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IL CORSIVO. Se l’assessore ai Beni culturali si occupa di monnezza. Aura Notarianni rilancia il boicottaggio della Tari, avviato senza successo nel 2015. “Mi dà ragione una recente sentenza della Cassazione”. Che però dice cose diverse. Il “destino” dell’avvocata con la passione per la politica senza compromessi

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Aura Notarianni con il governatore Crocetta

Aura Notarianni con il governatore Rosario Crocetta

Il presidente della regione Rosario Crocetta in pieno shopping elettorale, confidando sulle sue enormi competenze e doti di efficienza, l’ha chiamata a un mese e mezzo delle elezioni a ricoprire l’incarico di assessore ai Beni culturali.

Aura Notarianni non ha resistito al fascino del Governatore che pure l’aveva snobbata 4 anni prima e ha sostituito Carlo Vermiglio che non ha accettato il ricatto del Governatore: “O ti candidi con me o ti dimetti”.

Crocetta in men che non si dica ha liberato una poltrona e l’ha rioccupata, fornendo un mirabile esempio di uso clientelare delle istituzioni pubbliche e degli incarichi di governo.

Nonostante gli impegni palermitani, la neo assessora trova il tempo per continuare a occuparsi di monnezza, quella della città di Messina.

E, in piena campagna elettorale, rilancia il boicottaggio della Tari, la tassa sui rifiuti, operazione che cercò di portare avanti nel 2015 mettendo la sua sapienza giuridica a disposizione dei due consiglieri comunali eletti nelle liste del sindaco e divenuti nello spazio di qualche mese i suoi più acerrimi nemici, Nina Lo Presti e Gino Sturniolo.

La campagna di boicottaggio, congegnata dopo che il sindaco Renato Accorinti l’aveva bocciata come assessore, abortì ben presto essendo, oltre che strumentale, palesemente fondata sul nulla giuridico, come persino un giornalista poté facilmente dimostrare (vedi articolo).

Il pretesto per quest’ultima impennata di orgoglio dell’assessore nominata in zona Cesarini è una sentenza della Cassazione di qualche giorno fa, che secondo la giurista prestata alla politica dimostra che “la campagna era giusta e la battaglia vincente”.

Il boicottaggio del 2015  si tramutò in un modulo, preparato dalla stessa avvocata, che ogni singolo contribuente di Messina avrebbe dovuto presentare agli uffici del Comune in cui annunciava che avrebbe pagato solo il 20% della tassa in quanto “il servizio di gestione dei rifiuti in città non viene svolto o viene svolto in grave violazione della legge come è documentato da segnalazioni dell’Asp 5 agli uffici competenti nonché dai controlli dell’Ato 3 nel 2015, supportati da documentazione”.

Solo che i due consiglieri e la giurista si dimenticarono di dire che per legge (e per giurisprudenza del Tar) il diritto generalizzato dei cittadini a pagare la Tari in misura ridotta scattava solo se  l’Azienda sanitaria avesse “riconosciuto e dichiarato  una  situazione  di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente”, come conseguenza della gestione irregolare del servizio dei rifiuti.

Certificazione che non c’era allora, né c’è oggi.

La Cassazione un tanto al chilo

La sentenza della Cassazione, la stessa ora sbandierata dall’avvocata con il debole per la politica, non solo non dà ragione nel merito a chi ha fatto ricorso (un hotel napoletano,Il Britannique) ma si occupa di un caso diverso e, soprattutto, ribadisce principi che mostrano ancora di più come quella campagna fosse fondata sul nulla giuridico.

La Corte di cassazione, infatti, come chiunque può leggere (la comprensione poi è altra cosa), nella sentenza (vedi allegato) riconosce il diritto dei cittadini a certe condizioni (gravi disfunzioni nel servizio di raccolta) di pagare la Tari in misura ridotta.

Ma questo, contrariamente a quanto faccia intendere l’assessore, nessuno l’aveva messo in dubbio, neppure la sentenza della Commissione Tributaria regionale della Campania, oggetto appunto della pronuncia della Cassazione.

Ciò che la Cassazione,  la stessa invocata dal neo assessore, ha bocciato è la motivazione dei giudici tributari partenopei che avevano rigettato il ricorso dell’hotel contro le cartelle esattoriali, affermando che il Comune di Napoli delle disfunzioni nella raccolta dei rifiuti non aveva responsabilità (colpa) dirette, essendo (era il 2008) che tutte le competenze erano nelle mani del Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti nominato dal Governo.

La Cassazione, la stessa invocata dall’assessore, ha bocciato sul punto la motivazione dei giudici tributari, stabilendo che ai fini del diritto a pagare in misura ridotta ciò che rileva è solo (a prescindere dalla responsabilità) la ricorrenza obiettiva della condizioni previste dalla legge.

