Cateno De Luca, il sindaco supereroe che semina terrore per il bene dei cittadini. Bocciato in diritto dà lezioni al Governo (grazie “all’aiutino” del prefetto Librizzi), revoca la (già inefficace) ordinanza “coprifuoco” ma ne adotta tre. Manipolando la legge

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Il sindaco cateno De LKuca e l'assesorew giurista Dafne Musolino

Il sindaco Cateno De Luca e l’assesore giurista Dafne Musolino

 

Bocciato sonoramente all’esame universitario di diritto pubblico, protesta con il docente spiegandogli che la Costituzione è sbagliata e le norme sono fatte male.

Quest’ultimo invece di consigliargli di lasciare perdere e cambiare corso di studio che fa? Inoltra le osservazioni al rettore dell’università e al Parlamento in modo che le norme vengano modificate. L’allievo bocciato intanto, forte della benevolenza del docente, continua a comportarsi come se non fosse stato mai bocciato e la Costituzione non esista.

E’ questo ciò che metaforicamente è accaduto a Messina: protagonista della vicenda degna del miglior Pirandello il sindaco Cateno De Luca (l’allievo bocciato) e il prefetto Maria Carmela Librizzi (il docente “accondiscendente”), rappresentante locale del Governo.   .

Il sindaco De Luca per ottenere la visibilità necessaria a placare la sua  irrefrenabile smania di protagonismo si è lanciato anima e corpo nello stagno melmoso della psicosi collettiva autolesionistica in cui è precipitata l’Italia.

Il 12 marzo scorso ha adottato un’ordinanza coprifucoco “liberticida”, palesemente nulla, in quanto in contrasto con la Costituzione italiana e la legge (e i decreti legge) che sono stati adottati per contenere la diffusione del coronavirus..

Qualche ora prima l’aveva sbandierata su tutti i media nazionale, felici di ospitare un politico che annunciava di voler compiere un atto illegale.

Il giorno successivo il prefetto Librizzi, su input del ministero degli Interni, non ha potuto fare altro che comunicare a De Luca ciò che era evidente a chiunque avesse un minimo di cognizione giuridica o almeno di buon senso: l’ordinanza coprifuoco era da considerarsi inefficace, priva di ogni effetto, e in in  contrasto con la legge e la Costituzione.

De Luca non si è rassegnato.

Figurarsi, lui agisce per il bene dei cittadini, le misure dettate dal Governo sono “acqua fresca”, inidonee a scongiurare il pericolo che si diffonda a Messina il terribile virus, che terribile non è, ma se non fosse rappresentato in questi termini  De Luca (e tutti gli altri politici e scienziati spargitori di paura) come potrebbe far finta di salvare i suoi amati cittadini?

Il sindaco allora ha preso carta e penna e, con l’ausilio prezioso della giurista/assessora Dafne Musolino, ha scritto al Prefetto: “Le misure che avevo adottato sono le migliori possibili. Il Governo non ha capito nulla. Vi spiego come fermare il contagio”, ha in sostanza arringato.

Il Prefetto Librizzi invece di rivolgersi al ministro degli Interni perché si valutasse  la rimozione di un  sindaco recalcitrante ad osservare la Costituzione e le leggi (come prevede l’articolo 145 del Testo unico Enti locali), condotta ancora più grave perché tenuta in un momento particolarmente delicato della vita civile del Paese, ha fatto una cosa senza precedenti: ha inoltrato le osservazioni critiche del sindaco al Presidente del Consiglio dei ministri.

Forte dell’incredibile sponda del prefetto, il sindaco la notte del 13 marzo ha adottato tre nuove ordinanze c.d.”contingibili e urgenti”: due di queste specificative della principale.

Al di là del merito dell’ultime misure in esse contenute, basta leggere l’ordinanza principale e confrontarla con la legge per cogliere immediatamente come De Luca di rispettare quest’ultima non abbia alcuna voglia. Continua, infatti, a ritenere che il sindaco abbia competenza in materia di misure atte a contenere la diffusione del coronavirus.

A questo fine, ha manipolato e stravolto il testo e il significato del decreto legge n° 9 del 2 marzo del 2020..

Ecco cosa stabilisce uno dei provvedimenti principali dettati dal Governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus:

coronavirus art 35 legge

Il tenore della norma è chiaro e la ratio pure: le misure di contenimento vanno assunte uniformemente a livello nazionale perché il problema è nazionale e le misure devono contemperare e bilanciare i vari valori costituzionali e le varie esigenze e interessi in gioco,ciò che può fare solo il Parlamento e su delega di questo il Governo sulla scorta dell’ausilio dei tecnici che hanno competenze e dati a disposizione e non certo un sindaco, per quanto eroico, di uno dei mille e più comuni di Italia.

Per De Luca l’articolo 35 ha il significato esattamente opposto.

Ecco cosa scrive nel preambolo dell’ultima ordinanza:

preambolo de luca

Nulla di più falso.

L’articolo 35 non dice quello che falsamente rappresenta De Luca nel provvedimento.

Se fosse vero ciò che sostiene De Luca, l’ordinanza “coprifuoco” sarebbe stata perfettamente in linea con la legge.

Infatti con quell’ordinanza De Luca ampliava ancora di più le limitazioni fissate dai vari decreti del presidente del Consiglio (attuativi dei decreti legge) e rendeva più efficaci – solo dal suo opinabile punto di vista – ai fini del contenimento della diffusione del virus, le già stringenti disposizioni statali.

E’ evidente che De Luca non voglia in nessun modo accettare che finché la Costituzione (a cui ha giurato fedeltà) non verrà cambiata le Libertà fondamentali della persona potranno essere limitate soltanto con legge e nei casi e con le modalità da questa stabiliti.

E’ chiaro che non voglia capire che in ogni caso le ordinanze contingibili  e urgenti possono essere adottate dal sindaco soltanto nelle ipotesi in cui si tratti di fronteggiare emergenze sanitarie di tipo “esclusivamente locale”.

Tale non è di sicuro l’emergenza coronavirus.

L’articolo 50 del Testo unico enti locali, al comma 5, è sul punto chiarissimo.

ordinanze conting

La ragione è di immediata evidenza: evitare che a fronte di un problema di rilievo nazionale un sindaco adotti provvedimenti, magari  pure in astratto massimamente protettive della propria comunità ma che determinino un danno alle comunità di altre città: si pensi, ad esempio, di misure così liberticide di un comune che spingano le persone a spostarsi in massa nel comune vicino, creando problemi di ordine pubblico.

Ora, che a De Luca, scienziato della propaganda politica, queste semplici regole non vogliano entrare in testa è comprensibile: se le rispettasse dovrebbe darsi una calmata e supereroi che non facciano cose straordinarie ancora non se ne sono visti.

Stupisce e non poco che chi dovrebbe arginarlo e sanzionarlo,ovvero il prefetto Librizzi, gli tenga bordone.

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