Coronavirus e propaganda, Cateno De Luca contro Nello Musumeci: quando il bue dice cornuto all’asino. Il sindaco di Messina e il presidente delle Regione emanano provvedimenti egualmente invalidi. E c’è chi perde tempo a stabilire quali vincolano i cittadini

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Cateno De Luca e Nello Musumeci

 

Vale la mia. No, la mia è più bella ed efficace e la tua non vale nulla. Tu fai confusione. No, il contrario: sei tu che hai iniziato a non fare capire nulla alla gente.

Il sindaco di Messina Cateno De Luca contro il Presidente della Regione Nello Musumeci.

I fans dell’uno contro la brigata di razza dell’altro.

Oggetto di questa contesa con i tratti del romanzo kafkiano sono le ordinanze che i due “signori” adottano da oltre un mese e mezzo: spesso sono atti in contrasto tra di loro e/o con la normativa nazionale dettata (sulla scorta di due Decreti legge) con i Decreti del presidente del Consiglio dei ministri per contenere la diffusione del coronavirus.

In mezzo i cittadini messinesi e i siciliani.

Terrorizzati dal coronavirus, non solo da due mesi si sono visti come tutti gli italiani limitata drasticamente la libertà personale, valore fondamentale tutelato dalla Costituzione Repubblicana, ma non sanno neppure quali siano le norme a cui debbano attenersi.

Sono vittime due volte: del Covid 19 e delle iniziative propagandistiche e elettoralistiche dei due esponenti politici.

I due fanno la corsa a sfornare ordinanze contingibili e urgenti, a chi è più prolifico: ordinanze liberticide, ma anche illegali.

De Luca ha adottato l’ultima proprio ieri 21 aprile del 2020, l’ennesima: reca il numero 123; Musumeci dopo una specifica per Pasqua ne ha emanata un’altra con la pretesa di efficacia sino al 3 maggio a far data dal 19 aprile.

Giuridicamente si tratta di carta straccia.

Qualunque sanzione fosse basata su questi provvedimenti sarebbe oggetto di annullamento successivo da parte dei giudici ordinari.

Atti amministrativi di nessun valore ed efficacia giuridica, possibile fonte in astratto del reato di abuso d’ufficio, anche per i pubblici ufficiali che ne sanzionano le violazioni a responsabilità. I cittadini potrebbero fare a meno pure di leggerle.

Eppure, grazie alla complicità di giornali e al silenzio della quasi totalità di giuristi e politicanti nostrali, sono osservate (anche nelle parti irrazionali e inutili in contrasto con la normativa nazionale), per comprensibile ignoranza giuridica o anche solo per evitare grattacapi, in altre parole sanzioni amministrative: invalide certo, ma sempre da impugnare sostenendo le relative legali spese.

Le ordinanze del sindaco di Messina non hanno mai avuto alcuna reale efficacia: un paio sono state formalmente annullate.

Quelle di Musumeci sono prive di ogni valore dal 5 aprile scorso.

Da quel giorno l’unica normativa che vale, che impegna i cittadini, è quella nazionale: quella dei Dpcm, l’ultimo dei quali è stato adottato il 10 aprile scorso. E’ l’unica vincolante, almeno sino a quando non interverrà la Corte costituzionale (ma questo è tema che qui non rileva).

Qualunque sia la natura delle misure in esso contenute, più restrittive, com’era sino all’altro ieri, o meno restrittive: da qualche giorno alcuni sindaci e i presidenti delle regioni fanno a gara ad ampliare alcune libertà, dopo averle per 45 giorni illegalmente compresse.

Le ordinanze confermative della normativa nazionale sono utili solo all’affermazione dell’ego del politicante di turno.

E non perché lo dice (presuntuosamente) chi scrive, o lo dice pubblicamente la giurista Vitalba Azzollini e solo privatamente (alcuni per mero opportunismo professionale) tutti i giuristi con un minimo di onestà intellettuale.

Lo dice la legge, precisamente il Decreto legge n° 19 del 25 marzo.

Salvo che qualche scienziato del “rovescio” non voglia sostenere che in tempo di coronavirus la legge non valga nulla e vale la legge dello sceriffo di turno, il che non stupirebbe visto lo scempio che si è fatto dello Stato di diritto.

Basta leggere il decreto legge (si trova facilmente in rete), tenendo presente quella che è la ratio: ovvero porre uno stop alla macchina continua di ordinanze da parte di sindaci e di presidenti delle regioni, con il conseguente attentato alla certezza del diritto.

Con questo provvedimento che ha la forza di una legge ordinaria (la sola con cui secondo la Costituzione repubblicana si può limitare, e solo in casi specifici, la libertà personale), all’articolo 2 si è stabilito:

1) che da quel momento per contenere la diffusione del virus potessero essere adottate una serie di misure elencate tassativamente all’art 1 dello stesso decreto legge e solo con Decreto del presidente del Consiglio, il famoso Dpcm;

2) che dal 5 aprile cessava ogni potere di emanare ordinanze da parte dei Presidenti delle Regioni e si ribadiva che i sindaci non potessero adottarle;

3) che i Dpcm potessero essere adottati anche su proposta dei presidenti delle regioni interessate nel caso si trattasse di fare fronte a necessità di carattere regionale.

Punto. Semplice: ai presidenti delle regioni (e ai sindaci) è tolta ogni competenza.

C’è chi per sostenere la validità delle ordinanze del Presidente Musumeci fa notare che all’articolo 3 il Decreto legge prevede che: “Nelle more dell’adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, i presidenti delle regioni in relazione a specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario verificatesi nel loro territorio o in una parte di esso, possono introdurre misure ulteriormente restrittive, tra quelle di cui all’articolo 1, comma 2 (…) “.

L’operatività di questa norma si basa su due presupposti: innanzitutto, specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario; in secondo luogo, su ciò che il presidente proponga le misure al Governo e in attesa che quest’ultimo decida, essendovi l’urgenza, adotti le misure più restrittive con efficacia sino all’emanazione del relativo Dpcm.

Risulta a qualcuno che Musumeci abbia avanzato simili proposte di misure specifiche  al Governo?

E soprattutto: è a conoscenza qualcuno che in Sicilia ci siano state ad aprile “situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario”?

O non è vero – stando ai dati che diffonde lo stesso Musumeci – il contrario?

Risulta ciò ad almeno uno dei silenti 40 deputati regionali?

Giusto per fare un esempio virtuoso, ne ha contezza il deputato di opposizione Claudio Fava, censore attento dei fenomeni di illegalità? O, forse, si occupa solo di illegalità mafiosa…. passata?

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