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Calcioscommesse, la palla passa al Gup Tiziana Leanza. La Procura di Messina chiede il rinvio a giudizio per mister Arturo Di Napoli, il vicepresidente Pietro Gugliotta e altre 15 persone tra calciatori e scommettitori. Nel frattempo il Tribunale della Libertà ha salvato a metà l’impianto accusatorio, in precedenza demolito dal Gip Monica Marino

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Il commercialista Pietro Gugliotta

Il commercialista ex vicepresidente del Messina Calcio, Pietro Gugliotta

 

 

L’udienza preliminare è stata fissata per il 21 gennaio 2019.

Quel giorno il giudice Tiziana Leanza dovrà decidere se e chi tra i 17 imputati dell’inchiesta sulle partite truccate del Messina calcio nella stagione 2015/ 2016 deve andare a processo.

Il 17 settembre del 2018 Il sostituto procuratore Francesco Massara titolare delle indagini ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex allenatore del Messina calcio Arturo Di Napoli, il commercialista Pietro Gugliotta vicepresidente della società sportiva e i calciatori  Alessandro Berardi (portiere), Stefano D’Addario, Daniele Frabotta, Andrea De Vito; il manager della Paganese Cosimo D’Eboli; l’allenatore della stessa squadra campana Gianluca Grassadonia e il calciatore Piersilvio Acampora.

Sulla graticola anche un gruppo di scommettitori (alcuni titolari di fatto di agenzie di scommesse) collegati stabilmente in quanto parte di un associazione criminale – secondo l’accusa – con mister Di Napoli, Gugliotta e Berardi: si tratta di Eros Nastasi, Ivan Giuseppe Palmisciano, Fabio Russo, Giuseppe Messina, Alessandro Costa, Halim Abdel Khalifeh, Giovanni Panarello, Andrea De Pasquale.

Associazione per delinquere finalizzata a truccare le partite e a truffare le agenzie di scommesse e una serie di ipotesi di Frode sportiva, tante quanto le partite finite sotto la lente: sono questi i reati contestati.

Sulla base del materiale probatorio raccolto dalla Guardia di Finanza (e fatto di intercettazioni telefoniche, analisi dei tabulati, interrogatori e analisi dei flussi delle giocate), il magistrato Massara è arrivato alla conclusione che Re Artù, il bomber delle stagioni d’oro del Messina in serie A, è colui che ha promosso l’organizzazione criminosa e l’ha diretta sia mentre era allenatore sia successivamente: a febbraio del 2016 fu infatti costretto a lasciare la guida della squadra perché colpito da squalifica per aver truccato da allenatore del Savona la partita della sua squadra con il L’Aquila nella stagione 2014/2015.

Le partite nell’occhio del ciclone

Per gli inquirenti otto sono le partite alterate: Casertana Messina del 21 dicembre del 2015; Messina Paganese del 14 febbraio del 2016; Akragas Messina del 24 aprile del 2016; Messina Martina Franca del 9 gennaio del 2016; Catania Messina del 24 marzo del 2016; Lecce Messina del 5 dicembre del 2016, Messina Benevento del 16 gennaio del 2016; Messina Monopoli del 30 gennaio del 2016.

Tutte sono state contrassegnate da flussi di giocate anomale.

La Frode poco….sportiva

Specificamente, in relazione a tutte le otto partite ipoteticamente truccate, Di Napoli, Gugliotta e Berardi, oltre che di associazione per delinquere, sono anche accusati di Frode in competizione sportiva aggravata “per aver promesso o offerto denaro ed altre utilità o vantaggio a calciatori del Messina e delle altre squadre avversarie al fine di alterare il risultato della partita, o per aver usato altri mezzi fraudolenti”, come si legge nel capo di imputazione,

Un impianto accusatorio dai piedi di argilla

Il giudice Leanza nello stabilire se ci sono elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio nei confronti dei vari imputati e di conseguenza rinviarli a giudizio, si troverà sul tavolo le valutazioni non del tutto positive fatte sull’impianto accusatorio da parte della collega Gip Monica Marino e dei colleghi del Tribunale del Riesame presieduto da Antonino Genovese.

