimentare di Messina, Giuseppe Minutoli

 

L’accusa è di corruzione in atti giudiziari. Gli imputati “eccellenti” sono tre.

Per loro la Procura di Reggio Calabria ha chiesto il rinvio a giudizio.

Il presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Messina, Giuseppe Minutoli; l’ex capo della Direzione investigativa antimafia di Messina, Letterio Romeo e uno degli imprenditori della ristorazione più noti di Messina, Gianfranco Colosi, dovranno comparire davanti al Giudice per le indagini preliminari Alessandra Borselli il prossimo 21 gennaio del 2020.

Si tratta di un remake, per usare un termine cinematografico, di una prima richiesta di rinvio a giudizio che oltre un anno fa, il 26 luglio del 2018, si arenò al termine dell’udienza preliminare trasformata in giudizio abbreviato su richiesta del magistrato Minutoli.

Il giudice di quell’udienza, Davide Lauro, restituì infatti gli atti al pubblico ministero perché esercitasse correttamente l’azione penale.

Lauro ritenne che i fatti descritti dal capo di imputazione fossero materialmente diversi da quelli, in ipotesi sempre penalmente rilevanti, che emergevano dal materiale probatorio raccolto dalla Procura e posto all’esame del giudice (leggi articolo).

I sostituti procuratori Roberto Di Palma e Gerardo Dominijanni hanno così rimodellato i termini fattuali dell’accusa, declinati sempre nel reato di corruzione in atti giudiziari, facendo loro le osservazioni del Gup Lauro, e a distanza di 16 mesi hanno esercitato nuovamente l’azione penale.

I termini dell’accusa

Minutoli è ora accusato di aver stretto un pactum sceleris con l’amico (ex compagno di classe e suo testimone di nozze) Gianfranco Colosi, titolare del ritrovo “Casaramona” di viale San Martino, accettando la promessa dell’assunzione della moglie in una società di Colosi in cambio dell’aiuto che il presidente della sezione Fallimentare avrebbe dovuto dare per permettere all’imprenditore di entrare nella gestione dei servizi relativi alle vendite forzate del Tribunale di Messina.

L’operazione sarebbe dovuta passare dall’esautoramento (o comunque ridimensionamento) dell’Istituto vendite giudiziarie, la società facente capo alla famiglia Attinà che per conto del Tribunale di Messina, in regime di concessione, si occupa della vendita all’asta dei beni mobili espropriati.

Specificamente, Minutoli – secondo l’accusa – per concretare questo pactum e contravvenendo ai suoi doveri istituzionali ha prima messo al corrente Colosi delle problematiche relative alla vendite giudiziarie benché si trattasse di questioni attinenti al proprio ufficio; poi, ha posto in essere una serie di atti diretti a far dichiarare l’Istituto vendite giudiziarie non più idoneo ai servizi svolti per conto del Tribunale fallimentare in modo che fosse di conseguenza sostituto o costretto a farsi affiancare da altri operatori del settore individuati prima in Astelegali.net e, successivamente, in Edicom Srl; nel contempo, ha messo in contatto Colosi con i rappresentanti di quest’ultime società in modo da indurre (in forza delle sue funzioni) le stesse ad appoggiarsi per l’attività in loco alla costituenda società del titolare di Casaramona.

L’accordo illecito tra Minutoli e Colosi – stando al capo di imputazione –  è stato sostenuto dall’allora capo della Dia di Messina Romeo, che in cambio della promessa di assunzione della convivente “ha messo a disposizione di Colosi e Minutoli i suoi rapporti con l’ambiente messinese”.

L’ufficiale è abituale frequentatore di Colosi e, in misura minore, di Minutoli.

 

Otto mesi di passione e poi… lo stop

Il materiale probatorio dell’inchiesta scattata all’inizio del 2015 è costituito da una fitta rete di intercettazioni tra i tre imputati: specie tra Colosi e Minutoli.

Tutta la vicenda si snoda tra la viglia dell’estate del 2015, quando le telefonate tra il magistrato e l’imprenditore fanno emergere l’interesse comune, e il gennaio del 2016, quando improvvisamente i protagonisti della vicenda diventano prudentissimi e l’idea di defenestrare l’Istituto vendite giudiziarie subisce un brusco stop.