Di più, ha stabilito che è onere del contribuente dimostrare la sussistenza di dette specifiche condizioni e portarne prova, davanti al giudice di merito che dovrà accertarne la ricorrenza. 

Il punto è proprio questo: l’esistenza delle condizioni e la prova delle stesse.

Le condizioni stabilite dalle legge, quelle invocate nel modulo di boicottaggio generalizzato confezionato dal trio Lo Presti, Sturniolo e Notarianni, esistevano? Esistono? avrebbero potuto i cittadini messinesi dimostrarle? Certo che no. 

Nel caso di specie peraltro, l’hotel aveva chiesto la riduzione della cartelle esattoriali invocando una norma diversa da quella su cui poggiava la campagna di Notarianni e company, ovvero che “il servizio di nettezza urbana non sia svolto nella zona di residenza o di dimora nell’immobile a disposizione o di esercizio dell’attività dell’utente; – ovvero, vi sia svolto in grave violazione delle prescrizioni del regolamento del servizio di nettezza urbana”.

Questa condizione  può essere invocata dal singolo cittadino a seconda di ciò che si verifica sotto casa sua e non certo con una campagna generica e generalizzata come quella messa in piedi dalla Notarianni, fondata peraltro su un presupposto diverso (e inesistente come la dichiarazione dell’Asp).

Quando è proprio destino….

Rosario Crocetta nel corso della presentazione al museo regionale del suo ultimo, in ordine di tempo, assessore ha affermato che “l’esperienza politica della Notarianni al mio fianco non durerà sino alle elezioni ma andrà oltre”.

Aura Notarianni l’esperienza politica al fianco del Governatore avrebbe voluto iniziarla molto prima, nel 2012. Ma Rosario la snobbò. Dopo mesi di presenza assidua a Tusa, nel quartier generale di Crocetta,  in fremente attesa di una candidatura prima alle politiche e poi alle amministrative del 2013 come aspirante sindaco di Messina, l’avvocata rimase a mani vuote e a marzo del 2013 accusò Crocetta: “Questi sono vecchi metodi di fare politica”.

In cerca di rivincita e, soprattutto, desiderosa di mettere il suo bagaglio di competenze al servizio della collettività, si propose come assessore prima del candidato a sindaco del centro sinistra Felice Calabrò, che non le diede certezze.

Successivamente, al candidato a sindaco del centro destra Vincenzo Garofalo. Ma questi, che pure si era mostrato possibilista, uscì sconfitto dalle elezioni.

A vincere fu Accorinti a cui la Notarianni fu caldeggiata a più riprese come assessore dal fidato Guido Signorino: invano.

Il destino evidentemente voleva che l’avvocata tornasse alla corte dell’uomo politico che l’aveva snobbata, al cui fascino non ha saputo resistere, dimentica dei “vecchi metodi di fare politica” che gli aveva contestato 4 anni prima, forse perché sicura che la sua nomina sia avvenuta con metodi finalmente nuovi. E rivoluzionari.

 

IL CORSIVO. Tassa sui rifiuti, se la campagna di boicottaggio del trio Sturniolo, Lo Presti e Notarianni è fondata sul nulla

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I consiglieri Lo Presti e Sturniolo

I consiglieri Lo Presti e Sturniolo

In una città in cui a centinaia lasciano l’auto sui marciapiedi o agli angoli degli incroci per non pagare pochi centesimi all’ora di parcheggio, prospettare ai cittadini che ci si può esimere dal mettere mano al portafoglio e pagare solo il 20% della tassa per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti è come invitare le volpi ad entrare in un pollaio. Specie se si sostiene, con  tanto di legale al fianco, che “è la legge a consentirlo”, benché la legge, la stessa legge citata dai pifferai di vane illusioni, stabilisca cose ben diverse.

Propagandata da conferenze stampa (sempre più esempio del giornalismo al servizio di chi parla e racconta stupidaggini e non del lettore) l’allettante opportunità di risparmio se lo sono inventati due consiglieri comunali di quelli tosti, Nina Lo Presti e Gino Sturniolo. La campagna di boicottaggio della tassa sui rifiuti si è tradotta in un modulo che sta facendo il giro della città proprio alla vigilia della scadenza della prima rata. Il risultato, se la campagna avrà seguito, è facile da prevedere persino per un giornalista: uffici comunali sommersi dai moduli e in tilt, ritardi negli incassi del Comune (con il conseguente rischio nel futuro di vere interruzione del servizio) e cittadini esposti a sanzioni e interessi moratori.