Infatti, il 24 novembre del 2017 il pubblico ministero Massara aveva chiesto una serie di misure cautelari nei confronti degli indagati: il carcere per Di Napoli; gli arresti domiciliari per Gugliotta, Berardi e gli 8  scommettitori strettamente collegati al trio.

Il giudice Marino “boccia” il pm Massara

Tuttavia, il 23 aprile del 2018 il giudice Marino ha rigettato la richiesta di misura per tutti.

Il Gip si è trovato d’accordo con il pm Massara (sia pure parzialmente) sulla ricostruzione dei fatti salienti della vicenda.

Ad avviso della Marino le intercettazioni, i tabulati telefonici e alcune dichiarazioni testimoniali, oltre che i flussi di giocate anomale, permettono di affermare che l’esito di tre delle 8 partite indicate dal pm è stato aggiustato: Casertana Messina del 21 dicembre del 2015; Messina Paganese del 14 febbraio del 2016; Akragas Messina del 24 aprile del 2016.

Così come permettono di sostenere che dopo aver truccato le 3 partite siano state fatte puntate vincenti da persone in contatto con Di Napoli e Gugliotta.

Tuttavia – ha concluso il Gip Marino, che ha rilevato delle carenze investigative – non è stato trovato ed offerto alcun indizio prova della promessa di denaro o altra utilità o della corresponsione della stessa ad individuati calciatori, necessari per configurare il reato di Frode sportiva. Mancando indizi sulla sussistenza dei reato fine dell’associazione non è possibile -secondon il giudice – neppure contestare l’associazione per delinquere.

Il Tribunale del Riesame dixit

Il pm Massara ha fatto appello contro la decisione del Gip Marino, ritenendo non fondate le conclusioni a cui questa era giunta e per contro ben solide le risultanze dell’inchiesta.

L’udienza davanti al tribunale del Riesame si è tenuta il 2 luglio del 2018 ma la decisione con le motivazioni è stata depositata Il 25 ottobre del 2018, dopo che Massara aveva gà chiesto il rinvio a giudizio per tutti i 17 indagati mantenendo fermi i capi di imputazione pure bocciati dal Gip Marino.

Il collegio coordinato dal giudice Genovese ha escluso la sussistenza di indizi di prova dell’associazione per delinquere, come aveva fatto la Marino, ma con argomentazioni diverse: “E’ insostenibile la ricorrenza della fattispecie associativa: difettano elementi indiziari univocamente sintomatici della ricorrenza del pactum sceleris o di un accordo stabile; della predisposizione di un programma delinquenziale, dell’esistenza di una struttura organizzativa, anche se minima e rudimentale; della consapevolezza da parte dei singoli di condividere l’attuazione di un programma criminoso“.

Azzoppata… ma non azzerata

Il Tribunale del Riesame tuttavia, al contrario della Gip Marino, ha “salvato” il reato di Frode in competizione sportiva in riferimento alle due partite considerate truccate, indicando alla pubblica accusa una via: “Se può convenirsi con il Gip che le indagini non hanno accertato offerte o promesse indebite, accordi corruttivi e passaggi di denaro, per configurare il reato è tuttavia sufficiente (secondo la norma e la giurisprudenza di legittimità) la ricorrenza di qualsiasi atto fraudolento. Dunque, è sostenibile sotto il profilo indiziario che Di Napoli e Gugliotta, unitamente a taluni partecipanti alle due gare truccate, siano stati protagonisti di accordi rivolti ad alterarne l’esito”, ha scritto il Tribunale del Riesame.

 

Alla faccia dei tifosi

Le due partite (delle tre partite individuate dal Gip e delle 8 dal pm) sono Casertana Messina del 21 dicembre del 2015; Messina Paganese del 14 febbraio del 2016.

Non a caso le due uniche partite in cui la Procura ha individuato e messo sotto procedimento penale i calciatori che con la loro condotta hanno influito sull’esito della stessa.

Segnatamente, per alterare Casertana Messina finita con la vittoria della squadra di casa per 4 a 1, il trio Di Napoli Gugliotta e Berardi avrebbe “avvicinato” i messinesi D’Addario, De Vito e Frabbotta, autori di una prestazione molto negativa.

