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Omicidio di Lorena Mangano, “La gara tra auto c’era: ecco perché”. Nelle motivazioni della Corte d’appello la responsabilità di Giovanni Gugliandolo in competizione con Gaetano Forestiere. Che speronò l’auto condotta dalla studentessa di 23 anni

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Lorena Mangano

Lorena Mangano

 

 

Che la sera del 28 giugno del 2016 Gaetano Forestiere, alla guida dell’Audi TT in stato di ebbrezza, non si sia fermato all’incrocio tra via Garibaldi e via Torrente Trapani al rosso del semaforo e ad una velocità folle abbia speronato una Fiat panda uccidendo la conducente Lorena Mangano di 23 anni e ferendo le altre persone a bordo era un dato provato incontrovertibilmente nel giudizio di primo grado.

Il giudizio di appello doveva risolvere un altro tema controverso: l’agente della guardi di finanza di 32 anni quella sera era impegnato in una gara nel centro città ingaggiata con Giovanni Gugliandolo, 25 anni, alla guida di una Fiat 500 Abarth?

Una domanda di non poco conto soprattutto per Gugliandolo: se gara non c’era allora quest’ultimo non avrebbe dovuto rispondere della morte di Lorena e del ferimento degli altri (a titolo di cooperazione colposa).

In primo grado, Il giudice per l’udienza preliminare, Salvatore Mastroeni alla domanda aveva dato una risposta positiva: ritenendoli entrambi colpevoli di avere cagionato la morte di Lorena Mangano li aveva condannati a 11 anni di reclusione il primo e a 7 anni il secondo.

I difensori di Gugliandolo in appello hanno cercato di confutare la tesi della gara, affidandosi alla consulenza tecnica “negazionista” effettuata per conto del pubblico ministero dall’ingegnere Santi Mangano sulla base dei filmati e tenuta in nessuna considerazione dal giudice Mastroeni, e ad alcune testimonianze “assolutorie”, prime fra tutte quella del conducente di un’Opel Corsa, Marco Giorgianni.

Mastroeni invece aveva considerato sufficienti e determinanti alcune testimonianze di automobilisti che avevano assistito alla scena.

I giudici di appello, a leggere le motivazioni di 42 pagine depositate oggi, hanno ritenuto che la gara ci fosse, usando argomentazioni più ampie.

La Corte d’appello “integra” il gup Salvatore Mastroeni

Infatti, a provare la tesi della gara – secondo i giudici- ci sono non solo alcune testimonianze già utilizzate dal giudice Mastroeni, ma anche uno spezzone del video che riprende le due auto poco prima dell’impatto letale.

“Dal filmato si vede l’auto Fiat 500 abarth che viaggiava al centro della carreggiata leggermente spostata verso sinistra con davanti un motociclo e dietro l’audi TT che si dirigeva, in sorpasso, alla sua destra. Improvvisamente l’auto condotta da Gugliandolo devia verso destra, di fatto impedendo al Forestiere la manovra, tanto da indurlo a deviare, a sua volta, a sinistra ed a sorpassare da tale lato il ciclomotore“, osservano i giudici, che concludono: “Si tratta a ben vedere di manovra per nulla necessaria – in quanto la Fiat 500 Abarth poteva tranquillamente sorpassare il motorino a sinistra, avendone lo spazio – e che può trovare logica spiegazione solo nell’intento di impedire all’Audi TT il sorpasso. Il che si inquadra perfettamente nella competizione tra i due imputati“, motivano i giudici nel passaggio saliente della sentenza d’appello.

 

I giudici d’appello valorizzano anche la testimonianza della fidanzata del conducente dell’Opel corsa, in quei frangenti a bordo della stessa auto, sentita appositamente nel corso del processo di secondo grado: “Si vedeva che c’erano  queste due macchine, c’era questa Audi che correva e questa Abarth che gli andava dietro, quindi comunque era la velocità…se non ci fosse stato questo incidente queste due auto avrebbero continuato con lo stesso andamento”, ha dichiarato  Antonietta Manganaro, che sul punto ha neutralizzato le dichiarazioni del fidanzato Marco Giorgianni. Questi aveva escluso che “le due auto stessero gareggiando“.

I giudici di secondo grado hanno comunque ridotto le pene a 10 anni per Forestiere e a 6 anni per Gugliandolo, ritenendo non applicabile una delle aggravanti addebitate loro in primo grado.