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Diffamazione ai danni del maestro di pianoforte Dario Nicoletti, il giudice di Pace Giuseppe Cannizzaro “innova” la legge e la giurisprudenza e assolve il sindacalista Rosario Nicita: “Non aveva intenzione di offendere il musicista. L’obiettivo finale era il direttore del Conservatorio Corelli”

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A sx il senatore accademico Rosario Nicita, a dx il maestro di pianoforte Dario Nicoletti

Il sindacalista Rosario Nicita                     Il maestro di pianoforte Dario Nicoletti

 

Doveva rispondere di diffamazione aggravata ai danni del musicista Dario Nicoletti, docente del Conservatorio di Messina.

Per giustificare la bocciatura della figlia Arianna e, soprattutto, ottenere il trasferimento ad altro docente, aveva accusato il maestro di pianoforte di assentarsi sempre dal lavoro e di aver proposto lezioni private estive a pagamento (illegali).

Il processo ha dimostrato che queste accuse, condensate in alcune missive inviate al dirigente generale del Miur e al direttore del Conservatorio “Corelli”, fossero totalmente false, come aveva accertato in precedenza un’inchiesta amministrativa.

Eppure, il giudice di Pace di Messina, Giuseppe Cannizzaro, ha assolto Rosario Nicita, sindacalista della Flp e responsabile del centro di documentazione europea dell’Università di Messina nonché membro del Senato accademico, perché “il fatto non sussiste”.

Il motivo?

“Rosario Nicita non aveva intenzione di offendere e accusare il maestro Dario Nicoletti, rispetto a cui invero ha mostrato malcelata acredine, bensì il direttore del Conservatorio che non autorizzava il trasferimento della figlia ad altro docente. Pertanto, il reato ai danni del professore Dario Nicoletti non può giuridicamente configurarsi”, ha in sintesi motivato il giudice nella sentenza emessa il 12 marzo 2018, già appellata dalla parte civile e dalla pubblica accusa.

Il giudice innova (o sconosce) la giurisprudenza

Insomma, secondo l’avvocato Cannizzaro, giudice di Pace di un Tribunale della Repubblica Italiana, le frasi usate da Rosario Nicita erano materialmente lesive dell’onore di Dario Nicoletti, ma mancava nel soggetto agente il dolo intenzionale, l’intenzione cioè di voler offendere specificamente il musicista. Il  papà di Arianna, invece, aveva intenzione di offendere il direttore Gianfranco Nicoletti, solo omonimo del maestro, che non ha mai sporto querela.

Il giudice ha cosi innovato la legge e la giurisprudenza pacifica da sempre in materia di diffamazione, che per la configurazione di questo reato richiede semplicemente il cosiddetto “dolo generico”, ovvero la coscienza della portata offensiva delle frasi e la volontà di manifestarle.

Per fare intendere ai profani del diritto, se il principio applicato del giudice onorario Cannizzaro fosse in linea con la legge e la giurisprudenza non ci sarebbe giornalista condannato per diffamazione, neppure chi scrive cose totalmente false: è da escludersi già solo per logica che un giornalista abbia l’intenzione di offendere le persone di cui scrive nei suoi articoli, il più delle volte non conoscendole neppure.

Senza scrupoli…

Dario Nicoletti seppe degli esposti di Nicita all’inizio del 2015, in occasione dell’ispezione ministeriale.

Un paio d’anni prima aveva scoperto di avere una grave e letale forma di tumore.

Tuttavia, aveva continuato ad andare al lavoro senza mai fruire dei permessi e dei congedi retribuiti che la legge riserva ai pazienti oncologici.

Per non danneggiare i suoi allievi, ogni volta che era costretto ad assentarsi dal Conservatorio di Messina per visite mediche, esami diagnostici, radioterapia e chemioterapia, recuperava nei giorni successivi le ore di lezione perse.

Ciò che fece sino a pochi giorni prima di morire, il 25 aprile del 2016.

“L’accusa di aver promesso lezioni a pagamento mi colpisce profondamente, perché nei miei lunghi 43 anni di servizio non ho mai, dicasi mai, fatto lezioni private a pagamento ad un solo alunno del conservatorio, e questo lo sanno bene i miei alunni di sempre e l’intero ambiente scolastico avendo io combattuto e denunziato le tante praticate possibilità di malaffare e corruzione all’interno degli Istituti musicali”, ha scritto nella querela da cui è nato il procedimento penale Dario Nicoletti.

Quella bocciatura non s’ha da fare

Tutto iniziò con la bocciatura di Arianna nella sessione di settembre 2014 dalla Commissione d’esame, composta da Dario Nicoletti ma anche da altri professori, con voti da 3 a 5.

Documenti alla mano, risulta che Arianna Nicita si è presentata all’esame di riparazione con un programma al 90% identico a quello con cui era stata promossa l’anno prima dal sesto al settimo anno: ciò che indusse il maestro Nicoletti a rifiutare di sottoscriverlo.

La studentessa così non fu ammessa all’ottavo anno.

Scelgo io il docente di mia figlia

Papà Rosario allora si mise all’opera: ottenere il trasferimento in altra classe della figlia e, quindi, affidarne la carriera ad altro docente di pianoforte divenne il suo obiettivo.

Dapprima, fece per due volte irruzione al Conservatorio: il suo modo di fare ebbe connotati tali da costringere il direttore Gianfranco Nicoletti a chiamare le forze dell’ordine.

Poi passò alle missive con cui accusava il maestro Dario Nicoletti e lo stesso direttore.

E ottene il risultato voluto.

Il direttore del “Corelli” – “persona offesa” anche secondo il giudice di Pace Cannizzaro -, non solo non ha mai sporto denuncia ma cedette ai voleri del papà della studentessa e affidò Arianna alla collega di Dario, Francesca Valbruzzi.

Il trasferimento giovò moltissimo ad Arianna che l’anno successivo fu promossa con il massimo dei voti.