Più complessa la combine che nella ricostruzione della Guardia di Finanza ha riguardato Messina Paganese terminata 2 a 2, primo tempo 1 a 0 per la squadra ospite

Secondo gli inquirenti i tre si sono avvalsi dell’aiuto del manager Cosimo D’Eboli, già squalificato per aver truccato partite nell’inchiesta in cui fu coinvolto Di Napoli, e dell’allenatore Grassadonia.

Il manager venne  contattato più volte alla vigilia del match proprio da Di Napoli, con cui non si sentiva quasi mai.

Grassadonia invece ha fatto entrare nel corso della partita il calciatore (quasi mai utilizzato) Piersilvio Acampora autore, qualche minuto dopo, di un clamoroso autogol che ha propiziato il pareggio giallorosso.

Mentre il primo tempo, era stato contrassegnato da un grave errore del portiere Berardi che era costato il vantaggio della squadra ospite.

Gli inquirenti hanno accertato diversi contatti telefonici alla vigilia delle due partite tra Di Napoli e Gugliotta e tra questi e il gruppetto degli scommettitori imputati.

Quest’ultimi hanno proceduto a diverse puntate tutte vincenti.

Casertana Messina risultato esatto 4 a 1 o, in alternativa, 1 risultato finale e over; Messina Paganese primo tempo 2, risultato finale X: hanno fatto felici in molti.

Di Napoli in un intercettazione scottante rivela di essere stato a conoscenza prima del match del parziale e del finale di Messina Paganese:  “Ho provato più volte a rintracciarti..la quota relativa al segno primo tempo 2 era data a 14..“, afferma Di Napoli.

Dall’altra parte del telefono c’è Paolo Mercurio, arrestato successivamente nell’ambito dell’inchiesta Totem e rinviato a giudizio per associazione mafiosa finalizzata alle scommesse clandestine. Che taglia corto: “Vabbè… comunque vedi tu, mi chiami a questo numero e ci vediamo subito quando c’è qualcosa“.

L’inchiesta sportiva

Queste due partite sono state oggetto di indagini da parte della Procura federale sportiva. L’esito è stato opposto a quello cui sono giunti gli inquirenti: archiviazione per tutti i calciatori e i tesserati coinvolti.

Una cordata di ferro

In genere è la società che ingaggia un allenatore. A Messina andò diversamente. Fu Di Napoli infatti che nell’estate del 2015 organizzò la cordata di imprenditori messinesi che rilevarono l’Acr Messina dal catanese Pietro Lo Monaco iscrivendola in extremis al campionato di Lega Pro della stagione 2015/2016.

Arturo Di Napoli si guadagnò così i galloni di allenatore. Il trio Natale Stracuzzi (presidente), Pietro Gugliotta (vice) e Pietro Oliveri non ebbero dubbi ad affidargli la squadra.

Che Di Napoli fosse sotto inchiesta per aver truccato una partita del campionato di Lega pro della stagione calcistica precedente 2014/2015 per loro non ebbe alcuna rilevanza.

 

 

 

 

Calcio scommesse, la Procura di Messina chiede gli arresti per 11 indagati. Il Gip non accorda la misura. I retroscena dell’inchiesta che coinvolge mister Arturo Di Napoli, il commercialista Pietro Gugliotta e il portiere Alessandro Berardi

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Mi costringono a fare giocare certi giocatori. Al giovedì prima delle partite vengono fatte riunioni particolari. Se voglio, posso fare aprire un’inchiesta e far fallire il Messina perché questa è una società in cui si vendono le partite”.

E’ questa la sintesi di una delle conversazioni telefoniche più significative captate nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Messina sul calcio scommesse.

Autore di questo sfogo è Raffaele Di Napoli, l’allenatore che il 3 febbraio del 2016 sostituì sulla panchina del Messina calcio il più famoso Arturo Di Napoli, costretto a lasciare la guida della squadra perché colpito da squalifica per aver truccato da allenatore del Savona la partita della sua squadra con il L’Aquila nella stagione 2014/2015.

