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Taglio ai Dipartimenti universitari, 4 sigle di docenti contro il rettore Navarra: “Limita la democrazia”. La replica del prorettore Saitta: “E’ il contrario. Misura necessaria per estendere la partecipazione”

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Il rettore dell'Università di Messina Pietro Navarra

Il rettore dell’Università di Messina Pietro Navarra

Il motivo della contestazione è il dimezzamento dei Dipartimenti universitari imposto dal nuovo Statuto che – secondo l’annuncio del rettore Pietro Navarra – dovrà avvenire entro il 20 maggio del 2015 e porterà i Dipartimenti dagli attuali 21 a 12, obbligando i mille e 400 docenti dell’atteneo messinese a rimescolarsi per la seconda volta negli ultimi due anni.

L’accusa di fondo è di tradimento del programma politico e dello spirito democratico declamato durante la vincente campagna elettorale del maggio del 2013.

Quattro organizzazioni di docenti universitari, alcune della quali criticarono duramente la gestione autoritaria dell’ex rettore Franco Tomasello, sfidano sul terreno della trasparenza e della partecipazione della comunità accademica ai processi decisionali, Pietro Navarra, l’economista successore del neurochirurgo di cui fu braccio destro per otto dei nove anni di mandato.

Andu, Cipur, ConPass e Rete29Aprile, infatti,  non solo “ritengono imperscrutabili le ragioni ed i motivi di una così drastica rimodulazione che costringerà centinaia di Docenti a modificare, ob torto collo, il proprio posizionamento didattico, scientifico e umano in seno all’Ateneo” ma dichiarano “la loro delusione per la disattenzione dell’Amministrazione ai processi di coinvolgimento e partecipazione democratica, auspicando dinamiche che possano, anzi debbano, incentivare e non svilire, il sentimento di appartenenza e di identità dei docenti messinesi”. Per questi motivi le organizzazioni dei professori rimettono in discussione lo stesso Statuto entrato in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale il 12 gennaio 2015: “Si apra una fase costituente che possa democraticamente ridefinire gli assetti statutari dell’Università di Messina, sulla base della costituzione di una una Assemblea/Commissione liberamente eletta a suffragio universale”, chiedono.

LA REPLICA

Parole dure come rocce, a cui replica con altrettanta durezza e a stretto giro di posta il prorettore alla Trasparenza e alla Legalità Antonio Saitta: “Il motivo per cui si è deciso di ridurre i Dipartimenti è pubblico: aumentare la rappresentativa all’interno del Senato accademico”, spiega il docente di diritto costituzionale, membro della Commissione nominata dal rettore Navarra, che la scorsa estate elaborò la modifica dello Statuto.

Il taglio delle 21 strutture universitarie è una delle misure di attuazione concreta dello Statuto, strumento normativo principale di autonomia di ogni Università. Saitta ribatte con forza alle accuse di scarsa democrazia: “La modifica dello Statuto  è avvenuta dopo 6 mesi di ascolto e 4 di dibattito pubblico a cui hanno partecipato anche le organizzazioni che oggi attaccano, su un articolato completo che ha aumentato e non ridotto la democrazia. Il nuovo Statuto – sottolinea il prorettore – prevede, infatti, che il direttore di ognuno dei 12 dipartimenti eletto dai docenti faccia parte del Senato e che sia questo organo sia il Cda siano eletti democraticamente e non per cooptazione da parte del rettore come avveniva secondo le regole del vecchio Statuto”.

Quest’ultimo era stato adottato dal rettore Tomasello dopo l’entrata in vigore della Legge Gelmini del 2010 (che imponeva l’eliminazione delle facoltà e la creazione di Dipartimenti di almeno meno 40 docenti), al termine di un dibattito scandito da furenti polemiche.