Calcioscommesse, l’inchiesta della Procura ruota attorno ad Arturo Di Napoli. Per la Finanza alcune partite di Lega Pro della scorsa stagione dell’Acr Messina sono state truccate. L’allenatore era sotto indagini per la combine di una partita del 2014 del Savona quando nell’estate del 2015 organizzò la cordata del presidente Stracuzzi. Fu poi squalificato per 3 anni e 6 mesi

Download PDF

Arturo di Napoli

Arturo Di Napoli

 

Era sotto inchiesta per aver truccato da allenatore del Savona la partita del campionato di Lega pro della stagione calcistica 2014/2015 tra la sua squadra e quella de L’Aquila.

Tuttavia, al termine dello stesso campionato in piena estate ha organizzato la cordata di imprenditori messinesi che hanno rilevato l’Acr Messina dall’imprenditore catanese Pietro Lo Monaco iscrivendola in extremis al campionato di Lega Pro della stagione 2015/2016.

Arturo Di Napoli si è guadagnato così il ruolo di allenatore della squadra del trio Natale Stracuzzi (presidente), Pietro Gugliotta (vice) e Pietro Oliveri, finché il 9 marzo del 2016 la condanna a 3 anni e sei mesi di squalifica per l’illecito sportivo non lo costrinse alle dimissioni.

Nel frattempo, però, anche da allenatore della squadra giallorossa si sarebbe prodigato per truccare altre partite.

E’ questa l’ipotesi, ovviamente tutta ancora da dimostrare, a cui hanno trovato i primissimi concreti riscontri gli inquirenti della Guarda di Finanza di Messina, convinti che l’ex calciatore di serie A anche in riva allo Stretto non abbia resistito al fascino del calcioscommesse.

L’indagine, affidata al sostituto procuratore Francesco Massara, ha consentito di mettere insieme i primi tasselli di un puzzle molto complicato.

Il magistrato ha proceduto all’iscrizione sul registro degli indagati con l’ipotesi di truffa e violazione della legge 401 del 1989, che punisce le combine sportive, diversi scommettitori messinesi, ritenuti responsabili dei reati in concorso con Arturo Di Napoli.

Re artù e i cavalieri della palla rotonda

L’inchiesta ruota proprio attorno a Re Artù (come lo chiamano i tifosi), protagonista da calciatore tra il 2003 e il 2007 delle stagioni esaltanti del Messina, culminate nella promozione in serie A e nel settimo posto nella massima serie, e ha ad oggetto alcune partite dell’ Acr Messina.

Le partite –  secondo l’ipotesi al vaglio degli inquirenti – sono state aggiustate proprio grazie all’impegno dell’allenatore che, comunque, se l’ipotesi si rivelasse fondata, ha avuto la complicità di alcuni calciatori.

Le gare finite nel mirino sono principalmente tre: Casertana-Messina 4-1 del 21 dicembre 2015, Messina-Martina Franca 3-0 del 9 gennaio 2016 e Messina-Benevento 0-5 del 16 gennaio 2016. Ma le indagini hanno puntato i riflettori anche su altre gare.

Si tratta delle partite su cui era stato registrato da parte dei gestori delle agenzie di scommesse un flusso straordinario di giocate.

All’epoca, l’organismo di rappresentanza delle agenzie aveva fatto la segnalazione al ministero degli Interni e la denuncia alla Procura di Messina.

La truffa ipotizzata dal magistrato è, appunto, ai danni delle agenzie di scommesse.

Il precedente poco sportivo e la difesa di burro

Arturo Di Napoli rimase invischiato nell’inchiesta Dirty soccer della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che l’11 maggio del 2015 sfociò nelle misure cautelari degli arrresti per decine di tesserati.

Inchiodato dalle intercettazioni telefoniche che documentarono i contatti precedenti al match con il direttore sportivo della squadra avversaria, l’ex calciatore con un passato al Napoli e all’Inter fu squalificato a marzo del 2016 3 anni e 6 mesi  dalla Corte d’appello federale, organo di giustizia sportiva. In primo grado aveva rimediato una squalifica a 4 anni. Dopo la condanna in appello lasciò la guida dell’ Acr.

L’ex calciatore ha sempre sostenuto: “E’ stato un grosso equivoco. Sono vittima di un’ingiustizia”.

Un sistema collaudato

Come hanno disvelato le indagini di diverse Procure d’Italia e la stessa “Dirty soccer”, la combine ha ad oggetto il risultato della partita, molto raramente quello esatto.

In genere, c’è uno o più finanziatori della combine, che spesso ricicla soldi frutto di altri reati. Con i soldi che mette a disposizione si corrompono allenatori, direttori sportivi e calciatori. Concretata la combine, chi ha finanziato il tutto attraverso i suoi prestanomi, i protagonisti stessi della combine (direttori sportivi, allenatori e calciatori), i familiari e gli amici scommettono migliaia di euro in varie agenzie di scommesse di varie città.

Il guadagno, pari a 3, 4, 5 volte quanto si scommette a seconda delle quotazioni, è facile facile.

La scommessa non è neppure una vera scommessa:  l’esito è scontato.

 

Lascia un commento