E’ proprio Re Artù, il bomber delle stagioni d’oro del Messina in serie A, colui che  -secondo le conclusioni cui è giunto il titolare delle indagini Francesco Massara –  aveva promosso  un’organizzazione per delinquere che aveva come fine l’alterazione del risultato di una serie di partite del Messina giocate tra il 2015 e il 2016 e la truffa ai danni delle agenzie di scommesse:

Di Napoli operava – sempre per la Procura – in buona compagnia, sia da allenatore sia successivamente: infatti, un ruolo da protagonisti ce l’hanno avuto il commercialista Pietro Gugliotta vicepresidente della società sportiva, rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa nell’inchiesta Totem, e il portiere Alessandro Berardi.

Per Di Napoli il pubblico ministero Massara aveva chiesto la misura cautelare del carcere; per Gugliotta e per il portiere Alessandro Berardi e un gruppo di 8  scommettitori strettamente collegati al trio, gli arresti domiciliari. Si tratta di Eros Nastasi, Ivan Giuseppe Palmisciano , Fabio Russo, Giuseppe Messina, Alessandro Costa, Halim Abdel Khalifeh, Giovanni Panarello, Andrea De Pasquale.

Il Giudice per l’indagini preliminari ha, però, rigettato la richiesta.

Diversità di vedute giuridiche

Tecnicamente, il gip ha ritenuto che per configurare il reato contestato fosse necessario dare la prova che Di Napoli, Gugliotta e Berardi avessero promesso denaro o altra utilità ai calciatori che sono stati usati per truccare le partite e questa prova non c’è.

Il pm Massara ha proposto appello ritenendo il ragionamento del Gip non fondato giuridicamente.

Per il sostituto procuratore le cose in punto di diritto stanno diversamente e pur in assenza di questa prova il reato può essere configurato egualmente.

Deciderà il giudice d’appello cautelare il prossimo 2 luglio del 2018.

Sul fatto che almeno tre partite siano state truccate. Sul fatto che fosse stata messa in piedi un ‘organizzazione con questo scopo. Sul fatto che dopo aver truccato le partite siano state fatte puntate da persone in contatto con Di Napoli e Gugliotta, sia il pm che Gip si sono trovati sostanzialmente d’accordo.

Ad avviso di entrambi, le intercettazioni e i tabulati telefonici e alcune dichiarazioni testimoniali, permettono di affermare che l’esito di tre partite è stato concordato: Casertana Messina del 21 dicembre del 2015; Messina Paganese del 14 febbraio del 2016; Akragas Messina del 24 aprile del 2016.

Per la Procura sono state truccate pure Messina Martina Franca del 9 gennaio del 2016; Catania Messina del 24 marzo del 2016; Lecce Messina del 5 dicembre del 2016, Messina Benevento del 16 gennaio del 2016.

Il Gip però ha rilevato che a parte le giocate anomale sui risultati vincenti non ci siano altre prove che queste gare siano stato oggetto di combine.

Quando Gip e Pm si trovano d’accordo

Per truccare Casertana Messina il trio Di Napoli, Gugliotta, Berardi ha – sempre stando all’accusa – usato i calciatori Stefano D’addario, Daniele Frabbotta e Andrea De Vito. I tabulati telefonici e gli accertamenti presso i centri scommesse hanno evidenziato che Di Napoli in prossimità della partita si è sentito con Eros Nastasi, questi a sua volta oltre a effettuare puntate personalmente si è messo in contatto con Ivan Palmisciano che ha cercato e trovato Fabio Russo, il quale ha giocato una ventina di bollette vincenti.

Gugliotta invece si è sentito con Giovanni Panarello che a sua volta è entrato in contatto con Alessandro Costa, che è risultato vincitore di diverse scommesse.

Per pilotare Messina Paganese, Di Napoli si sarebbe messo in contatto con Cosimo D’eboli e Gianluca Grassadonia, rispettivamente direttore sportivo e allenatore della squadra campana.

