Viadotto Ritiro, il capo del Genio civile, Leonardo Santoro le “spara” grosse: “Il mio predecessore Sciacca aveva dato il via libera all’allaccio dello svincolo di Giostra”. Ma carte non ne mostra

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santoro leonardo

“L’ex capo del Genio civile di Messina Gaetano Sciacca in dichiarazioni pubbliche si diceva contrario, ma aveva dato il via libera ad attaccare il giunto sul viadotto Ritiro che avrebbe consentito di aprire nel 2012 in entrambi i sensi lo svincolo di Giostra. Ho chiesto all’Anas, titolare della direzione lavori, di spiegarmi perché non hanno autorizzato la ditta a  farlo ma non ho avuto nessuna risposta. Nella migliore delle ipotesi c’è stato un danno erariale”.

L’ultima rivelazione del capo del Genio civile di Messina, Leonardo Santoro, è di quelle clamorose.

Politicamente vicino al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone,  Santoro nella serata di mercoledì 20 maggio 2015, a supporto delle sue dichiarazioni si dice pronto a mostrare le carte. “Venga domani al Genio civile”, invita. Il giorno dopo, però, carte non ne mostra. Anzi, benché nei giorni precedenti abbia rilasciato su questa tematica dichiarazioni che hanno scatenato lo stupore degli addetti ai lavori e violente polemiche, per rispondere alle domande ritiene bisogna chiedere l’autorizzazione all’assessore regionale alle Infrastrutture. Non solo: “L’intervista si configura come l’accesso gli atti amministrativi: dunque, è necessario fare un versamento sul conto corrente della regione Sicilia”, spiega Santoro, introducendo un principio ignoto al diritto e al giornalismo di ogni latitudine.

MILLANTERIE DI UN GENIO.

Ma le carte che Santoro non mostra ci sono?

E’ proprio l’ex Capo del genio civile, Gaetano Sciacca, a rispondere: “E’ falso. Non ho mai dato il via libera ad appoggiare il giunto sul viadotto, né mai potevo farlo. C’è una relazione di alcuni docenti dell’Università di Messina, ci sono le norme tecniche e ci sono i principi di logica e buon senso che me lo hanno impedito. Ma non voglio fare polemiche. I documenti parlano chiaro. Di più non voglio aggiungere”.

La relazione firmata dai docenti universitari Nino D’andrea e Nino Recupero ha lanciato l’allarme sulla tenuta del Viadotto di 200 metri costruito nel 1968. “Il viadotto va al più presto messo in sicurezza. I calcoli mostrano che non verifica né da un punto di vista statico né dinamico. C’è un rischio di collasso. Soprattutto nella parte esterna, che presenta segni molto gravi di ammaloramento del cemento armato a causa di infiltrazioni e conseguenti fenomeni ossidativi dell’armatura”, questo in sintesi il responso dei tecnici.

Il responso ha indotto il Consorzio autostrade siciliane proprietario del “Ritiro” a ridurre da due ad una la carreggiata percorribile per alleggerire il carico e progettare la messa in sicurezza del viadotto per la quale sono stati stanziati 60 milioni di euro

I RIMEDI.

C’è voluto un po’ di tempo ma alla fine il Cas è riuscito a portare a termine la gara d’appalto da 60 milioni di euro per la demolizione e successiva ricostruzione del viadotto Ritiro. C’è un progetto preliminare. C’è una società che a dicembre del 2014 si è aggiudicata la gara, la Toto Costruzioni Spa, che sta preparando il progetto definitivo. Ma c’è pure un ricorso amministrativo pendente: il Tar ha rigettato il ricorso cautelare della seconda classificata. Il 28 maggio davanti al Cga è previsto l’appello.

A 15 giorni dall’udienza con una ditta aggiudicataria che ha inviato a Messina tecnici ed ingegneri, Leonardo Santoro, che in qualità di Capo del Genio civile non ha alcuna competenza sull’opera,  si è prodotto in esternazioni che hanno suscitato reazioni critiche da parte di tutti gli addetti ai lavori: “Il giunto si poteva mettere. La collocazione dei giunti migliorerebbe la situazione di stabilità del viadotto”, ha affermato Santoro secondo quanto riportato dagli organi di informazione.

Ma che senso ha fare queste dichiarazioni pubbliche, che gettano ombre sull’operato dello stesso organismo che Santoro dirige, ora che i giochi sono fatti?

IL DANNO “IPOTETICO” DI SANTORO

Leonardo Santoro spiega: “Questo è vero, ma in questi due anni lo svincolo poteva essere usato a pieno regime e invece non lo si è fatto colpevolmente”, insiste il capo del Genio civile.

Santino Trovato, presidente dell’Ordine dell’ingegneri di Messina, commenta: “Santoro dice cose molto gravi. Fare proclami pubblici è di nessuna utilità. Se è convinto di ciò che dice dovrebbe tirare fuori le carte, portarsi alla Procura della Corte dei conti e della Repubblica e depositare una bella denuncia”.

Santoro l’ha fatto? La risposta è di quelle che lasciano sconcertati. La tesi di Santoro esposta pubblicamente, infatti, diventa una semplice ipotesi: “Ho sottoposto la mia ipotesi alla Commissione regionale sulla viabilità di cui sono membro. Sarà questo organismo a stabilire se è o meno fondata”.

LE REAZIONI.

L’unico a esultare è stato l’ex sindaco Peppino Buzzanca, commissario straordinario per l’emergenza traffico e stazione appaltante dello svincolo rimasto “a metà”. Il “giunto” fu motivo di duro scontro tra il sindaco, che riteneva si dovesse procedere subito con l’allaccio dello svincolo al viadotto Ritiro, e il capo del Genio civile Sciacca, che ritenendo invece fosse necessario verificare prima le condizioni del viadotto Ritiro non ne ha voluto sapere di dare il suo nulla osta. “Santoro ha fatto giustizia alle falsità e alle fandonie tre anni dopo”, ha tuonato Buzzanca.

L’assessore comunale ai lavori pubblici Sergio De Cola, invece, non ha approvato: “La sortita di Santoro è incomprensibile”. Come i vertici del Consorzio autostrade siciliane: “Parlerò solo dopo il 28 maggio”, taglia corto Salvatore Pirrone, direttore generale del Cas.

Ma il più imbufalito di tutti – secondo alcune indiscrezioni – per l’uscita a freddo di Santoro è il prefetto Stefano Trotta, preoccupato per lo stato del Ritiro e per gli effetti che le dichiarazioni possono determinare sull’iter dei lavori. Subentrato a Sciacca a settembre del 2014, Santoro non ha digerito che il suo predecessore abbia tentato di ostacolarne l’insediamento (avvenuto a settembre del 2014) con un ricorso al Tribunale del Lavoro e da subito ha cercato di rubargli la scena mediatica che anche Sciacca ha sempre amato.

L’ira del Prefetto non ha preoccupato Santoro. Il dirigente regionale ha rincarato la dose accusando ora Sciacca di essere stato ambiguo sull’autorizzazione e ha convocato una conferenza stampa per venerdì 22 maggio. “Lei ci verrà?”, chiede dopo aver negato le carte e l’intervista promesse la sera prima. “Non ho tempo da perdere”, si sente rispondere.

 

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