Violazione della Costituzione con il pretesto del terrore (ingiustificato) per il virus, il Consiglio di Stato boccia l’ ordinanza “blinda Sicilia” del sindaco/podestà Cateno De Luca. La necessità di opporsi alle prevaricazioni per difendere la libertà e la democrazia

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“Bocciato”, per l’ennesima volta.

Urla, sbraita, attacca le Istituzioni, incita alla caccia all’untore, solletica i delatori, terrorizza i cittadini per poi rassicurarli. E sforna ordinanze contingibili e urgenti: tutte nulle, invalide. Da non applicare. Carta straccia. 

Ma questa volta Cateno De Luca l’aveva fatta proprio grossa.

Voleva chiudere lo Stretto di Messina: ovvero la porta di ingresso in una delle regioni più grandi d’Italia.

Il sindaco di una città di 230 mila abitanti intendeva subordinare la libertà d’ingresso nel territorio in cui vivono cinque milioni di persone – la libertà di circolazione, una delle più importanti tra quelle garantite dalla Costituzione e da tutte le convenzioni internazionali – al nulla osta, udite udite, della polizia municipale, ovvero di persone a suo completo servizio che salvo delle eccezioni non conoscono neppure una delle norme, quelle valide si intende, dettate per contenere la diffusione del Covid 19, non parliamo poi della Carta costituzionale: chiunque lo può verificare. 

Neppure un Governo di pusillanimi come quello attualmente in carica poteva  fare finta nulla.

Ecco allora che il ministro degli Interni Luciana Lamorgese ha avanzato proposta di annullamento straordinario chiedendo al Consiglio di Stato il relativo parere.

Il massimo organo della giurisdizione amministrativa ci ha messo poco a rilevare ciò che era evidente a chi aveva cognizioni giuridiche elementari. “Il provvedimento è adottato in carenza assoluta di potere e viola la Costituzione”, ha sancito in sintesi il Consiglio di Stato, dando il via libera all’invalidazione dell’ordinanza entrata in vigore proprio questa mattina.

Dopo l’ordinanza “coprifuoco”, bocciata timidamente dal Prefetto Maria Carmela Librizzi,  De Luca – una laurea proprio in legge – deve incassare una nuova sonora stroncatura: ce ne sarebbe a sufficienza, sotto il profilo giuridico, per promuovere la sua rimozione vista la pervicacia con cui viola le leggi e la Costituzione.

Ma si sa i populisti, specie in epoca del terrore (ingiustificato) le bocciature le trasformano presto in attacco alle Istituzioni: il sindaco di Messina in propaganda e demagogia è maestro.

C’è da aspettarsi che nelle prossime ore, De Luca anche con le sue quotidiane dirette face book, spieghi in maniera accorata, da vero attore calato nella parte, che lui vuole proteggere solo i messinesi, anzi tutti i siciliani; che le istituzioni centrali sono corrotte e non capiscono nulla. E che presto saremo invasi dal terribile virus.

E c’è da prevedere che avrà largo spazio sui media: “Babbara D’Usso” è già in fibrillazione.

D’altro canto ogni volta che annuncia di violare la Costituzione e la legge, ottiene ospitalità di giornali nazionali e reti televisive, anche quelle del servizio pubblico, pagato dai cittadini italiani e non solo dai suoi rumorosi fans.

Sbaglia chi ritiene che De Luca benché si muova sempre sopra e oltre la legge e l’etica della convivenza civile, abbia solo il consenso di fans rumorosi e fanatici che face book ha fatto diventare esperti di diritto, di medicina, di cinema e di storia ecc.

Può infatti godere del consenso di una buona fetta della borghesia messinese: non solo di coloro che sono terrorizzati e si sentono protetti da chi li spaventa.

Ha la complicità silenziosa dei vari politicanti e portaborse della città che da oltre un mese sono chiusi in casa, in quarantena: alcuni solo per ignavia o mancanza di coraggio; altri già perché in affari da tempo con il sindaco: dove sono finiti i deputati e i senatori messinesi che hanno votato la fiducia al Governo Conte che De Luca dileggia un giorno si e l’altro pure?

Fruisce del sostegno dell’unico quotidiano cartaceo della città, la Gazzetta del sud, impegnata a pieno regime (come tutta la stampa d’altronde) a spargere terrore, a moltiplicare i morti,i contagiati, i pericoli e rischi.

L’editorialista di punta, Lucio D’amico, colui che durante la campagna elettorale del 2018 incitava lo sfidante candidato alla carica di sindaco Dino Bramanti (l’uomo del Centro Neurolesi, gioiello della Fondazione Bonino Pulejo, editrice della stessa Gazzetta del sud), a brandire l’arma (squallida) dei guai giudiziari di De Luca, tanto che quest’ultimo lo ribattezzò “Nemico”, dopo che De Luca è divenuto sindaco è stato folgorato sulla via di Damasco.

“Maglie strettissime nello stretto. E’ importante chiudere lo Stretto”, ha plaudito (solo per citare uno degli interventi a sostegno dell’operato illegale del sindaco) D’amico, dimentico che in Italia sino a quando dalla follia collettiva non si passerà anche formalmente a un regime dittatoriale, De Luca e D’amico (prima Nemico) sono soggetti alla legge. Non vuota forma ma strumento con cui vengono bilanciati i vari interessi e valori in gioco ogni volta che bisogna affrontare un problema.

Cateno De luca a Messina è considerato fonte del diritto, anzi la fonte primaria, sopra la legge, oltre la legge.  

Un novello podestà, di fascista memoria, al quale i cittadini si rivolgono quotidianamente per denunciare il vicino che esce per passeggiare sotto casa o va a correre, tutte attività lecite anche ai tempi della follia collettiva, ma che il sindaco recalcitrante al diritto ha fatto diventare illegali: esattamente ciò che accadeva negli anni precedenti alla definitiva presa del potere del fascismo.

De Luca copre un vuoto politico enorme, un enorme stagno di melma, così ampio che ci sguazza dentro. Non sarà certo l’opposizione in poltrona davanti al pc e via facebook a riempirlo. 

Il terribile virus, dipinto come tale per ragioni politiche ed economiche, ma che terribile non è, un merito ce l’ha: ha reso ancora più evidente, se ve ne fosse stato bisogno, di quali virtuosismi propagandistici sia capace il primo cittadino e di come sia necessario opporsi alle sue prevaricazioni per difendere la libertà e la democrazia.

Così come a quelle di altri politicanti di lungo corso che sfruttando lo stato di terrore in cui è precipitata l’Italia e per coprire la loro inefficienza e le loro responsabilità di anni di malgoverno, emanano provvedimenti liberticidi e illegali, criminalizzando i cittadini che hanno una sola e grave colpa: quella di essersi affidati a loro.

L’ordinanza del presidente Nello Musumeci del primo aprile del 2020 è palesemente illegittima, come quella di De Luca ora annullata, e tuttavia la gente è indotta a osservarla ritenendola valida, o solo per evitare grattacapi. Nessun esponente politico lo denuncia.

I giornali neppure se ne occupano: d’altro canto la Regione Sicilia per contenere la diffusione del virus non ha distribuito pubblicità a pioggia (e già questo fa ridere lo stesso invisibile virus) a tutte le testate? E gli editori non hanno bussato alle porte di Musumeci per ottenere finanziamenti e uscire da una crisi che dura da un decennio e nulla ha a che fare con il coronavirus?

 

 

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