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Ordinanza “coprifuoco” e sciacallaggio, il flop di Cateno De Luca. Il provvedimento è palesemente nullo, ma il sindaco insiste e terrorizza ipotizzando scenari apocalittici: ” A Messina pochi posti di Terapia intensiva”.

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Il sindaco in mascherina Cateno de Luca

Il sindaco in mascherina Cateno de Luca

Non occorreva la scienza di un giurista per capire che il sindaco Cateno De Luca non potesse adottare l’ordinanza “coprifuoco” sbandierata con l’orgoglio esibizionista di un podestà nelle trasmissioni Rai di ieri e sui giornali di mezza italia.

Il ministro degli Interni e il Prefetto, rappresentante del Governo a Messina, ci hanno messo poco a rilevarlo..

Bastava avere un minimo di cognizioni giuridiche, quelle elementari della scuola superiore, per comprendere che al sindaco mancava completamente il potere di adottare l’ordinanza con cui ha superato (in senso restrittivo per i cittadini) la legge e i decreti attuativi del presidente del Consiglio dei ministri varati per fronteggiare l’emergenza coronavirus.

Sarebbe stato sufficiente, innanzitutto, conoscere (tanto per citarne uno) l’articolo 16 della Costituzione per il quale la libertà di circolazione può essere limitata solo con legge.

Qualunque fosse il contenuto dell’ordinanza cosiddetta contingibile e urgente, anche se per ipotesi avesse recepito completamente il contenuto dei decreti (e nel caso di specie non è assolutamente così), De Luca non aveva alcun potere di adottarla, punto e basta.

E per due ragioni.

La prima: la legge che prevede la possibilità di limitare le libertà dei cittadini per fronteggiare il coronavirus stabiliva che eventuali ordinanze dei sindaci potessero avere efficacia sino all’entrata in vigore dei decreti del presidente della Repubblica.

La seconda: in ogni caso il Testo unico enti locali, all’art. 50, offre la possibilità di ordinanze contingibili e urgenti per fare fronte a situazioni di emergenza sanitaria ,solo se si tratta di problematiche squisitamente locali, cioè che non è sicuramente l’emergenza coronavirus. C‘è una ragione di fondo di logica e di buon senso. Anche a voler sorvolare su un principio fondamentale dello Stato liberaldemocratico, ovvero che la libertà personale possa essere solo limitata per legge. Qualcuno può immaginare  provvedimenti così delicati con ripercussioni gravi sulle libertà della persona, che a fronte dello stesso problema nazionale a Messina valgono, a Villafranca no e poi a Milazzo assumono altre forme?

Ora, De Luca appresa la bocciatura del Viminale e del prefetto di Messina, insiste e annuncia che andrà avanti, ma è chiaro, lo era già prima, che un provvedimento completamente illegittimo, in carenza assoluta di potere, non obbliga alcun cittadino a rispettarlo e obbliga per contro gli agenti di polizia municipale a non eseguirlo, salvo che non vogliano incorrere in responsabilità penale.

Per il sindaco i provvedimenti del Governo, che limitano come mai nella storia della Repubblica italiana la libertà dei cittadini per fronteggiare una situazione di emergenza ingigantita in maniera ingiustificata a tal punto da farla diventare terrore, sono “acqua fresca”.

Saranno acqua fresca, ma lui il sindaco ha giurato di essere fedele alla Costituzione e di rispettare le leggi della Repubblica e nel caso di specie di questo giuramento pare si sia dimenticato.

Ma la condotta spregiudicata del sindaco è ancora più grave perché se n’è dimenticato in un momento particolarmente delicato, strumentalizzando e aggravando lo stato di paura e ansia in cui tutti gli italiani sono stati piano piano, giorno dopo giorno, portati.

“Se si diffondesse il virus a Messina non ci sono sufficienti posti letto in Rianimazione. Ce ne sono solo 10, 44 in tutta la Regione”, ha affermato in una delle tante dirette facebook e facendo così credere ai suoi amati cittadini che sono particolarmente sfortunati e che se li beccasse il virus non avrebbero scampo.