E’ stato Sebastiano Pancaldo, titolare di un’agenzia di scommesse, a dare riscontri preziosi agli uomini della Finanza su queste due partite chiamando in causa anche persone che non erano emerse dall’esame dei tabulati: “Andrea De Pasquale ha effettuato giocate vincenti per conto di Eros Nastasi, il quale ha avuto notizie sull’esito della gara Casertana Messina da parte di Di Napoli”, ha dichiarato Pancaldo. Che in relazione all’altra partita ha affermato: “De Pasquale mi ha chiesto di effettuare giocate sull’esito poi rivelatosi esatto di Messina Paganese, ma rifiutai perché convinto che ci fosse stata combine”.

Gli indizi che Akragas Messina sia stata truccata sono in alcune telefonate tra Di Napoli, non più l’allenatore del Messina, e il noto odontoiatra Halim Abdel Khalifeh. Nel corso delle stesse i due usano un linguaggio criptico. Poi, il dentista effettua una serie di puntate vincenti attraverso Giuseppe Lo Medico e quando la partita è al già al secondo tempo e il Messina è avanti per 2 a 0 cerca in tutti i modi di puntare 1000 euro sul pareggio che in effetti poi fu il risultato finale.

Il presidente convoca tutti e fa saltare il piano

L’esame delle giocate su Messina Benevento finita 0 a 5 ha mostrato come quasi tutte le scommesse concentratasi sull’ x sono state perse. Per gli inquirenti era quello il risultato oggetto della combine. Però il piano saltò. Il presidente Natale Stracuzzi, avendo ricevuto la segnalazione di giocate sospette, alla vigilia della partita convocò tutta la squadra e la  mise a conoscenza di quanto gli era stato comunicato dall’organismo che vigila sulle giocate e dell’intenzione di presentare un esposto.

Questo – secondo gli inquirenti – portò Di Napoli e company a recedere dal progetto per non essere scoperti. Berardi, autore in quella partita di errori clamorosi, avrebbe avuto il compito di facilitare la vittoria degli avversrai.

Lo stesso portiere il giorno precedente la partita si mise in contatto telefonico con il giocatore del Benevento Amato Ciciretti. E una serie di contatti telefonici sono stati registrati nell’immediata vigilia del match tra tutti i soggetti facenti parte del gruppo capitanato da Di Napoli.

Intercettazioni scottanti

Nel materiale raccolto durante le indagini c’è l’intercettazione di una conversazione tra Re Artù e Paolo Mercurio, arrestato successivamente nell’ambito dell’inchiesta Totem e rinviato a giudizio per associazione mafiosa finalizzata alle scommesse clandestine.

Per gli investigatori oggetto della conversazione è Paganese Messina, finita 2 a 2, primo tempo 0 a 1: “Ho provato piu volte a rintracciarti..la quota relativa al segno primo tempo 2 era data a 14..“, afferma Di Napoli. Mercurio taglia corto: “Vabbè… comunque vedi tu, mi chiami a questo numero e ci vediamo subito quando c’è qualcosa“.

Il successore smentisce se stesso

Raffaele Di Napoli, il successore di Re Artù, è stato interrogato dagli inquirenti che gli hanno chiesto conto della conversazione in cui diceva di subire minacce per far giocare determinati giocatori e di riunioni particolari: “Mi ricordo solo di una riunione tra 5 calciatori e Di Napoli in bar di Messina. Il mio predecessore non ha mai interferito sul mio lavoro”.

Questa affermazione è per gli inquirenti smentita dai tabulati telefonici: infatti, la sera prima di Messina Paganese, partita truccata e oggetto del conversazione tra Di Napoli e Mercurio, l’ex allenatore contatta il mister in carica.

Una cordata sospetta

In genere è la società che ingaggia un allenatore. A Messina andò diversamente. Fu Di Napoli infatti che nell’estate del 2015 organizzò la cordata di imprenditori messinesi che rilevarono l’Acr Messina dal catanese Pietro Lo Monaco iscrivendola in extremis al campionato di Lega Pro della stagione 2015/2016.

Arturo Di Napoli si guadagnò così i galloni di allenatore. Il trio Natale Stracuzzi (presidente), Pietro Gugliotta (vice) e Pietro Oliveri non ebbero dubbi ad affidargli la squadra.

