“Volontario ma non premeditato”. Depositate le motivazioni della sentenza che condanna Sebastian Oriti per l’omicidio di Andrea Bruno, vittima della cieca gelosia

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coltello insanguinato“Voleva certamente ammazzare per gelosia il suo rivale in amore, ma non ha premeditato l’omicidio benché avesse in passato minacciato di commetterlo. Tuttavia, non merita le attenuanti generiche perché non ha mai mostrato segni di pentimento anzi con bugie durante il processo ha tentato di infangare la vittima. Solo la considerazione della sua giovanissima età di 20 anni evita di dargli il massimo della pena edittale”.

E’ questa la sintesi delle 22 pagine di motivazioni depositate il 21 gennaio del 2016 che hanno portato la Corte d’appello di assise di Messina a riconoscere Sebastian Oriti colpevole dell’omicidio volontario (avvenuto l’11 febbraio del 2013 a Rocca di Caprileone) di Andrea Oberdan Bruno e a condannarlo a 24 anni e 4 mesi di reclusione.

Il collegio d’appello presieduto da Maria Pina Lazzara ha così ridotto la pena dell’ergastolo irrogata dalla sentenza di primo grado che aveva ritenuto sussistere l’aggravante della premeditazione.

Il MOVENTE.

Gelosia cieca. E’ questo il sentimento che la mattina dell’11 febbraio del 2013 ha armato di coltello Sebastian.

La sua fidanzatina – secondo quanto emerso nel corso dell’istruzione dibattimentale – nell’ottobre precedente aveva avuto un flirt con Andrea durato poche settimane, al termine delle quali aveva ripreso la relazione con Sebastian. Quest’ultimo però questa ricambiata simpatia non l’aveva mai digerita: né mentre si svolgeva, né successivamente.

 

I FATTI.

Quando Sebastian scopre che la sua ragazza, a cui era legata da un mese circa, si è presa una cotta per il suo giovane compaesano di 24 anni non ci vede più.

Secondo il racconto di vari testimoni, il giovane appena ventenne, a novembre del 2012, in stato di evidente alterazione è visto a piazza “Mattarella” di Rocca: “Avete visto Andrea? Lo ammazzo. Mi ha fregato la fidanzata”, gridava con indosso un coltello a serramanico che faceva capolino dalla tasca del giubbotto.

La stessa notte taglia le ruote della moto di Andrea.

La fidanzata agli inquirenti ha raccontato: “Quando rivelai a Sebastian che lo avevo baciato, inveì contro di me e mi disse che gliela avrebbe fatto pagare, che l’avrebbe ammazzato”.

Per un pò di tempo le cose, però, si acquietano.

Ma la sera del 10 febbraio 2012 a Rocca di Caprileone c’è la festa di Carnevale. Durante il ballo Sebastian Oriti, ubriaco, spintona e infastidisce ripetutamente Andrea che alla fine lo schiaffeggia pubblicamente. Sebastian viene accompagnato a casa, dove vomita.

La notte gli porta un consiglio: perverso.

La mattina del giorno successivo alle 8 è già sotto casa di Andrea: entra nell’androne e lo aspetta. Con lui ha un coltello. Andrea esce dalla porta di casa per andare al lavorio alle 8 e 30, scende le scale e si trova davanti Sebastian. Dopo pochi minuti, un passante lo trova con il coltello conficcato nella coscia, in un lago di sangue, esanime, ferito da cinque profonde coltellate.

I soccorsi del 118 sono vani. Andrea muore all’ospedale di Sant’Agata Militello alle 11 e 25 nel corso di un intervento chirurgico.

Seguendo le indicazioni dei testimoni, i carabinieri rintracciano subito Sebastian: lo trovano a casa, stravolto, i vestiti sporchi di sangue. Nella dispensa della cucina dei coltelli della stessa fattura e della stessa marca di quello che aveva sancito la morte di Andrea.

LA VERSIONE DI SEBASTIAN

Sebastian invece ha raccontato una versione diversa: la mattina dell’11 febbraio era andato sotto casa di Sebastian solo per chiarire l’accaduto della sera prima. Andrea da casa è sceso con un coltello addosso e lo ha brandito contro di lui. Lui per difendersi ha finito per ammazzarlo. Questa versione è stata duramente censurata dai giudici.

I difensori di Oriti, Decimo Lo Presti e Gaetano Pecorella, hanno sostenuto non solo che il ragazzo non avesse premeditato l’omicidio ma non avesse neppure la volontà di ammazzare ma solo di avere un chiarimento sfociato in un tragico alterco, e hanno chiesto di verificare attraverso una perizia medico legale se i soccorsi sono stati tempestivi ed efficaci e se il giovane si potesse salvare.

 

PAROLA ALLA GIURIA

La Corte non l’ha pensata allo stesso modo e ha ritenuto l’inutilità della perizia più volte invocata: “Se anche una qualche responsabilità colposa medica fosse emersa, viste le gravissime condizioni in cui il meccanico è giunto in ospedale, non avrebbe comunque spezzato il nesso di causalità tra le coltellate e la morte”, hanno motivato i giudici.

“Le precedenti minacce e persino l’accaduto della sera precedente non sono sufficienti per ritenere provato che Sebastian abbia maturato prima il proposito criminoso e lo abbia coltivato sino all’11 febbraio 2013, avendo così il tempo di recedere dallo stesso. La ricostruzione della vicenda fa ritenere che Sebastian ha maturato la volontà di vendicarsi quella mattina al risveglio e lo ha concretato qualche minuto dopo. A prescindere dai vari comportamenti di minacce e angherie che hanno fatto da preludio all’omicidio – ha sottolineato la Corte – va rilevato che Sebastian non ha mai mostrato un serio pentimento per il gravissimo gesto compiuto e, invece di tacere, ha risposto alle domande con plateali bugie. Con tracotanza e protervia, a distanza di mesi dall’accaduto, è arrivato a infangare la memoria della vittima sostenendo che questi fosse uscito dall’abitazione armato”, hanno scritto i giudici escludendo così la possibilità di accordare ad Oriti le attenuanti generiche.

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