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IL CORSIVO. “Ex gil”: come ti risolvo un problema trentennale in diretta facebook e in un’ora. Se il metodo “deluchiano” del blitz non colpisce i veri responsabili, non migliora le cose e lascia il deserto

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Il sindaco Cateno De Luca e il custode dell'ex Gil

Il sindaco Cateno De Luca e il custode dell’ex Gil

“Licenziare i custodi per scarso rendimento e chiudere l’impianto per carenze igieniche strutturali”.

E’ bastato che il sindaco Cateno De Luca si spostasse per un’oretta da Palazzo Zanca  ed ecco che uno dei tanti problemi della città è stato risolto.

Il clamore, quello che tanto eccita il primo cittadino, che nei suoi continui blitz si muove con telecamera al seguito, in questo caso è stato pure amplificato: il custode, sorpreso a vedere la televisione in orario di servizio e umiliato da De Luca in veste di attore comico, è salito su un tetto minacciando di buttarsi giù.

Il problema “ex Gil” è stato risolto radicalmente.

In un batter baleno ci si è liberati di custodi ignavi, scansafatiche e “ruba stipendio” e dei costi di manutenzione dell’unico impianto sportivo di atletica del centro città, la cui pista solo un anno fa era stata rifatta per la modica cifra di 200 mila euro.

Un risparmio per le esangui casse del Comune senza precedenti: da “Manuale del (perfetto) aspirante amministratore comunale”, per citare il libro che il sindaco ha pubblicato qualche tempo prima di essere eletto, a maggio del 2018, alla guida della città.

E gli sportivi? Gli utenti dell’impianto? Le decine di ragazzini che al pomeriggio si allenano? I giovani che invece di stare nelle sale giochi o nei luoghi di spaccio socializzano con i coetanei, abituandosi alla fatica? Le persone di mezza età o anche anziane che preferiscono lo sport alle sale bingo?

Beh,quelli se ne facciano una ragione. Il risparmio prima di tutto.

D’altronde, basta attendere qualche mese e l’impianto verrà dato in gestione a qualche privato che lo renderà funzionale, moderno, pulito.

Qualche privato disposto pure a perdere denaro pure di mostrare che De Luca è un genio dell’amministrazione della cosa pubblica.

Anzi, non si capisce perché non lo si imiti pure nelle altre città d’italia, dove ancora i sindaci e gli assessori  pensano che siano eletti (e anche pagati) per risolvere i problemi: trovare i fondi e ristrutturare gli immobili pubblici fatiscenti; fare pulire e far lavorare il personale e in caso estremo licenziarlo dopo aver seguito le procedure di legge.

Dove fanno i conti con un principio elementare: ci sono servizi pubblici i cui ricavi non possono coprire i costi, servizi che vanno finanziati con la fiscalità generale.

Invece De Luca è avanti: per un anno lascia marcire il problema e poi con un blitz lo risolve.

E’ come se il direttore generale di un ospedale, che per un anno ignora le segnalazioni dei pazienti sui disservizi in un reparto e sulle perdite di acqua dai soffitti, poi una mattina si sveglia, va nel reparto, trova i medici e infermieri che sono nei corridoi a chiacchierare e che fa?

Licenzia tutti e chiude il reparto, facendo pentire gli utenti di aver segnalato le disfunzioni.

E’ ovvio, non c’è neppure bisogno di scomodare gli avvocati, che nessun giudice avallerà il licenziamento dei custodi operato secondo i metodi “deluchiani”. E per le casse pubbliche c’è da augurarsi che i dirigenti, cui il sindaco ha dato disposizioni in tal senso, non le traducano in un provvedimento concreto e suicida.

Non perché i custodi non meriterebbero di essere licenziati. E De Luca, più in generale, non colga nel segno, come tutti sanno, nell’individuare ad ogni blitz sacche vergognose di lassismo e di parassitismo, a cui nessuna amministrazione precedente ha mai provato a rimediare. 

Chiunque frequenta quell’impianto sportivo sa che da sempre i custodi omettono di compiere qualsiasi attività che sia diversa da chiudere e aprire la porta, accendere e spegnere le luci. E passano le otto ore di servizio a non fare niente.

L’erbaccia invade la pista e le radici la deteriorano? “Non è compito nostro”. Ci sono bottiglie e rifiuti sulla pista? “Non è compito nostro”. Gli spogliatoi e i bagni sono sudici? “Non è compito nostro”.

E’ stata sempre questa la risposta che hanno dato, spalleggiati da complici sindacalisti che invece di difendere il lavoro e gli interessi collettivi, difendono il loro posto di lavoro e i relativi privilegi.

Per non dire di alcuni di loro che alla sera in inverno arrivano a chiudere un’ora prima o, più in generale, quando fa loro comodo. E non raccontare di come per un anno a un “signore”  (peraltro medico di professione) i custodi abbiano permesso che ogni lunedì mattina entrasse direttamente negli spogliatoi, si depilasse testa e il corpo, facesse la doccia e andasse via lasciando sul pavimento un tappetino di “morbido tessuto”.

Nessun dirigente, e qui vengono a galla le vere e gravi responsabilità, però ha mai imposto con ordine di servizio lo svolgimento delle mansioni ai custodi, benché il contratto collettivo enti locali sia chiaro sul punto: disciplina sola la figura di custode del cimitero e prevede che questi debba pulire finanche la stanza settoria, dove si fanno le autopsie, figurarsi se il custode degli impianti sportivi, peraltro dotato di abitazione gratis, possa limitarsi ad aprire e chiudere le porte, giustificandosi così uno stipendio pari a quello del collega.

Né quindi nessun dirigente del Comune, magari uno di quello che da anni incassa al 100% l’indennità di risultato come se avesse centrato tutti gli obiettivi, ha mai adottato sanzioni disciplinari idonee a fondare progressivamente un licenziamento legittimo.

Né tantomeno mai è stato istituito un orologio marcatempo, con tanto di badge, pure obbligatorio per legge.

Altro che “tutto era pulito, funzionante e in ordine durante la precedente sindacatura di Renato Accorinti”, come ha scritto tra lo stupore di tutti gli addetti ai lavori in un comunicato stampa “Messina accomuna”, sigla riconducibile all’ex assessore Guido Signorino e allo stesso Accorinti.

A ben vedere, di questi ordini di servizio non ce ne dovrebbe essere neppure bisogno se solo chi ha la fortuna di avere un lavoro in una città con punte di disoccupazione di oltre il 30%, desse dignitosamente un senso allo stesso, senza nascondersi dietro cavilli giuridici,  interpretazioni contrattuali e sindacalisti pessimi.

Il custode non può certo rispondere delle carenze strutturali.

Queste invece richiamano alle responsabilità i dirigenti, su cui De Luca per la verità ha acceso egualmente i riflettori, gli assessori e lo stesso sindaco, sempre più specialista della politica del blitz che, però, alle spalle lascia solo il clamore mediatico e davanti il deserto.