Il piano d’azione….per favorire l’amico

Il 28 giugno del 2015 Minutoli informa Colosi della faccenda “Istituto vendite giudiziarie”, usando il pronome personale plurale “noi”, come se parlasse di una questione di comune interesse: “Per quanto riguarda quel discorso delle vendite…si. Conviene per il momento fermarci perché io volevo chiamare l’amministratore di quella società (….) Deve essere convertito entro sessanta giorni un decreto legge in cui si dice che è possibile istituire nuovi commissionari al posto dell’Istituto vendite giudiziarie con determinate caratteristiche….quindi in questo momento iniziare a fare affinità o ipotizzare qualcosa se prima non sappiamo le regole, certo non conviene (….) però sicuramente visto che tu sei una persona di supporto, ci siamo detti, e quindi attendiamo…“, comunica il giudice.

Qualche settimana dopo Minutoli è ancora al telefono con Colosi: “A Reggio cosa è accaduto? Il Tribunale ha fatto un’ispezione e si è accorto c’erano una serie irregolarità. Ha invitato a sanarle, quelli non l’hanno fatto e allora ha revocato la concessione. Ora nel momento in cui il Tribunale ordina..si rende conto che i beni non sono sistemati, che c’è confusione…perchè l’Ivg (di Messina, ndr) in questo momento è una Snc…Forse lui e la figlia…il padre è vecchissimo (….) Se quando uno ordina la sistemazione dei beni e questi non sono in grado di farlo allora potrebbe esserci l’immissione di un nuovo socio“, ipotizza il presidente della sezione fallimentare il 17 luglio del 2015.

Parola d’ordine: minimizzare

Il magistrato, interrogato il 21 luglio del 2016 dai procuratori reggini titolari delle indagini che gli hanno letto e contestato le intercettazioni (in quel momento a lui ancora ignote), non ha potuto negare di aver coinvolto  l’amico nella questione dell’Istituto vendite giudiziarie, la cui inadeguatezza peraltro gli era stata segnalata dallo stesso Colosi benché l’imprenditore non avesse un ruolo istituzionale: “Il suo doveva essere solo un contributo”, ha però minimizzato. Ma non ha convinto i colleghi.

Anche perché Colosi parlando con la moglie riconosce candidamente di essere un ignorante della materia: “Non ne capisco e cerco di prendere acqua, per capire il meccanismo perché mi viene complicato, (….) non capisco come si prendono gli incarichi….”, ammette il 20 novembre del 2015.

 

Presentazioni di peso

Colosi non sa nulla del settore. Da solo non potrebbe mai operare: non all’inizio almeno. Ecco allora che ha bisogno di creare sinergie con chi invece opera da anni e già lavora per conto della sezione fallimentare di Messina per l’offerta all’asta dei beni immobili espropriati: le società Astelegali.net. Spa ed Edicom srl, i due colossi (tra di loro concorrenti) delle vendite telematiche.

Il titolare di Casaramona non conosce i vertici delle due società. E’ Minutoli a creare il contatto.

Il primo amore…

Il 23 settembre 2015 chiama Colosi: “Ti devo dire una cosa al volo”. Dopo il fugace incontro Colosi si mette in moto. Ma ha capito male il cognome della persona da contattare. Manda un sms a Minutoli. Che risponde: “Il cognome è Raco, avvocato Daniela Raco“.

Colosi si procura così il numero dello studio ma il telefono squilla a vuoto.

Chi sia Daniela Raco e quale la ragione della telefonata lo si scopre qualche ora dopo. Colosi telefona infatti a Claudio Palazzetti, amministratore delegato della società di vendite telematiche Astelegali.net Spa: “Sono Colosi. Si ricorda? Ci siamo visti dal dottore Minutoli“, esordisce. “Si certo…certo“, risponde l’interlocutore. “Vediamo se possiamo andare avanti per quel discorso che ci eravamo detti….”, incalza Colosi. “Il progetto lo dobbiamo portare avanti (…..) L’idea sarebbe quella di poter avere un’operatività sul posto, quindi verrebbe benissimo avere un appoggio tipo…penso insomma a quello che potrebbe dare lei….“, precisa Palazzetti. Colosi aggiunge: “Mi diceva il dottore Minutoli che mi cercava Daniela Raco. Non è la vostra….?Si. E’ la nostra dipendente sul posto…quindi parla tranquillamente a nome dell’azienda”, conferma l’amministratore di Astelegali.net, che fornisce all’imprenditore il numero di cellulare della referente a Messina.