Che Di Napoli fosse sotto inchiesta per aver truccato da allenatore del Savona una partita del campionato di Lega pro della stagione calcistica precedente 2014/2015 per loro non ebbe alcuna rilevanza.

 

Calcioscommesse, nell’inchiesta entra l’ex terzino del Messina calcio Alessandro Parisi. Per la Procura ha aiutato mister Arturo Di Napoli. Spuntano altri indagati…alcuni noti alle cronache giudiziarie. Tra questi Giuseppe Ieni

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Alessandro Parisi

Alessandro Parisi


Uno era il bomber, Re Artù per i tifosi; l’altro il terzino d’attacco dal mancino al fulmicotone.

Negli anni d’oro del Messina calcio, culminati nel 2005 con la promozione in A e l’anno dopo il settimo posto nella massima serie, erano sempre insieme: dentro e fuori campo.

Insieme si ritrovano di nuovo dopo 12 anni. Ma non nel rettangolo di gioco, e non nei locali di cui erano allegri frequentatori.

Si ritrovano a condividere la (molto) più scomoda posizione di indagati nell’inchiesta  della Procura di Messina sul calcio scommesse.

Alessandro Parisi, l’unico calciatore del Messina che sia mai approdato alla Nazionale maggiore, è entrato nel novero delle persone iscritte a modello 21 che fanno compagnia ad Arturo Di Napoli.

L’inchiesta ruota attorno al bomber di origini milanesi divenuto mister e segue un’ipotesi ben definita ma tutta di dimostrare.

Alcune partite, almeno tre, del campionato 2015/2016 del campionato di Lega pro del Messina calcio sono state truccate grazie all’apporto determinante di chi allora ne era l’allenatore: ovvero Di Napoli, iscritto nel registro degli indagati sin dall’avvio dell’inchiesta.

Ma, secondo le prime risultanze delle indagini, Di Napoli si è avvalso dell’apporto di Parisi.

Quest’ultimo, a dispetto dei suoi 38 anni torno a far parte della rosa che il trio composto da Natale Stracuzzi (presidente), Pietro Gugliotta (vice) e Pietro Oliveri, affidò nell’estate del 2015 alle cure di Di Napoli.

Di Napoli e Parisi furono ingaggiati benché entrambi fossero reduci da dure squalifiche proprio per il coinvolgimento in vicende di partite truccate, lontano comunque da Messina.

I due ex calciatori sono indagati con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla alterazione delle competizioni sportive.

 

Spuntano altri indagati 

Nell’inchiesta, oltre a Parisi, con le stesse imputazioni, sono entrati altri personaggi conosciuti nella città di Messina, alcuni anche protagonisti alle cronache giudiziarie.

Tra questi Giuseppe Ieni.

L’uomo di 75 anni negli anni novanta fu rinviato a giudizio in quanto ritenuto una sorta di testa di legno del boss Rosario Sparacio: insomma, era accusato di essersi prestato ad intestarsi dei beni in realtà di proprietà di Sparacio in modo che fossero sottratti alle misure di prevenzione patrimoniale.

Alla fine del processo concluso nel 2014 fu assolto per prescrizione.

Noto alle cronache giudiziarie è pure Ugo Ciampi, figlio del titolare del negozio di interni omonimo del centro città, sotto processo nell’ambito dell’inchiesta per la compravendita di un bambino rumeno. Tra gli indagati anche il padre, Bruno Ciampi.

Entra nell’inchiesta pure Gaetano Alessandro, di 45 anni.

Ex guardia giurata è noto alle cronache (non giudiziarie) per motivi molto più nobili: è presidente, infatti, dell’associazione “Donare è vita”, intitolata a Corrado Lazzara.

Tra gli indagati figura Halim Abdel Khalifeh, titolare insieme ad altro dentista, assolutamente estraneo all’inchiesta, dello studio dentistico K.S. Dental, con sede a Messina in via E. L.Pellegrino e a Polistena in Calabria

 

Il ritorno con furore del bomber

 

Arturo Di Napoli era già sotto inchiesta per aver truccato da allenatore del Savona la partita del campionato di Lega pro della stagione calcistica 2014/2015 tra la sua squadra e quella de L’Aquila.

