Coronavirus, tra il giornalismo del terrore e lo sciacallaggio: la testata dell’addetto stampa (occulto) della Uil sanità Davide Gambale brucia tutti e dà la notizia dei primi morti a Messina. Ma era solo eccesso di ansia. Il ruolo criminale della stampa

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due morti bis
Chi darà in anticipo sugli altri la notizia del primo morto con/ di/per il coronavirus a Messina?

L’ansia tra i giornalisti è spasmodica.

Man mano che, ineluttabile, il virus si diffonde tra i messinesi, fiaccati da giorni intensi di caccia all’untore, il nervosismo cresce.

Il morto però non arriva.

Ecco allora che ci pensa il giornale del principe (celato, ma non troppo) degli addetti stampa messinesi, Davide Gambale, Messsinaoggi a trovare la soluzione: inventa i morti e brucia tutti.

Ultim’ora: Due morti al Policlinico di Messina. E poi i dettagli: erano nel padiglione H e sono deceduti a due ore di distanza uno dall’altro.

Dare per primi questa notizia è quasi come scoprire che il ciuccio non vola. Da premio Pulitzer. Per la testata dell’ attuale (e da almeno 4 anni) addetto stampa (di nascosto) della Uil sanità, ex di Confcommercio Messina e della deputata nazionale fedelissima di Francantonio Genovese, Tindara Gullo (incarichi tutti mantenuti mentre è a capo di una testata giornalistica), valeva proprio la pena rischiare, risparmiandosi una semplice e obbligata verifica.

D’altro canto, il giornale on line del candidato (bocciato) nella lista a sostegno di Dino Bramanti, uno dei sindaci perdenti alle ultime amministrative del 2018 perché avrebbe dovuto preoccuparsi dell’effetto deflagrante che una falsa notizia di questo tipo poteva produrre tra i cittadini di Messina?

L’articolo è stato rimosso dopo poco tempo, ma un lettore, Mario Ansando, ha avuto la possibilità di postare un commento: “Ma perché fare questi articoli inutili, scrivete pure che sono stati travolti due gatti in tangenziale!! Che SCIACALLI CHE SIETE PER QUALCHE CLICK IN PIU’ !!!”, ha scritto.

Il terribile virus Covid 19, che terribile non è, sta impegnando molto i giornalisti. Tutti i giornalisti, nazionali e locali, che in effetti stanno dando “il meglio” di loro.

“Caro lettore, da tre settimane i giornalisti di questo giornale ed i colleghi delle altre redazioni lavorano senza sosta, giorno e notte, per fornire aggiornamenti precisi ed affidabili sulla emergenza CoronaVirus”: questo si legge su molte testate che cercano così approfittando del momento di terrore di “scroccare” oboli e abbonamenti.

E ne hanno ben donde.

Il loro ruolo in questa incredibile vicenda di emergenza virus che ha messo in ginocchio il paese è stato decisivo. Salve rarissime eccezioni, dis(utili) idioti. Ventriloqui maldestri di dati diffusi dalle autorità pubbliche, senza alcun senso critico.

Amplificatori di terrore. Al servizio di chi esercita il potere: altro che cane da guardia.

Messinaoggi, diretto formalmente da Nuccio Carrara, ha dato la notizia falsa dei primi morti a Messina: morti con il coronavirus, non morti per il coronavirus o di coronavirus, com’è chiaro ed evidente se solo si leggessero i dati ufficiali e si usasse un decimo del cervello di cui gli umani sono geneticamente dotati.

Ma una sua degna collega ha dato la notizia (anche questa falsa) del primo sospetto caso di coronovirus a Messina, sempre al Policlinico. Era il 22 febbraio.

Un sospetto caso è una notizia? Quanti sospetti casi di malattie contagiose ci sono ogni anno, ogni giorno?

Ovviamente sospetto era, e sospetto rimase.

Come sospetto e infondato, tanto per capire quali siano i meccanismi che regolano la disinformazione, fu un caso di ebola (virus davvero letale per gli essere umani) a marzo del 2015 sempre al Policlinico.

La notizia campeggiò per ore su tutti i più importanti giornali d’Italia. Era un falso sospetto, una non notizia: un senegalese con evidenti disturbi psichiatrici si era presentato al Pronto soccorso in stato delirante: “sono malato di ebola”. Il familiare di un paziente lo sentì, chiamò la sua amica giornalista, che non fece alcun controllo.

Dopo 20 minuti tutti gli italiani sapevano che in Italia era sbarcato il terribile virus che stava decimando la popolazione africana, finalmente: una manna per i giornalisti delle sciagure inventate. Materiale con cui riempire pagine e pagine di giornali.

Ma l’illusione durò poche ore. Perché i professionisti della paura potessero finalmente alimentare di carburante la macchina del terrore si è dovuto aspettare 5 anni esatti, il marzo del 2020. La complicità di governanti inadeguati ad affrontare razionalmente un aumento di domanda sanitaria in una regione d’Italia non è, non può essere una scriminante.

I morti veri (non quelli falsi di Messinaoggi) arriveranno purtroppo pure a Messina, come in tutte le regioni della penisola, man mano che il virus si diffonderà tra le uniche categorie di persone fragili le cui condizioni di salute il virus potrebbe far precipitare: anziani e malati, magari ricoverati negli ospedali e nelle case di riposo. Che in tutta questa sconclusionata, strillata e angosciante lotta senza quartiere al contagio guidata a Messina dal sindaco De Luca (e in altre città da suoi omologhi eroi), sono stati lasciati senza alcuna protezione.

 

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