Riscaldamenti al massimo, finestre aperte e condizionatori d’aria fredda: al Tribunale di Messina in scena il festival dello spreco e della stupidità

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Tribunale di Messina

Il Tribunale di Messina

 

“Qua si scoppia di caldo”. Il coro è unanime: avvocati, cittadini, addetti alla vigilanza, sono tutti d’accordo.

Il colmo si è raggiunto nella giornata di giovedì 13 dicembre quando nell’aula in cui teneva udienza il collegio del Tribunale presieduto da Silvana Grasso sono  partiti i condizionatori d’aria fredda.

Si proprio così.

Riscaldamenti – come si dice in gergo – “a palla” e, contemporaneamente condizionatori d’aria fredda.

Termosifoni infuocati e finestre aperte.

In barba a ogni regola di logica e buon senso, senza scomodare concetti molto più complicati come risparmio energetico o inquinamento.

Al Tribunale di Messina il clima è torrido da alcune settimane e non solo per gli attacchi alla magistratura messinese scatenati dal deputato regionale Cateno De Luca.

E’ torrido perché già da novembre in chiara violazione di legge, che vieta in Sicilia di attivare i riscaldamenti prima del primo dicembre, a Palazzo Piacentini, dove la legge bisogna applicarla, sono stati attivati i riscaldamenti per diverse ore al giorno, nonostante le temperature siano quelle del sud italia e non certo di Milano o Bolzano.

l festival del paradosso e dello spreco, è anche ineluttabile.

Tutti si lamentano, meglio sommessamente, non si sa mai, ma sembra si tratti di un supplizio ulteriore per chi deve attendere ore che venga chiamato il suo processo e per non sudare è costretto a rimanere in maniche di camicia.

C’è chi da semplice cittadino si è rivolto agli uffici amministrativi della Corte d’appello: “Si, ha ragione, vediamo cosa si può fare”, ha spiegato a metà novembre un garbatissimo Alfredo Girbino, direttore amministrativo della Corte d’appello.

Ma tutto è rimasto come prima.

Tanto (apparentemente) non paga nessuno.

Domanda: se il presidente del Tribunale o il presidente della Corte d’appello dovessero pagare di tasca loro, tollererebbero lo spreco?

A casa loro, i riscaldamenti li tengono accessi contemporaneamente ai condizionatori d’aria fredda e alle finestre aperte?

E’ normale che a dicembre si debba sopportare il disagio del caldo in un luogo in cui il funzionamento del cervello (notoriamente in tilt con il caldo) è fondamentale?

Certo, non è questo il problema più grosso e importante di un servizio giustizia agonizzante.

Non è il più grosso, ma per risolverlo non ci vogliono né scienziati, né riforme legislative.

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