Bancarotta Italsea group, pesanti condanne per i membri della famiglia Cozza proprietaria della Spa di servizi di trasporto di Catania. 10 mesi all’ex direttore dell’agenzia delle Entrate di Messina Altomare che aveva rinunciato alla prescrizione

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Luigi Salvatore Cozza

Luigi Salvatore Cozza

Il reato di abuso di ufficio che gli veniva contestato era ormai prescritto da due anni, ma ha rinunciato ad avvalersene ritenendosi innocente.

Salvatore Altomare, l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Messina, è stato così condannato in primo grado a 10 mesi di reclusione.

Il Tribunale di Messina, presieduto da Silvana Grasso, ha irrogato pene molto più pesanti ai proprietari e agli amministratori di Italsea Group Spa, società di trasporto con sede a Taormina (poi trasferita a Catania), dichiarata fallita nel 2012, accusati di bancarotta documentale, bancarotta per distrazione ed evasione fiscale.

Le pene sono state più severe di quelle chieste nella requisitoria dal pubblico ministero Francesco Massara.

Nello specifico, a nove anni di reclusione è stato condannato Salvatore Luigi Cozza, a 5 anni e 2 mesi i figli Pamela Cozza e Luigi Cozza,  a 4 anni e 7 mesi Giuseppa Pistorio, moglie e madre dei primi tre: erano accusati di aver esposto in bilancio passività inesistenti per milioni di euro mediante emissione di fatture da parte di società inconsapevoli; di avere distratto liquidità della società ai danni dei creditori mediante l’acquisto di beni immobili rimasti nella piena disponibilità dei membri della famiglia e di evasione fiscale, ritenuta comunque prescritta.

Claudio Reinhold D’arrigo e Francesco Altomare sono stati condannati a 7 anni e 2 mesi; Giuseppe Basile a 6 anni: si tratta dei collaboratori della famiglia Cozza a cui di volta in volta sono stati attribuiti compiti di amministratore o di direttore generale delle società del gruppo e che comunque hanno concorso nei reati di cui erano accusati i membri della famiglia Cozza.

La rinuncia alla prescrizione

Francesco Altomare è il fratello delll’ex direttore dell’Agenzia delle entrate provinciale di Messina.

La sua presenza nella compagine societaria della famiglia Cozza  è costata il coinvolgimento nell’inchiesta di Salvatore Altomare: all’epoca direttore dell’Agenzia delle entrate di Taormina.

Secondo l’accusa, l’Agenzia ha riconosciuto una detrazione di Iva per 244 mila euro relativa all’anno 2004 sulla base di documentazione in parte palesemente falsa e in parte relativa a mezzi di altre società.

L’accertamento con adesione era stato materialmente effettuato da Aldo Corrrado Pittari e Guido Schiavoni, due funzionari dell’Agenzia (su istigazione di Pamela Cozza) ai quali veniva contestato l’abuso d’ufficio in concorso con Altomare, che – secondo l’accusa – ha avallato l’operazione: al contrario di quest’ultimo, però, i due funzionari non hanno rinunciato alla prescrizione e sono andati esenti da pena.

Effetto boomerang

L’inchiesta è decollata dopo una denuncia presentata nel 2007 ai carabinieri (su istigazione di Luigi Salvatore e Pamela Cozza) da parte di Claudio Reinhold D’arrigo.

Questi aveva infatti denunciato il  furto della documentazione contabile mentre veniva portata dalla vecchia sede alla nuova sede.

Gli uomini della Finanza hanno scoperto che si trattava solo di un modo per impedire gli accertamenti degli organi inquirenti e creare le condizioni per impedire la ricostruzione delle movimentazioni societarie: infatti, il trasloco neppure ci poteva essere stato, considerato che la nuova sede era all’epoca della denuncia sottoposta a sequestro.

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