Di tutto questo, però, i due consiglieri (e l’avvocato che offre loro supporto giuridico) non si curano, totalmente assorbiti dalla loro missione. Eletti nelle lista del sindaco Renato Accorinti, del quale avevano una conoscenza personale lunga decenni, qualche giorno dopo l’elezione Lo Presti e Sturniolo sono passati all’opposizione: su tutto e per tutto. Accorinti – stando a loro – non ne azzecca neppure una, neppure per sbaglio. I due, reduci da due anni di (stucchevoli) interviste e da un (inutile) tour per la città in cui hanno spacciato i debiti potenziali (e sicuramente inesistenti) del Comune per debiti certi, attaccando così certi imprenditori e certi professionisti (e dimenticando le vere cause del dissesto del Comune), hanno deciso di alzare il tiro.  E pur essendo uomini delle Istituzioni, retribuiti dal Comune, hanno indossato i panni  che si addicono a esponenti delle associazioni dei consumatori. A loro fianco Aurora Notarianni, un’avvocata di grido con la passione (oltre ovviamente che per il diritto) anche per le conferenza stampa, le trasmissioni televisive  e per la politica. In lizza per anni a ricoprire il ruolo di difensore civico di Messina, l’avvocata del Wwf alla vigilia dell’ultima campagna elettorale frequentò lungamente la villa di Tusa del mecenate Presti, quartier generale del Governatore Rosario Crocetta. Fu così data dalla stampa più accreditata come possibile candidata a sindaco; svanita questa possibilità, autorevoli fonti la indicarono come assessore in pectore dei candidati a sindaco risultati poi perdenti: prima di Felice Calabrò (del centro sinistra) e poi di Vincenzo Garofalo del centro destra;  infine dopo le elezioni, fu indicata come possibile assessore della Giunta Accorinti.

Confortati dalla sua sapienza giuridica, i due consiglieri comunali si sono avveduti che – come si legge nello stesso modulo da inviare all’Ufficio Tributi del Comune per chiedere di non pagare –  “il servizio di gestione dei rifiuti in città non viene svolto o viene svolto in grave violazione della legge come è documentato da segnalazioni dell’Asp 5 agli uffici competenti”. Dunque – sempre a seguire il ragionamento dei tre –  “il tributo è dovuto nella misura massima del 20%” come stabilisce l’articolo 1 comma 656 della legge 147 del 2013”. Peccato, però, che la legge non dice quanto sostenuto dai due consiglieri e dall’avvocata. La norma, infatti, non richiede come presupposto le segnalazioni dell’Asp; richiede (e non potrebbe essere altrimenti già solo per logica) che l’Azienda sanitaria abbia “riconosciuto e dichiarato  una  situazione  di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente”, come conseguenza della gestione irregolare del servizio dei rifiuti.

Ora questa certificazione non esiste. Mai il direttore generale dell’Asp 5 ha riconosciuto una situazione di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente.

Agli atti degli uffici dell’Asp 5 di Messina esiste solo una relazione datata 6 luglio del 2015 e inviata al prefetto e al sindaco in cui si segnalavano situazioni di criticità e la necessità di porre subito rimedio.

Segnalazioni dello stesso tenore e natura sono state allegate al ricorso che l’Unione nazionale consumatori (non certo due consiglieri retribuiti dal Comune), ha proposto dinanzi al Tribunale amministrativo per boicottare la Tari della dirimpettaia Reggio Calabria e far pagare ai cittadini solo il 20%.

Il Tar il 24 settembre del 2014 ha rigettato e, sul punto, ha in maniera chiara motivato: “nel caso di specie non è stata rilasciata una certificazione ufficiale – promanante dall’autorità competente che se ne assume le relative responsabilità – che attesti la sussistenza della situazione di grave danno o pericolo di danno. Non hanno un rilievo equipollente e non possono rilevare, a tale effetto, né l’attestazione del Ministero dell’Interno, né le due ordinanze versate in atti da parte ricorrente, che danno conto solo di misure di organizzazione straordinaria del servizio di smaltimento, ma che non dichiarano alcunché in ordine alle condizioni di pericolo per la salute dei cittadini, come conformata dalla norma”.

Renato Accorinti doveva cambiare Messina dal basso. Una volta eletto, il basso se l’è dimenticato. Messina non l’ha cambiata sinora neppure dall’alto dell’ufficio di Palazzo Zanca in cui si è (rin) chiuso dimenticando bicicletta e zainetto da proletario per riapparire solo quando c’è da farsi inquadrare dalle telecamere. Ma il suo più grosso demerito non è questo. Il sindaco in t-shirt e sandali ha una colpa ancora più grande: ha generato e nutrito una serie di personaggi che dapprima lo attorniavano festanti in cerca di incarichi e poi sono diventati i suoi più grossi nemici. E pur di colpirlo non si curano di assestare il colpo finale alla credibilità e autorevolezza di Palazzo Zanca, già erose da anni di non governo.