Test nullo e risarcimento danni: l’ateneo di Messina se la prende con il ministero e fa un autogol

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prorettori

MESSINA. Invece di fare mea culpa e sperare che non arrivino altre sentenze dello stesso segno ha scaricato le responsabilità sul Ministero dell’Università. E’ questa la reazione dell’ateneo di Messina guidato da Pietro Navarra alla sentenza del Consiglio di Stato (vedi articolo correlato in basso) che, fissando un principio nuovo e rivoluzionario e dagli effetti dirompenti, l’ha condannata  pagare 10mila euro a testa (più spese legali di 5mila euro) a due aspiranti medici bocciati al test di accesso al corso di laurea a numero chiuso dichiarato invalido per violazione dell’anonimato.

“Siamo parte lesa, l’errore rilevato dal Consiglio di Stato  è frutto di un ordine del Miur ricevuto da tutte le commissioni italiane. Sia il ministero a farsi carico dei danni”, ha scritto l’ateneo in un comunicato stampa ufficiale diramato non appena le agenzie di stampa hanno ripreso e rilanciato la notizia pubblicata da corriere.it.

Il comunicato è stato (acriticamente) ripreso da tutti i giornali locali e la verità dei fatti è stata travisata. Le cose, infatti, non stanno per nulla come sostiene l’ateneo messinese e chi ha scritto il comunicato stampa condiviso – da quanto ha specificato l’ufficio stampa – da tutti (rettore, prorettori, alcuni di questi professori di diritto e avvocati, dirigenti generale e non) o non ha letto la sentenza o non l’ha bene compresa. E ha confuso la nullità delle prove di ammissione a Medicina tenuti in tutt’Italia il 9 settembre del 2013 e viziati per “disposizione ministeriale”(nel senso che le istruzioni date alle commissioni locali dal dirigente generale del Miur Daniele Livon sono state ritenute dagli organi di giurisdizione amministrativa lesive dell’anonimato), e i test tenuti negli anni precedenti e dichiarati nulli per violazione dell’anonimato solo a Messina, a causa di procedure di identificazione dei candidati anomale praticate solo nell’ateneo allora guidato da Franco Tomasello, di cui l’attuale rettore Navarra era il braccio destro.

Ebbene, il Consiglio di Stato ha accordato il risarcimento ai due studenti che avevano partecipato alle prove del 2008 per l’ammissione all’anno accademico 2008/2009: basta leggere la sentenza numero 2935 del 2014 dell’organo di giustizia amministrativa d’appello.

Era stata l’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, la Cassazione a sezioni unite in materia amministrativa, infatti, il 20 novembre 2013, ad attestare la nullità delle prove tenute all’Ateneo di Messina dal 2001 al 2010: tanto che l’ateneo mise sotto procedimento disciplinare il presidente della Commissione, costretto a dimettersi da presidente del corso di laurea.

Con la stessa sentenza l’Adunanza plenaria aveva stabilito un altro principio rivoluzionario in materia di pubblici concorsi: perché le prove siano annullate non è necessario che si scopra, per uscire dai tecnicismi giuridici, che nel viaggio dall’ateneo al Cineca a Bologna per la correzione, qualcuno potendo individuare (a causa della violazione dell’anonimato, appunto) la scheda di risposte del candidato preferito lo abbia poi davvero favorito con la correzione postuma. Basta soltanto che questa possibilità, in astratto, ci sia.

Ora, dopo che il Consiglio di Stato ha sancito il principio secondo cui “a causa delle illustrate inadempienze riscontrate nell’attività dell’amministrazione (violazione dell’anonimato), le ricorrenti sono state illegittimamente private della possibilità di iscriversi alla facoltà cui aspiravano e hanno subíto di conseguenza danni, anche economici, determinati dal ritardato ingresso nel mondo del lavoro con perdita di chance”, su tutt gli atenei di Italia potrebbero abbattersi decine di sentenze di condanna a favore dei ricorrenti bocciati al test 2013 che ancora aspettano un verdetto degli organi giurisdizionali. L’ateneo di Messina, i cui test sono stati dichiarati invalidi dal 2001 al 2010, rischia in più di pagare i risarcimenti agli studenti che avevano partecipato alle prove in questo decennio e si sono rivolti alla giustizia amministrativa ottenendo una sentenza di ammissione che comunque ha fatto perdere loro almeno un anno di studi.

 

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