Tuttavia, al termine dello stesso campionato, in piena estate, ha organizzato la cordata di imprenditori messinesi che hanno rilevato l’Acr Messina dall’imprenditore catanese Pietro Lo Monaco iscrivendola in extremis al campionato di Lega Pro della stagione 2015/2016.

Arturo Di Napoli era rimasto invischiato nell’inchiesta “Dirty soccer” della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che l’11 maggio del 2015 sfociò nelle misure cautelari degli arresti per decine di tesserati.

Inchiodato dalle intercettazioni telefoniche che documentarono i contatti precedenti al match con il direttore sportivo della squadra avversaria, l’ex calciatore con un passato al Napoli e all’Inter fu squalificato a marzo del 2016 a 3 anni e 6 mesi dalla Corte d’appello federale, organo di giustizia sportiva. In primo grado aveva rimediato una squalifica a 4 anni.

Dopo la condanna in appello lasciò la guida dell’ Acr.

 

Le ultime gesta di Parisi

Quando Di Napoli inizia la sua avventura da tecnico del Messina, l’ex compagno di squadra Alessandro Parisi sta scontando gli ultimi scampoli di una lunga squalifica a 3 anni e sei mesi per aver truccato alcune partite di serie A, da calciatore del Bari.

Per la stessa vicenda ha avuto una condanna anche in sede penale.

La squalifica terminò il 10 ottobre 2015.

Il 16 ottobre Di Napoli lo convoca per la partita con l’Andria. In effetti, Parisi già da un anno si allenava con la squadra del Messina.

Il suo apporto sul campo dura però poco.

A febbraio 2016 decide di ritirarsi per problemi fisici ma rimane club manager della società di Natale Stracuzzi.

 

Le origini delle indagini

 

L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Francesco Massara ebbe impulso dalla denuncia dell’organismo di rappresentanza delle agenzie di scommesse che aveva rilevato scommesse un flusso straordinario di giocate su alcune partite del Messina.

Le gare finite nel mirino sono principalmente tre: Casertana-Messina 4-1 del 21 dicembre 2015, Messina-Martina Franca 3-0 del 9 gennaio 2016 e Messina-Benevento 0-5 del 16 gennaio 2016. Ma le indagini hanno puntato i riflettori anche su altre gare.

 

Un sistema collaudato

 

Come hanno disvelato le indagini di diverse Procure d’Italia e la stessa “Dirty soccer”, la combine ha ad oggetto il risultato della partita, molto raramente quello esatto.

In genere, c’è uno o più finanziatori della combine, che spesso ricicla soldi frutto di altri reati. Con i soldi che mette a disposizione si corrompono allenatori, direttori sportivi e calciatori. Concretata la combine, chi ha finanziato il tutto attraverso i suoi prestanomi, i protagonisti stessi della combine (direttori sportivi, allenatori e calciatori), i familiari e gli amici scommettono migliaia di euro in varie agenzie di scommesse di varie città.

Il guadagno, pari a 3, 4, 5 volte quanto si scommette a seconda delle quotazioni, è facile facile.

La scommessa non è neppure una vera scommessa:  l’esito è scontato

Calcioscommesse, l’inchiesta della Procura ruota attorno ad Arturo Di Napoli. Per la Finanza alcune partite di Lega Pro della scorsa stagione dell’Acr Messina sono state truccate. L’allenatore era sotto indagini per la combine di una partita del 2014 del Savona quando nell’estate del 2015 organizzò la cordata del presidente Stracuzzi. Fu poi squalificato per 3 anni e 6 mesi

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Arturo di Napoli

Arturo Di Napoli

 

Era sotto inchiesta per aver truccato da allenatore del Savona la partita del campionato di Lega pro della stagione calcistica 2014/2015 tra la sua squadra e quella de L’Aquila.

Tuttavia, al termine dello stesso campionato in piena estate ha organizzato la cordata di imprenditori messinesi che hanno rilevato l’Acr Messina dall’imprenditore catanese Pietro Lo Monaco iscrivendola in extremis al campionato di Lega Pro della stagione 2015/2016.