Passano poche ore e Colosi telefona all’avvocato Raco: “Sono Colosi. Ci siamo incontrati dal dottore Minutoli. Il dottore Palazzetti mi ha dato il suo numero. Mi diceva il dottore Minutoli che appunto le aveva detto un attimino se potevamo incontrarci ..non so per vedere se quel discorso è…è possibile portarlo avanti“, spiega Colosi. L’avvocato Raco dichiara la sua disponibilità. Da quel giorno in poi, vengono registrati diversi incontri tra Colosi, Raco e Palazzetti. L’oggetto è sempre lo stesso.

La liaison va avanti alcune settimane.

Il tradimento

A novembre il nuovo colpo di fulmine.

Colosi raffredda i rapporti con i vertici di Astelegali.net Spa e inizia febbrili contatti con i vertici di Edicom Srl, con cui imbastisce i contatti più seri e più concreti.

Il presidente della fallimentare nel corso dell’interrogatorio ha negato di aver fatto da tramite.

Sul punto però le intercettazioni lo smentiscono.

In effetti, il primo contatto telefonico tra Alessandro Arlotta il legale rappresentante di Edicom Srl e Colosi è telefonico ed è finalizzato a un incontro.

E’ il 12 novembre del 2015. I due non si sono mai visti, ma la ragione della telefonata è chiara come è chiaro chi sia stato indirettamente a favorire il contatto. “Avevo parlato con la mia collaboratrice Daniela Bottari e….volevamo parlare un attimo per quel discorso della vendita telematica del Tribunale (….) volevo parlare con lei perché so che insomma c’era questo interesse“, spiega Arlotta a Colosi.

Si, c’era questo interesse”, ribatte subito Colosi. “Ci possiamo vedere dove la sua collaboratrice ha preso il cocktail assieme al dottore Minutoli, da Casaramona“, sottolinea.

Minutoli d’altro canto è entusiasta di Daniela Bottari, distaccata, quale referente a Messina di Edicom srl, in una stanza del Tribunale e del suo capo Arlotta e viene a sapere da subito che Colosi è entrato in contatto con quest’ultimo.

Il giorno dopo, il 13 novembre 2015, infatti, Colosi è nell’ufficio di Minutoli: “Adesso c’è un buon feeling con la Bottari…“, osserva Colosi. “Questa della Edicom“, completa Minutoli. “E’una persona intelligente.Che tra l’altro il suo capo, Arlotta, è bravo. Un cervellone“, aggiunge Colosi. “Sono in gamba questi, me ne sono accorto che sono persone attive“, rincara Minutoli. Che si spinge oltre gli apprezzamenti: “Chissà se un domani si può….“. “Certo“, risponde Colosi.

L’antefatto al tradimento

Nel mese di ottobre del 2015, proprio mentre si susseguono i contatti tra Colosi Raco e Palazzetti di Astelegali.net Spa, Minutoli è preso dall’organizzazione di un evento formativo in materia di processo di esecuzione per il 4 dicembre a cui invita un alto giudice della Corte di Cassazione.

Ci sono da pagare le spese di organizzazione (compresa la cena sociale) e di vitto e alloggio del prestigioso ospite. Si rivolge agli ordini professionali. Ma si rivolge pure alla società privata Edicom Srl, che non si tira indietro.

Il 25 ottobre è a colloquio con Daniela Bottari: “Ne parli con Arlotta (….) e al limite se voi ritenete un 3, 400 euro per coprire le spese della trattoria. Lui (riferito ad Arlotta, ndr) mi aveva detto: “Assolutamente me la vedo io” “.

Il convegno è stato inserito negli eventi formativi della Scuola superiore della magistratura. Il regolamento di contabilità della Scuola fa divieto di usare finanziamenti da società private. Ma Minutoli, dopo un’iniziale ritrosia, procede egualmente.

La trascuratezza e la delusione

Lo scemare dell’interesse di Colosi e delle sollecitazioni di Minutoli viene registrato dai referenti di Astelegali.net Spa, che però non immaginano sia frutto dell’intensificarsi dei rapporti con la concorrenza: “Minutoli inizialmente voleva che mettessimo a suo compare, poi ha fatto marcia indietro“, afferma Daniela Raco l’11 novembre del 2015 al telefono con un collega. Qualche ora dopo è a colloquio con altra collega. Che attacca: “L’interesse che aveva Minutoli era circoscritto perché….“. “Adesso se ne sta sbattendo, cioè loro avevano interesse a fare entrare l’amico…“, conferma la Raco. “Adesso è rimasto tutto come prima…non ha dato neanche impulso..cioè non ha fatto nient’altro….“, rilancia la collega.

