Concorso esterno alla mafia, al via il processo per Maurizio Marchetta. Carmelo Bisognano, fresco di condanna e in carcere per reati commessi da collaboratore di giustizia, chiede di costituirsi parte civile. “L’ex capo della mafia è stato danneggiato”, dice il suo legale Fabio Repici. Il Gup Monica Marino rigetta. Storia di una “guerra” tra l’imprenditore e chi aveva denunciato di estorsione

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maurizio marchetta

Maurizio Marchetta

Non l’avrebbe immaginato neppure la più frizzante tra le scrittrici di racconti di fantascienza.

E’ invece accaduto in un’aula del Tribunale di Messina: quella in cui si è tenuta il 12 ottobre del 2017 l’udienza preliminare che vede l’imprenditore di Barcellona Pozzo di Gotto Maurizio Marchetta imputato di concorso esterno alla mafia del Longano.

Fresco di condanna in primo grado a 5 anni per tentata estorsione e intestazione fittizia di beni e in carcere per violazione del segreto d’ufficio e accesso abusivo a un sistema informatico, tutti reati commessi da collaboratore di giustizia (vedi articolo correlato), Carmelo Bisognano a lungo capo della mafia di Barcellona (la stessa a cui Marchetta avrebbe, in ipotesi, concorso dall’esterno) ha avanzato richiesta di costituzione di parte civile come persona offesa dalle condotte contestate a Marchetta.

Lo ha fatto attraverso il suo legale Fabio Repici, che lo difende, insieme alla collega di studio Mariella Cicero, sin dall’inizio della collaborazione con la giustizia, avvenuta alla fine del 2010.

In pratica, secondo il battagliero e famoso legale, Marchetta ha danneggiato il capo della mafia, proprio quella mafia che secondo l’accusa ha aiutato, sia pure senza esserne parte integrante.

Il giudice per l’udienza preliminare, Monica Marino, dopo pochi minuti di camera di consiglio ha rigettato l’istanza dell’avvocato Repici. E ha accolto la richiesta di rito abbreviato presentata dal legale di Marchetta, Ugo Colonna.

Il magistrato ha rinviato al 24 maggio del 2018 per il giudizio con rito speciale, celebrato sulla scorta del materiale probatorio raccolto dalla Procura sino alla conclusione delle indagini

La richiesta di rinvio a giudizio nei confronti Maurizio Marchetta è stata avanzata dai sostituti della Direzione distrettuale di Messina, Angelo Cavallo, Vito Di Giorgio e Massara il 3 agosto 2017.

Secondo i pm, le imprese della famiglia Marchetta sarebbero state di fatto di proprietà dei vertici della mafia di Barcellona e attraverso queste imprese la mafia ha partecipato a gare d’appalto appositamente truccate.

In questo modo, Marchetta avrebbe conseguito il vantaggio di lavorare e guadagnare sotto protezione della mafia e la mafia per contro quello di lucrare usando imprese pulite.

 

Questione di attendibilità

Contro Marchetta ci sono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Carmelo Bisognano e Carmelo D’amico, altro capo dell’organizzazione che a sua volta ha iniziato a collaborare nel 2014..

I due insieme a Nicola Mazzagatti, furono denunciati da Maurizio Marchetta per estorsione ai suoi danni e furono arrestati nell’ambito dell’inchiesta Sistema, scattata alla fine del 2009.

D’amico e Bisognano, sin da subito, non appena sottoposti a custodia cautelare (quando non erano ancora collaboratori di giustizia) reagirono sostenendo che Marchetta non era un imprenditore estorto ma colluso con la mafia.

In primo grado, il 25 febbraio del 2010, il Tribunale di Messina ritenne Marchetta attendibile e condannò così D’amico a 10 anni e 7 mesi e Bisognano 7 e 4 mesi.

Sempre sulla scorta delle dichiarazioni di Marchetta il 28 aprile del 2011 il Tribunale di Barcellona condannò pure Nicola Mazzagatti ad anni 8 e mesi 6 di reclusione.

In appello, invece, i tre furono assolti.

La Corte di secondo grado con due sentenze del 25 maggio del 2013 e il 14 gennaio del 2014 ritenne, infatti, non credibili le dichiarazioni di Maurizio Marchetta.

Se Marchetta è vincente in Cassazione e pure a Reggio calabria

La Corte di cassazione, però qualche tempo dopo, ha annullato le due sentenza della Corte d’appello, “per gravi carenze motivazionali” proprio sulla ritenuta non attendibilità di Marchetta, disponendo la nuova celebrazione dei due processi a Reggio calabria, uno a carico di D’amico e Bisognano, uno di Mazzagatti.

A Reggio calabria, la Corte d’appello ha già ribaltato il giudizio dei giudici di secondo grado messinesi e ha condannato Nicola Mazzagatti per estorsione a carico di Marchetta, ritenendo attendibili le dichiarazioni accusatorie di quest’ultimo.

E’ in corso di svolgimento, invece, il nuovo processo ordinato dalla Cassazione per estorsione aggravata a carico di D’amico e Bisognano con Marchetta parte civile.

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