Medici di famiglia, il concorso “farsa”. La commissione ministeriale due mesi e mezzo dopo ammette: “Una risposta del test era errata”.

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il ministro della Salute Beatrice Lorenzin

il ministro della Salute Beatrice Lorenzin

La risposta indicata e valutata come esatta era «nitrati». Invece, a due mesi e mezzo dalle prove quando i vincitori hanno già firmato i contratti di formazione e i corsi sono iniziati da un bel pezzo, una Commissione ministeriale ammette che la risposta esatta alla domanda: «Quale farmaco non viene mai usato nel caso di angina instabile?», era «digossina». Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, indignata, lo definì «truffa»; l’assessore alla sanità della Sicilia, Lucia Borsellino, ne congelò per qualche settimana i risultati e il Segretariato giovani medici (Simg) raccolse in un dossier le centinai denunce di irregolarità. Ora, però, il concorso svolto il 16 settembre del 2014 per selezionare i medici di medicina generale, i futuri medici di famiglia, ha un colpo di scena che ridà speranza a decine di candidati delusi dalle prove. Il primo dicembre 2014 la stessa Commissione di 7 membri (1 di nomina ministeriale, gli altri sei scelti dalla Conferenza delle regioni) che aveva a suo tempo formulato le 100 domande del test, incaricata di valutare le contestazioni di alcuni candidati, identificati con nome e cognome, ha riconosciuto che una delle risposte era errata (Guarda la relazione della Commissione).

I legali sono già al lavoro

Ogni risposta esatta valeva un punto: un punto dato a chi non se lo meritava e un punto tolto a chi aveva risposto correttamente possono significare spostamenti di posizione in graduatoria importanti dell’ordine di decine di posti. Il proverbiale punto per cui «Martin perse la cappa», prefigura un’ondata di ricorsi: in extremis, perché visto il tempo trascorso i termini per rivolgersi ai giudici sono quasi esauriti. «Le graduatorie non possono più essere stravolte. Chi è entrato sia pure grazie alla risposta errata non può essere più escluso. Ma è di tutta evidenza che chi è rimasto fuori perché non gli è stata valutata la risposta esatta oppure perché è stato superato da chi ha avuto assegnato il punto per la risposta errata abbia il diritto di ottenere il posto», sostengono Santi Delia, Michele Bonetti e Giuseppe Pinelli, i tre legali che attraverso l’accesso agli atti hanno scoperto che i 7 commissari hanno ammesso l’errore. «Certo, sarebbe stato opportuno che questo controllo fosse stato fatto subito, prima di pubblicare le graduatorie definitive e in maniera anonima e non com’è accaduto su istanza di alcuni candidati», osservano i tre avvocati.

Smartphone e risposte copiate: la denuncia degli studenti

E così dopo il test di ammissione alla facoltà di Medicina dell’aprile scorso e quello per le borse di specializzazione, anche le prove per medici di Medicina generale avranno un’appendice al Tribunale amministrativo regionale a causa di un errore da parte di chi ha preparato le domande. Il concorso in cui 15mila medici si sono contesi l’accesso ai mille posti del corso di tre anni pagato 900 euro il mese e quindi l’agevole viatico per la professione era finito al centro di una bufera di polemiche. Non erano passati che pochi minuti dalla fine delle prove che da tutt’Italia sono giunte denunce di gravi irregolarità. I candidati medici hanno inondato di racconti gli indirizzi tweet dei ministri dell’Università Stefania Giannini e Lorenzin. Tutte le segnalazioni, alcune corredate da foto, avevano un comune denominatore: «I candidati avevano usato indisturbati gli smartphone anche per fare ricerche su internet o, seduti gomito a gomito in locali angusti, avevano collaborato o copiato tra di loro». Il Sigm ha raccolto le segnalazioni in un dossier/denuncia di 100 pagine investendo le Procure di tutt’Italia che hanno aperto inchieste, ancora in corso. Ma a leggere i verbali delle prove firmate dai commissari tutto si è svolto nella più assoluta regolarità: i commissari non hanno sentito neppure una mosca volare, figurarsi se hanno «beccato» un candidato con in mano il cellulare. Persino in Sicilia, regione in cui un allarmato assessore alla Sanità aveva sospeso l’esito del test ordinando un’indagine amministrativa. Visto il contrasto tra verbali d’esame e denunce, ai presidenti delle sei commissioni è stato richiesto un supplemento di relazione. Ciascuno di loro, in una pagina, ha ribadito quanto scritto nei verbali: «Tutto è avvenuto nel più rigoroso rispetto della legge» (Guarda la relazione delle commissioni di concorso). All’assessore Borsellino non è rimasto che approvare le graduatorie e dare il via ai corsi, partiti con un po’ di ritardo rispetto alle altre regioni.

di Michele Schinella per corriere.it

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