Bilanci falsi del Comune di Messina, il Tribunale nomina 5 superperiti: 4 torinesi e un romano. Le accuse dell’ex consigliere Giuseppe Melazzo nel processo a carico di 34 amministratori

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Palazzo zanca

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I bilanci del Comune di Messina del 2009, 2010 e 2011 erano falsi? A stabilirlo saranno cinque periti. Lo ha deciso il Tribunale di Messina dinanzi al quale è in corso di svolgimento il processo a carico di 34 tra amministratori pubblici, dirigenti comunali e revisori dei conti, accusati di falso per aver formato falsamente i bilanci dei tre anni al fine di evitare la dichiarazione di dissesto. In particolare, di aver iscritto a bilancio nell’attivo entrate improbabili e sovrastimate inserite; e aver inserito debiti, invece, sottostimati benché certe nel loro ammontare.

I cinque periti nominati dal collegio presieduto da Silvana Grasso sono Paolo Lupi, dottore commercialista e revisore contabile di Roma; Raffaella Carbone, dottore commercialista e revisore contabile di Torino; Renato Remmett, dottore commercialista e revisore contabile di Torino; Lionello Savasta Fiore, dottore commercialista e revisore contabile di Torino; e Antonella Mamberti, dottiore commercialista e revisore contabile di Torino.

Il pubblico ministero titolare delle indagini, Antonio Carchietti, si era invece convinto della falsità dei bilanci del Comune sulla scorta della consulenza di Vito Tatò. Quest’ultimo nel frattempo è deceduto. Il Tribunale ha deciso di acquisire comunque la consulenza come se fosse un documento.

La decisione è stata contestata dai difensori dei 34 imputati che hanno rilevato come ciò non fosse giuridicamente possibile visto che la consulenza è stata espletata in assenza di contraddittorio con Tatò, contraddittorio che non ci potrà più essere.

LA DEPOSIZIONE DI MELAZZO

Prima che il Tribunale comunicasse la nomina dei cinque periti la terza udienza del processo di oggi 7 dicembre era  stata contrassegnata dal lunghissimo esame del teste di accusa  Giuseppe Melazzo, consigliere comunale del Popolo delle libertà e presidente della Commissione Bilancio di Palazzo Zanca nel periodo in cui i bilanci – per l’accusa – sono stati falsificati.

L’avvocato, che nel corso del suo mandato aveva contestato il modo in cui venivano formati i bilanci consuntivi e i previsionali, ha raccontato di come a suo avviso fossero stati messi in atto degli artifizi contabili specie nella gestione delle partecipate e nella messa in cantiere di piano di dismissione immobiliare inattuabile, preordinati ad evitare la dichiarazione di dissesto benché a suo parere ce ne fossero tutti i presupposti.

Melazzo, su sollecitazione del pm Carchietti, ha raccontato di come la sua attività fatta di esposti alla corte dei conti sia stata osteggiata da alcuni colleghi consiglieri, in specie da Paolo Saglimbeni e Mario Rizzo, con i quali ebbe degli scontri molto duri: “Rizzo mi disse che la mia attività metteva a rischio la sua famiglia nel caso in cui fosse intervenuta la Corte dei conti”.

Dopo il pm, è toccato all’avvocato Marcello Scurria sottoporre Melazzo a un serrato esame, volto a mostrare – nelle intenzioni del legale – come le tesi di Melazzo fossero sue opinioni personali non fondate però su norme giuridiche.

GLI IMPUTATI.

Sul banco degli imputati sono seduti gran parte degli amministratori e tecnici che hanno amministrato la città tra il 2009 e il 2012, a partire dal sindaco Giuseppe Buzzanca, passando dal Ragioniere generale Ferdinando Coglitore, dall’assessore al Bilancio Orazio Miloro, dai componenti della Giunta, Pinella Aliberti, Elvira Amata, Melino Capone, Dario Caroniti, Giuseppe Corvaja, Pippo Isgrò, Salvatore Magazzù, Franco Mondello, Giorgio Muscolino, Giuseppe Rao, Carmelo Santalco, Gianfranco Scoglio, Roberto Sparso; per andare ai dirigenti Giovanni Di Leo, Domenico Donato, Carmelo Famà, Carmelo Giardina, Diane Litrico, Domenico Manna, Giuseppe Mauro, Giuseppe Puglisi, Vincenzo Schiera, Filippo Ribaudo; finendo con i revisori dei conti, Dario Zaccone, Giancaro Panzera, Roberto Aricò e Domenico Maesano

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