Ma in realtà non c’era stato alcuno stop.

Negli stessi giorni di novembre infatti i contatti tra Arlotta e Colosi si fanno intensi.

L’imprenditore messinese è certo che l’operazione possa andare in porto.

Si attiva, infatti, per cercare un locale da adibire a deposito dei beni da mettere all’asta e soprattutto si reca dal commercialista prima e dal notaio poi per costituire una società ad hoc (cui era stato già trovato un nome: Servizi vendite giudiziarie Srl).

I “non ricordo” di un giudice

“Sa se Colosi si sia recato dal notaio per costituire una società?”, chiedono a Minutoli i magistrati reggini. “Non me lo ricordo”, ha risposto il giudice nell’interrogatorio del 21 luglio del 2016, a pochi mesi dai fatti.

Eppure, Colosi il 20 novembre del 2015 nel corso di un colloquio con la moglie riferisce: “Giuseppe mi ha detto..se trovi un dottore commercialista che ti fa da amministratore è meglio, io non so niente, non voglio sapere niente”.

Sinergie fruttuose

Tutti i passaggi per la creazione della nuova società sono concordati proprio con l’amministratore di Edicom Srl, Arlotta, con il quale sono registrati contatti continui.

“Con l’anno nuovo si può partire tranquillamente”, si sbilancia Arlotta in una telefonata intercorsa con Colosi il  23 novembre del 2015.

Nelle stesse ore in cui Colosi e Arlotta (mai iscritto nel registro degli indagati nell’ambito di questa inchiesta) congegnano la forma della nuova società che deve approdare al Tribunale, Minutoli chiama l’amministratore di Edicom srl. E’ il 3 dicembre. La società da tempo si era impegnata a pagare le spese di organizzazione della sala dove si sarebbe tenuto il convegno. Ma ci sono da definire dei dettagli. Tra questi le spese per il pranzo tra Minutoli e il giudice della Cassazione e le rispettive famiglie.

Offro io… e pagano loro

“Lei ha sistemato per quanto riguarda il pranzo?”, chiede a un certo punto Arlotta. “Per il pranzo avevo pensato se era possibile fare riferimento a voi…”, risponde il presidente della Fallimentare. “Si”, afferma subito Arlotta. “Si metta d’accordo con Gianfranco Colosi… per la fatturazione elettronica…(…) ma anche di essere limitato nelle pretese…”, suggerisce Minutoli. “Non si preoccupi. Avevamo appuntamento per domani… E’ una persona generosa”, lo rassicura Arlotta. “E’ una persona in gamba“, ribadisce il giudice. “Ci siamo trovati….Per qualsiasi cosa mi chiami, sono a sua disposizione“, lo congeda Arlotta.

Com’è andata?“, chiede per sms Colosi a Minutoli non appena gli ospiti lasciano Casaramona. “Complimenti per il pranzo…Abbiamo mangiato benissimo…Me lo ha ripetuto più volte e lui (il giudice della Cassazione, ndr) gira molto“, risponde Minutoli qualche ora dopo. “Meno male – esclama Colosi – Domattina poi ci vado lì… a che ora parte?“. Minutoli suggerisce: “Se gli vuoi portare qualche cosettina gli fa piacere“. Detto, fatto.

La prova del patto corruttivo

Nel corso dell’interrogatorio del 26 luglio del 2016 Minutoli ha negato di aver avuto “l’intenzione di favorire il suo ex compagno di classe nel settore delle vendite giudiziarie”.

Secondo gli inquirenti, invece, decine di intercettazioni provano che – facendo valere il suo peso di giudice – si sia prodigato a tal fine.

Così come – sempre per gli investigatori – è chiara la ragione del suo interessamento. E si fonda, oltre che su deduzioni logiche, su due intercettazioni.

Ho chiuso una bella operazione. Bella. Ottima. Fantastica. Mi ha dato l’ok…“, afferma Colosi il 19 settembre del 2015. “Per cosa“, gli chiede il figlio che sta viaggiando insieme a lui e agli altri familiari in auto di ritorno da una cena con Minutoli e famiglia. “Per fare una certa cosa lì al Tribunale. L’Ivg ora lui glielo svuota. Dopo questa chiacchierata sono molto contento perché vuole che faccia lavorare pure a lei, ad Ersilia (moglie di Minutoli, ndr)”.

