Autostrade, il Tribunale del Riesame “sgonfia” l’inchiesta su Bernava. La Procura avvisa 56 funzionari del Cas. L’accusa: Associazione e truffa per incentivi di progettazione non dovuti

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I lavoratori del Cas in riunione sindacale

I lavoratori del Cas in riunione sindacale

Incentivi di progettazione distribuiti in maniera illegale. Nella stessa giornata in cui il Tribunale del Riesame “sgonfia” l’inchiesta della Procura di Messina che il 14 febbraio aveva portato agli arresti domiciliari con l’accusa di induzione indebita il funzionario del Consorzio autostrade siciliane, Agostino Bernava, 56 colleghi del geometra sono raggiunti da altrettanti avvisi di garanzia. L’ipotesi degli inquirenti? Associazione per delinquere e truffa. A ricevere la notifica dell’avviso di proroga delle indagini, funzionari e dirigenti dell’ente pubblico non economico siciliano che gestisce i 300 chilometri di autostrada siciliana. Negli anni scorsi hanno fatto parte di pool di progettazione di lavori, incassando le indennità. Secondo la legge, gli incentivi di progettazione, pari al 2% del valore dell’opera, vanno divisi secondo certi parametri a tutti coloro che in qualche modo hanno dato il loro apporto all’ attività conclusa con il progetto finale: sempre che poi l’opera è stata finanziata. La Procura sta cercando di capire se la legge è stata rispettata.

Le indagini condotte dalla Direzione investigativa antimafia erano culminate nell’ estate del 2013 con il sequestro di una gran mole di documenti. Dall’esame della stessa, durato parecchi mesi, è scaturita l’iscrizione nel registro degli indagati di oltre cinquanta persone. Che hanno ora ricevuto l’avviso di prosecuzioni indagini firmato dall’aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Fabrizio Monaco.

INDAGINI SGONFIATE.

Nella tarda mattinata del 3 marzo, il Tribunale del riesame presieduto da Antonino Genovese ha annullato l’ordinanza di misure cautelari firmata dal Gip Maria Luisa Materia. Il sostituto della Procura Fabrizio Monaco aveva chiesto la custodia cautelare in carcere. Il Gip ritenendo che non sussistessero gli elementi della corruzione ipotizzata dal pm, aveva già fatto vacillare l’impianto accusatorio, salvato attraverso una riqualificazione del reato per il quale il magistrato Materia aveva ritenuto di applicare i domiciliari. Il Tribunale del Riesame (non ci sono ancora le motivazioni) ha, invece, disposto la libertà per il funzionario del Cas, fratello del segretario confederale della Cisl.

L’inchiesta va avanti ma l’esito della prima fase cautelare fa il paio con quella dell’inchiesta madre, condotta sempre dalla Dia, sugli appalti truccati al Cas.

Il 5 dicembre 2014 il Tribunale del Riesame presieduto da Maria Militello aveva inferto un duro colpo ad un’altra inchiesta della Dia di Messina, sfociata il 26 novembre 2014 negli arresti di 4 imprenditori e del dirigente del Consorzio Lelio Frisone con l’accusa di turbativa d’asta. I 4 imprenditori Nino Giordano, Giuseppe Iacolino, Francesco Duca e Rossella Venuto che il Gip Materia aveva messo ai disciplinari sono stati scarcerati. Per loro il pm Monaco aveva chiesto la custodia in carcere.

Lelio Frisone è rimasto, invece, ai domiciliari: il funzionario, infatti, era accusato anche di aver ottenuto i lavori di ristrutturazione della sua abitazione al mare e somme di denaro dagli imprenditori Duca e Venuto.Mentre allo stato è rimasto ignoto cosa Frisone avesse fatto in cambio.

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