Si tratta di affermazione fondata su dati non del tutto corretti e su scenari al momento ragionevolmente non ipotizzabili.

Il Policlinico universitario ha 22 posti ordinari di Rianimazione; sono stati già portati a 30 e entro marzo saranno totalmente dedicati al coronavirus.. Altri 20 posti sono al Papardo. Nell’azienda universitaria un intero padiglione, l’H,  è stato già svuotato e sarà dedicato agli eventuali contagiati di coronovirus che non avranno bisogno di terapia intensiva.Senza contare la presenza di un’altra azienda ospedaliera, l’Irccs Neurolesi Piemonte.

In ogni caso, lo scenario apocalittico che rappresenta De Luca non ha alcun appiglio epidemiologico, a Messina e provincia tutt’altro che allarmante se si tiene conto che sono già in atto misure di contenimento del contagio senza precedenti: ci sono solo 8 positivi e 4 di questi non sono neppure ricoverati.

De Luca non si è ancora accorto – e forse qualche giurista che circola sempre appresso a lui facendo incetta di incarichi di sottogoverno farebbe bene a ricordarglielo – che sempre secondo Testo unico Enti locali tanto sbandierato ma solo nella parte in cui gli attribuisce poteri, c’è una norma all’articolo 142: “Per atti contrari alla Costituzione e gravi e persistenti violazioni di legge con decreto del presidente del Consiglio il sindaco può essere rimosso”.

Non che ci sia un ministro capace di tanto, specie ai tempi del coronavirus in cui della Carta costituzionale è stata fatta carta straccia.

Qualcuno ieri sera ha scritto che Cateno De Luca non abbia fatto altro che copiare e incollare le misure del Governo o che addirittura le abbia anticipate, con doti di preveggenza formidabili. Poco c’è mancato che tra i suoi adoratori ci fosse qualcuno che affermasse fosse stato lui a dettare il contenuto dell’ultimo decreto di ieri sera al premier Giuseppe Conte.

Nulla di più falso. De Luca nella piena manifestazione di incontrollabile smania di esibizionismo è riuscito ad essere più liberticida di Conte.

E’ sufficiente confrontare l’Ordinanza coprifuoco con i provvedimenti nazionali.

Intanto, quello che per i decreti di Conte è “evitare di circolare se non per comprovate ragioni ecc ecc” è diventato nell’ordinanza di De Luca “divieto di circolare, salve le comprovate ragioni ecc. ecc”, con una differenza di non poco conto sotto il profilo della tassatività del divieto e dell’ eventuale responsabilità penale di chi fosse stato trovato fuori casa magari da solo a fare una passeggiata o anche una corsetta.

Il sindaco sospende tutta l’attività degli studi medici, diagnostiche e laboratori di analisi cliniche, salve comprovate esigenze ecc ecc.

De Luca, ancora, addirittura deroga a quanto stabilisce il presidente Conte nell’ultimo decreto.

Il primo cittadino chiude infatti le attività di front office di banche e uffici postali, per cui chi non possiede l’internet banking o semplicemente una connessione internet non può capire per un mese cosa stia accadendo ai propri conti mentre nel decreto è previsto che “restano garantiti i servizi bancari, finanziari e assicurativi”.

Ancora vieta anche l’attività di consegna a domicilio che per contro per il decreto del presidente del consiglio deve “rimanere consentita”.

Introduce limitazioni non previste dai decreti del premier, sospende tutti gli studi veterinari e le cliniche veterinarie e riduce i giorni e gli orari di apertura dei negozi di prodotti per gli animali. Chiudeva gli ambulatori medici e i laboratori di analisi, tranne di pediatri e medici di famiglia.

Infine, alla sanzione penale in caso di inosservanza ne aggiunge una amministrativa pecuniaria.

Insomma, si tratta di disposizioni peggiorative (rispetto alle libertà dei cittadini) rispetto ai decreti di Conte e dunque da non osservare e non sanzionabili, come gli ha fatto osservare il prefetto di Messina.

Insomma, tanto rumore, per qualche ora di visibilità in più.