Qualche mese dopo, è stata registrata un’altra conversazione, dal tenore molto meno netto e più ipotetico.

E’ il 20 novembre del 2015. Colosi è in auto con la moglie. L’argomento è sempre quello delle vendite giudiziarie. “Secondo me l’anello per questo lavoro è Ersilia…Se tu gli trovi….“, dice Colosi. “Un posto ad Ersilia tu dici….quello si p….ma non in questa cosa…in questa cosa no..perché non lo fa…non glielo farebbe fare“, sottolinea la moglie Immacolata Caserta.

La difesa del magistrato

Minutoli nell’interrogatorio ha negato seccamente di aver avuto alcuna intenzione di far assumere la moglie da Colosi: “Non ho mai chiesto di far lavorare mia moglie, né ciò mi è stato mai prospettato. Mia moglie ha tre bambine piccole e addirittura in una società che lavorava per il Tribunale…no… e poi non avrebbe mai voluto lavorare con Colosi, non gradisce molto il tipo di modalità, anche lavorativa. Sono stupito delle affermazioni intercettate di Colosi”, ha spiegato.

Dubbi in cerca di soluzione

Saranno ritenute sufficienti le due intercettazioni per provare che le condotte di Minutoli (quantomeno quelle di presentazione dei vertici delle due società) fossero frutto del patto corruttivo con Colosi, avente ad oggetto l’assunzione della moglie, come ipotizza la Procura?

E se così non sarà e Minutoli si fosse mosso soltanto per amicizia è ipotizzabile qualche altro reato a suo carico?

Sono questi alcuni dei temi salienti della vicenda processuale che inizierà il prossimo 20 gennaio.

O Romeo….romeo

Chi invece è sicuramente in attesa dell’assunzione è la compagna dell’allora capo della Dia “Lillo” Romeo.

L’ufficiale è convinto che Colosi da un momento all’altro avrebbe iniziato la nuova attività

Dall’attività di indagine è emerso che Colosi lo ha tenuto costantemente informato sugli incontri e le trattative con i vertici delle due società di vendita telematica.

Ad alcuni, documentati con appostamenti, ha partecipato lo stesso ufficiale che poi ha intrattenuto relazioni telefoniche con l’amministratore di Edicom Srl Arlotta.

A dicembre del 2015 la sua convivente Maria Laura Pulejo è in fibrillazione: ha problemi lavorativi; Gianfranco Colosi le ha prospettato la possibilità di lavorare nella nuova società e la necessità di fare prima tirocinio nella sede Edicom Srl di Reggio calabria, ma cerca qualche certezza in più.

Romeo tenta di offrirgliela: “La cosa di Gianfranco mi pare la più concreta. Perché la farà..questa cosa lui la farà…si deve vedere quando…se a gennaio, a febbraio…ma la farà sicuramente“, afferma l’ufficiale il 15 dicembre del 2015. “Appena questo (il riferimento è ad Arlotta, ndr) capita a Messina te lo fa incontrare cosi tu da quel momento puoi andare a Reggio a vedere come funziona il lavoro…“, sottolinea Il tenente colonnello dei carabinieri Romeo. Che nel frattempo è finito nella rete dell’inchiesta su Antonello Montante, uno dei (tanti) paladini dell’antimafia della Sicilia, ed è sotto processo a Caltanissetta accusato di aver distrutto una relazione di servizio in cui dava atto che l’allora presidente di Confindustria Sicilia l’aveva minacciato.

Il cambio di rotta e il naufragio

Nonostante le certezze di Romeo, l’avventura di Colosi viene stoppata.

D’improvviso, subito dopo l’epifania del 2016, altro colpo di scena.

Minutoli prende le distanze da Edicom srl. Colosi dal canto suo sospende ogni attività diretta a realizzare il progetto. Non vengono più registrate telefonate scottanti. L’Istituto vendite giudiziarie della famiglia Attinà stipula una convenzione con la società concorrente Astelegali.net Spa e da allora, anche con il placet del presidente Minutoli, continua a lavorare per la sezione fallimentare del Tribunale di Messina.

Cos’è accaduto?