Arturo Di Napoli si è guadagnato così il ruolo di allenatore della squadra del trio Natale Stracuzzi (presidente), Pietro Gugliotta (vice) e Pietro Oliveri, finché il 9 marzo del 2016 la condanna a 3 anni e sei mesi di squalifica per l’illecito sportivo non lo costrinse alle dimissioni.

Nel frattempo, però, anche da allenatore della squadra giallorossa si sarebbe prodigato per truccare altre partite.

E’ questa l’ipotesi, ovviamente tutta ancora da dimostrare, a cui hanno trovato i primissimi concreti riscontri gli inquirenti della Guarda di Finanza di Messina, convinti che l’ex calciatore di serie A anche in riva allo Stretto non abbia resistito al fascino del calcioscommesse.

L’indagine, affidata al sostituto procuratore Francesco Massara, ha consentito di mettere insieme i primi tasselli di un puzzle molto complicato.

Il magistrato ha proceduto all’iscrizione sul registro degli indagati con l’ipotesi di truffa e violazione della legge 401 del 1989, che punisce le combine sportive, diversi scommettitori messinesi, ritenuti responsabili dei reati in concorso con Arturo Di Napoli.

Re artù e i cavalieri della palla rotonda

L’inchiesta ruota proprio attorno a Re Artù (come lo chiamano i tifosi), protagonista da calciatore tra il 2003 e il 2007 delle stagioni esaltanti del Messina, culminate nella promozione in serie A e nel settimo posto nella massima serie, e ha ad oggetto alcune partite dell’ Acr Messina.

Le partite –  secondo l’ipotesi al vaglio degli inquirenti – sono state aggiustate proprio grazie all’impegno dell’allenatore che, comunque, se l’ipotesi si rivelasse fondata, ha avuto la complicità di alcuni calciatori.

Le gare finite nel mirino sono principalmente tre: Casertana-Messina 4-1 del 21 dicembre 2015, Messina-Martina Franca 3-0 del 9 gennaio 2016 e Messina-Benevento 0-5 del 16 gennaio 2016. Ma le indagini hanno puntato i riflettori anche su altre gare.

Si tratta delle partite su cui era stato registrato da parte dei gestori delle agenzie di scommesse un flusso straordinario di giocate.

All’epoca, l’organismo di rappresentanza delle agenzie aveva fatto la segnalazione al ministero degli Interni e la denuncia alla Procura di Messina.

La truffa ipotizzata dal magistrato è, appunto, ai danni delle agenzie di scommesse.

Il precedente poco sportivo e la difesa di burro

Arturo Di Napoli rimase invischiato nell’inchiesta Dirty soccer della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che l’11 maggio del 2015 sfociò nelle misure cautelari degli arrresti per decine di tesserati.

Inchiodato dalle intercettazioni telefoniche che documentarono i contatti precedenti al match con il direttore sportivo della squadra avversaria, l’ex calciatore con un passato al Napoli e all’Inter fu squalificato a marzo del 2016 3 anni e 6 mesi  dalla Corte d’appello federale, organo di giustizia sportiva. In primo grado aveva rimediato una squalifica a 4 anni. Dopo la condanna in appello lasciò la guida dell’ Acr.

L’ex calciatore ha sempre sostenuto: “E’ stato un grosso equivoco. Sono vittima di un’ingiustizia”.

Un sistema collaudato

Come hanno disvelato le indagini di diverse Procure d’Italia e la stessa “Dirty soccer”, la combine ha ad oggetto il risultato della partita, molto raramente quello esatto.

In genere, c’è uno o più finanziatori della combine, che spesso ricicla soldi frutto di altri reati. Con i soldi che mette a disposizione si corrompono allenatori, direttori sportivi e calciatori. Concretata la combine, chi ha finanziato il tutto attraverso i suoi prestanomi, i protagonisti stessi della combine (direttori sportivi, allenatori e calciatori), i familiari e gli amici scommettono migliaia di euro in varie agenzie di scommesse di varie città.

Il guadagno, pari a 3, 4, 5 volte quanto si scommette a seconda delle quotazioni, è facile facile.

La scommessa non è neppure una vera scommessa:  l’esito è scontato.