 

LA PRECISAZIONE DI ALESSANDRO ARLOTTA

“Premesso che la nostra società opera in ambito nazionale e si contraddistingue per la massima trasparenza e professionalità, siamo
ad osservare, che la ricostruzione dei fatti relativi all’attività da noi svolta nella qualità di software house e soggetto specializzato, appare artefatta e con sfumature romanzesche, nonché ricavata da stralci di intercettazioni di dubbia provenienza, con relativa pubblicazione di nome e cognome per
esteso di persone e società non coinvolte nel procedimento”.

E’ questa la precisazione dell’amministratore unico di Edicom Srl inviata a seguito della pubblicazione dell’articolo.

(L’articolo è stato scritto sulla base delle risultanze di indagini, a chiunque legge è chiaro che Arlotta, la sua società o altri dipendenti della stessa non risultano indagati o coinvolti, semmai – nella prospettazione dell’accusa – vittime. (M.S.).

Corruzione, da rifare il processo al giudice della sezione fallimentare Giuseppe Minutoli. Il gup di Reggio Calabria, Davide Lauro, ordina la restituzione degli atti alla Procura per il corretto esercizio dell’azione penale: “Fatti diversi da quelli contestati”

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Il magistrato Giuseppe Minutoli

Il magistrato Giuseppe Minutoli


Né una sentenza di condanna, né una sentenza di assoluzione, bensì un’ordinanza di restituzione degli atti al pubblico ministero perché eserciti correttamente l’azione penale.

E’ questo l’esito del giudizio abbreviato che vedeva come imputato di corruzione il presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Messina Giuseppe Minutoli.

Il giudice dell’udienza preliminare di Reggio calabria, Davide Lauro, al termine di tre lunghe udienze ha stabilito che i fatti descritti dal capo di imputazione sono materialmente diversi da quelli, in ipotesi penalmente rilevanti in termini sempre di corruzione, che emergono nel materiale probatorio raccolto dalla Procura e posto all’esame del giudice.

Minutoli era accusato di aver accettato la promessa che gli era stata fatta dall’amico Gianfranco Colosi, imprenditore molto noto a Messina nel campo della ristorazione (è il titolare di Casa Ramona di viale San Martino), dell’assunzione della moglie nella costituenda società che proprio grazie all’aiuto del presidente della Fallimentare avrebbe dovuto subentrare all’Istituto vendite giudiziarie nella gestione dei servizi relativi alle vendite forzate del Tribunale.

L’accusa era fondata su alcune intercettazioni ambientali e telefoniche.

Il gup Lauro nell’ordinanza di tre pagine, per mostrare la divergenza tra fatti descritti e i fatti risultanti dagli atti di indagine, ha in primo luogo osservato che in queste intercettazioni non vi è un riferimento all’assunzione della moglie nella costituenda società, ma si parla di generica assunzione presso altra società riconducibile all’imprenditore della ristorazione.

In secondo luogo, il giudice ha rilevato che diversamente da quanto sostenuto nel capo di imputazione, dalle intercettazioni emerge che Colosi non dovesse scalzare l’Istituto vendite giudiziarie (IVG), ma avrebbe dovuto stringere un patto sinergico con la società Astelegali.net, interessata a succedere all’IVG, e che l’intento di Minutoli fosse proprio quello di mettere in contatto Colosi con Astelegali.net. .

“L’imputato ha diritto di difendersi da fatti materiali descritti compiutamente nel capo di imputazione corrispondenti a quelli che emergono dalle risultanze istruttorie”, ha in sostanza statuito il Gip.

Nel caso di specie ciò non è accaduto e dunque la Procura dovrà di nuovo procedere alla contestazione dei fatti proponendo una nuova richiesta di rinvio a giudizio.

I coimputati vanno in ordinario

Il coimputato Gianfranco Colosi ha scelto il rito ordinario. Dopo un errore di notifica della richiesta di rinvio a giudizio, l’udienza preliminare non si è ancora tenuta.

Il rito ordinario è stato scelto pure da Letterio Romeo, all’epoca dei fatti capo della Direzione investigativa antimafia di Messina.

L’ufficiale, intimo amico sia di Colosi che di Minutoli, secondo l’accusa è stato attore del patto corruttivo tra il giudice e l’imprenditore e ha avuto, a sua volta, la promessa dell’assunzione della moglie.

La pubblica accusa aveva chiesto per Giuseppe Minutoli 5 anni di reclusione, 7 anni e mezzo come come pena base, ridotta di un terzo, ovvero di 2 anni e mezzo, per la scelta del rito speciale.